L’Istat conferma il dramma lavoro: 7 milioni di italiani a casa
I dati Istat sulla disoccupazione nel primo trimestre del 2014 avevano ovviamente ravvivato l'allarme sullo stato di salute del nostro Paese, anche in considerazione dell'ulteriore crescita della disoccupazione giovanile, giunta al tasso record del 46 percento. L'Istituto di statistica aveva infatti stimato in circa 3,5 milioni i disoccupati, con un tasso di crescita dello 0,8 percento su base annuale e con la "componente di genere" nel complesso delle cifre sulla disoccupazione stimata nel 14,5% per le donne e 12,9% per gli uomini (ricordiamo poi che tali dati si inscrivevano in un contesto, quello dell'Eurozona, in cui la tendenza sembra diversa con la disoccupazione generale all'11,8%, 10,5% nei 28 Stati Ue, e con quella giovanile in calo al 23,7%).
Ma il quadro complessivo è, se possibile, ancora peggiore. L'Istat ricorda infatti che, oltre ai 3,487 milioni di disoccupati, bisogna considerare anche 3,381 milioni di "inattivi che desidererebbero lavorare, ma non cercano attivamente o non sono subito disponibili, per un totale di 6,87 milioni di persone" che vorrebbero lavorare ma non trovano alcun tipo di sbocco professionale. Gli inattivi, inoltre, sembrano in rapido e costante aumento: solo nove mesi fa, infatti, il loro numero non arrivava a 3 milioni di unità. Si tratta, per giunta, di fasce di popolazione difficili da "orientare" alla ricerca del lavoro, dal momento che la componente psicologica gioca un ruolo chiave (nella considerazione della difficoltà nel trovare un impiego stabile e soddisfacente dal punto di vista economico). Una fotografia impietosa, quindi, che preoccupa anche in relazione alle proiezioni dell'Istat per il 2015 ed il 2016, che vogliono una ulteriore riduzione dell'aumento del Prodotto Interno Lordo (ben al di sotto anche delle prudenti stime del Governo Renzi) e un tasso di disoccupazione che resterà superiore al 12% anche nel 2015.