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L’Italia poco rassicurante di Wikileaks

Condanna dal mondo dell’informazione per la pubblicazione di più di 250 000 cablogrammi di WIkileaks avvenuta oggi. Intanto dai dispacci, il ritratto di un’Italia in cui la libertà di parola è pericolosamente a rischio.
A cura di Nadia Vitali
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Qualche giorno fa l'annuncio, oggi la diffusione dei documenti diplomatici USA è avvenuta: i 251.287 cablogrammi di cui era in possesso Wikileaks sono stati pubblicati tutti insieme, dopo l'annuncio su Twitter dello staff tramite l'account ufficiale. Decisione che aveva già attirato le critiche, nei giorni passati, delle testate giornalistiche con cui il fondatore Julian Assange aveva collaborato in passato, come The Guardian, New York Times, El pais, Der Spiegel, LeMonde secondo le quali i dispacci conterrebbero informazioni relative a persone che non dovrebbero essere coinvolte; i giornali hanno diffuso un comunicato congiunto in cui affermano di ritenere "deplorevole" il gesto di Assange, dato che la non omissione delle fonti potrebbe essere fonte di seri pericoli.

Proprio The Guardian è il giornale con il quale Assange è in aperta polemica, essendosi reso responsabile, nei mesi passati, della divulgazione dei codici di accesso allo sterminato archivio, rendendone così necessaria la pubblicazione, stando a quanto era stato dichiarato ad inizio settimana dal fondatore di Wikileaks. Irresponsabile è il giudizio proveniente da più parti, mentre il polverone sembra alzarsi sempre di più, man mano che avanzano le ore ed i dispacci vengono letti e commentati dagli utenti del web.

Alcune notizie sono a dir poco clamorose: si parla di 120 bambini cinesi richiedenti asilo scomparsi in Svezia o di una presunta prigione della CIA in Lituania, ad esempio. Questi i dispacci che stanno attirando maggiore attenzione, data la gravità delle informazioni in essi contenute, con l'invito dello staff di Wikileaks a twittare le scoperte, perché "L'intera stampa mondiale è sostanzialmente faziosa".

Alcuni dei documenti riguardano anche il nostro paese: si parla delle preoccupazioni per la tenuta economica del paese, si fanno resoconti sul governo Berlusconi, si guarda con una certa perplessità al decreto legge Romani sull'informazione: ritenuto come un potenziale pericolo per la libertà di parola per l'Italia il punto riguardante la regolamentazione dei contenuti su internet e, inoltre, contenente una serie di proposte che favorirebbero le reti Mediaset a discapito di Sky.

C'è anche il resoconto del 1 gennaio 2010 dell'ambasciatore David Thorne di un suo pranzo ad Arcore col Presidente Silvio Berlusconi, ancora convalescente dall'episodio di Piazza Duomo, in compagnia del sottosegretario Gianni Letta: Berlusconi non evita la consueta lamentela sui giudici ma esprime giudizi positivi su Bersani e D'Alema, dipingendo, invece, Nikolas Sarkozy come un uomo la cui influenza in Europa è in declino. Letta, meno convinto, si limita a sostenere che i presidenti di Italia e Francia siano, in realtà, due grandi cani in cerca del medesimo riflettore per farsi notare.

Anche il Vaticano ha dato qualche informazione su se stesso a Wikileaks: pubblicati numeri di telefono degli stretti collaboratori di Giovanni Paolo II ma, soprattutto, un dispaccio in cui si fa riferimento ad un incontro riservato richiesto dall'Opus Dei  all'ambasciatore per discutere di una presunta spia. Tipologie di incontri così non erano mai stati chiesti prima, commenta l'ambasciatore che deduce il coinvolgimento dell'organizzazione in "questioni scomode".

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