Nel momento particolarmente complesso della politica italiana e mentre fervono le trattative sulla riforma della legge elettorale, ad agitare ulteriormente le acque sono i sindaci della "rivoluzione arancione", su tutti ovviamente Pisapia e de Magistris. In effetti, dopo l'annuncio (probabilmente avventato) del primo cittadino partenopeo che, in pieno rimpasto di Giunta, aveva anticipato la volontà di dar vita ad un "movimento" in grado di raccogliere e fondere bisogno di partecipazione e recupero della centralità della dimensione amministrativa, sono stati in molti ad interrogarsi sulla valenza di una simile operazione. Perché in effetti sembra chiaro a tutti che, per una serie di ragioni, i margini di manovra, soprattutto a sinistra, sono tutt'altro che risicati. Ma soprattutto che "potenzialmente" potrebbe esserci un ampio bacino di conseni per un movimento dei Sindaci, ideologicamente collocato nel solco della "filosofia dei beni comuni" e della critica al modello liberista – tecnocratico, e allo stesso tempo territorialmente strutturato intorno alle esperienze amministrative e incardinato intorno ad alcune figure – simbolo.
Quelle dei Sindaci che incarnano modelli nuovi e diversi di "leaderismo": da quello colloquiale e risoluto di Pisapia, all'approccio genitle e misurato di Zedda fino a quello esuberante ed empatico (con vene di populismo…) dello stesso de Magistris. Già, Gigino croce e delizia dei napoletani, che studia da leader e che intanto deve però confrontarsi con le "grane" che arrivano da quella stessa "società civile" che in massa si era mobilitata per la sua elezione a Palazzo San Giacomo (i casi Realfonzo, Narducci e Rossi ne sono una testimonianza). Una situazione particolare sulla quale riflettere, tanto che nella sua intervista al Fatto l'ex pm precisa: "Io non potrò essere l'unico riferimento, pur potendo essere il trascinatore di questo movimento e della lista civica perché sono assorbito dalla mia attività di Sindaco di Napoli". Ma dunque, qual è il progetto di cui "potrebbe essere tra i fondatori" e qual è l'obiettivo a breve termine? A rispondere è sempre de Magistris: "Di sicuro una rete dei Sindaci, Penso a Milano, Palermo, Bari, Genova, Cagliari. [poi, riferito alla possibilità di andare direttamente alle elzioni, ndr] Se la situazione si infiammasse, non ci fossero nemmeno i soldi per pagare gli stipendi, di certo non hanno senso le primarie, ma serve un comitato di liberazione nazionale".
Insomma, una lista civica, un movimento in grado di raccogliere anche pezzi di sindacato (si parla di Landini), una piattaforma programmatica basata sulla critica al capitalismo e sui concetti di bene comune e partecipazione , che intende collocarsi nell'area dell'alternativa "da sinistra", dialogare con il Partito Democratico e con Sinistra Ecologia e Libertà e soprattutto "andare oltre i partiti". Un ritornello ormai classico, ma che in questo caso si fonde con un po' di sano realismo politico ("potremmo superare la soglia di sbarramento", ma resta da capire prima con che legge elettorale si voterà") e con una buona dose di propaganda "old style", con de Magistris che parla di "un atto di generosità" nei confronti della politica italiana. Insomma, un altro cantiere sembra aperto a sinistra, anche se a ben vedere più che Bersani, ad essere preoccupato dovrebbe essere Beppe Grillo, il cui bacino elettorale sarebbe probabilmente l'obiettivo principale di una lista così pensata ed ideata. Certo, siamo appena all'inizio del percorso e finora di certo c'è solo il colore arancione e, forse, il nome. "L'Italia è tua". E anche in questo caso, è vietato fare analogie.