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L’Istat smonta la favola degli 80 euro: per le famiglie più povere meno di 60 euro al mese

Nel corso dell’audizione al Senato il Presidente Golini spiega: “Dal taglio dell’Irpef benefici per le famiglie più povere di 714 euro l’anno”. E dal complesso delle misure del Def solo un “lieve miglioramento in termini di equità”.
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A pochi giorni dalla imminente formalizzazione del provvedimento del Consiglio dei ministri che dovrebbe garantire il tanto discusso sgravio Irpef per i redditi medio – bassi, arriva anche la prima simulazione ufficiale dell'Istituto Nazionale di Statistica sugli effetti delle norme abbozzate nel Def. A comunicarlo è stato proprio il presidente facente funzioni dell'Istat, Antonio Golini, nel corso di una audizione nelle Commissioni Bilancio di Camera e Senato. Utilizzando dunque il modello di microsimulazione dell'Istat, si è proceduto alla "valutazione degli effetti distributivi dei provvedimenti di revisione dell’Irpef sulle famiglie", ottenuta ipotizzando una armonizzazione "delle nuove detrazioni proposte per il maggio 2014 con quelle già in vigore dal gennaio 2014" e tenendo conto dell'introduzione del provvedimento a partire dal mese di maggio, con un costo complessivo pari a circa 7 miliardi di euro.

I dati ottenuti sono estremamente interessanti, poiché mostrano come in "valore assoluto, il guadagno medio annuo per beneficiario è pari a 714 euro per le famiglie più povere del primo quinto, 796 euro per le famiglie del secondo, 768 euro per quelle del terzo quinto, 696 per quelle del quarto quinto e 451 per le famiglie più ricche". Questo accade perché solo il 9,5% della spesa totale è erogato alle famiglie dal reddito più basso (nel cui "gruppo" sono compresi anche i cosiddetti incapienti), mentre "più della metà della spesa totale viene assegnata a individui in famiglie appartenenti al terzo e quarto quinto, con redditi equivalenti medi e medio-alti". Sono poi agevolate in misura maggiore le famiglie con figli adulti (e già occupati), o quelle con un solo figlio minore. Infine, vale la pena di sottolineare come la misura avrebbe "un effetto di riduzione della percentuale di individui a rischio di povertà relativa" e rappresenterebbe un beneficio in particolare per i residenti nel Mezzogiorno.

Quello che può apparire solo un mero discorso tecnico acquista però ulteriore rilevanza se inserito nel discorso sulla diseguaglianza economica. Utilizzando infatti l'indice Gini (che "aumenta al crescere delle diseguaglianza"), "si segnala solo un lieve miglioramento in termini di equità, dal 30,6% al 30,4%", registrata dagli "indici di concentrazione, progressività e redistribuzione del reddito". Insomma, un passo importante, ma il cammino è ancora lungo.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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