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Opinioni

L’onestà di ammettere la sconfitta che manca ai politici italiani

Tra chi vince senza alcuna possibilità di governare, chi vince perdendo milioni di voti e chi vince senza alcuna responsabilità, una sola certezza: voteremo ben prima del 2018. E senza che nessuno ammetta una sconfitta storica, drammatica.
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Grillo-postvoto

Vincere senza avere alcuna responsabilità di Governo: è il capolavoro politico di Beppe Grillo, lampante, quasi spiazzante, nel giorno del tracollo della politica. Vincere senza avere nessuna possibilità di governare: è il disastro politico di Pier Luigi Bersani. Perdere milioni di voti, ma potersi presentare ancora come "l'uomo del miracolo": è infine il risultato politico di Silvio Berlusconi. Gli altri, in sostanza non esistono praticamente più. A cominciare da Mario Monti che sconta errori di gestione (suoi) ed un clima complessivo del tutto sfavorevole (che in qualche modo prescinde dalla valutazione sulla gestione complessiva della crisi economica); per finire con chi resterà fuori dal Parlamento, dopo aver presentato offerte politiche giudicate inconsistenti dagli italiani.

È questo a grandi linee il panorama politico italiano dopo lo tsunami del 24 e 25 febbraio. E se la soddisfazione del Movimento 5 Stelle è pienamente legittima (non c'è nulla di paragonabile nella storia repubblicana), singolari sono le posizioni di centrosinistra e centrodestra. Bersani ha dilapidato un vantaggio enorme, con una campagna elettorale spesa ad inseguire Berlusconi sul suo campo, all'insegna di un presenzialismo negli spazi radio – televisivi che ha finito con lo svilire le proposte democratiche e allentare quel rapporto diretto con militanti ed elettori cementatosi nelle primarie di novembre e dicembre. E stupisce davvero il fatto che ora non trovi nemmeno la forza e l'onestà intellettuale di presentarsi agli italiani ammettendo il risultato terribile delle urne. Una scelta tra l'altro insolita per un politico che si è sempre assunto la responsabilità delle sue scelte (e che paga anche errori "di altri", sia chiaro).

Berlusconi invece ha parlato di "miracolo", di capolavoro assoluto. I dati dicono che ha dimezzato la sua rappresentanza parlamentare, ha perso 4 milioni di voti, non ha alcuna possibilità di tornare al Governo e sostanzialmente vivrà da spettatore le successive fasi parlamentari (a meno di un ulteriore suicidio politico del Pd, ovviamente). Certo, il caos in cui versava la coalizione non più di due mesi fa e le sue stesse vicende personali sembravano essere la precondizione di un disfacimento completo dell'area di centrodestra, ma il trionfalismo con cui politici ed opinionisti guardano al risultato delle urne è ai limiti dell'assurdo. Anche in questo caso, ammettere una sconfitta numerica e politica potrebbe essere un passo di buonsenso e di onestà intellettuale.

Ma del resto, se persino Monti ha parlato di "risultato soddisfacente" (di Scelta Civica), evidentemente non è l'onestà intellettuale quella che possiamo chiedere ai nostri politici. Che ora giustamente si interrogano su quali saranno gli scenari futuri. O, per essere più diretti, si interrogano sul modo in cui impedire che le prossime, (imminenti?) elezioni regalino al Movimento 5 Stelle la maggioranza in Parlamento. E forse solo con un grillino a Palazzo Chigi qualcuno ammetterà di aver perso le elezioni. Ma forse.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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