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L’inutile celodurismo di Renzi sul secondo mandato da Sindaco di Firenze

Il segretario del Partito Democratico ottiene la ricandidatura alla carica di Sindaco di Firenze. La formalizzazione di una scelta discutibile, forse inopportuna. Vi spieghiamo il perché.
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Ieri sera l'assemblea cittadina del Partito Democratico di Firenze ha ratificato con 114 sì, 30 astenuti ed un solo no la ricandidatura a sindaco di Matteo Renzi. La decisione, che comporta la rinuncia alle primarie, segue la richiesta di ricandidatura avanzata il 9 gennaio da Matteo Renzi con una lettera al segretario cittadino del Pd. Una scelta coerente con quanto affermato da sempre da Renzi, che ritiene compatibile la carica di Sindaco di Firenze con la segreteria del Pd e si è detto più volte certo di poter portare a termine con la stessa efficacia i due compiti. La tesi renziana poggia sull'assioma della volontà popolare: sono i cittadini ad averlo scelto alla guida del Pd, peraltro informati della volontà di "cumulare" le cariche, e saranno sempre i cittadini ad esprimersi sulla sua rielezione a Palazzo Vecchio (sapendo ovviamente che è anche il segretario del Pd). Declinata in questo modo la linea renziana è inconfutabile: scelta degli elettori, "consenso informato", chiarezza e trasparenza delle scelte.

Ma forse non guasterebbe guardare le cose da un'altra prospettiva. Perché il ragionamento di Renzi è ampiamente inficiato dal cosiddetto "effetto aspettativa", sia dello sperimentatore che del soggetto. Detta nel modo più semplice possibile, sono le stesse aspettative di Renzi (che pone la questione "sostenibilità" del doppio lavoro e non quella della "lealtà", del buonsenso o della delega ad esempio) a determinare l'esito delle risposte dei cittadini sulla questione, in un circolo vizioso nel quale si finisce a parlare della "possibilità" che Renzi riesca a fare entrambe le cose e non della sua opportunità o della "sfiducia implicita" nei collaboratori, giudicati non all'altezza di succedergli a Palazzo Vecchio (due esempi a caso). Allo stesso modo sono le aspettative dei soggetti ad influenzare il giudizio sulla questione, dal momento che in un senso o nell'altro sono "interessati" in maniera diretta all'esito finale (che paradossalmente è determinato "anche" da queste scelte".

Per quanto ci riguarda il discorso resta sul concetto di lealtà, al di là della legittimità politica della decisione di Renzi:

Renzi, quello che “poneva il suo onore per meritare fiducia”, ha ripetuto più volte come nella sua visione della politica e della vita la lealtà avesse un significato profondo, quasi sacro. La lealtà verso i compagni di partito, ribadita nello splendido discorso della sconfitta al ballottaggio contro Bersani. La lealtà verso il Presidente del Consiglio in carica, oltre le strategie e le convenienze personali. Una lealtà che non significa affatto cieca ubbidienza, anzi. È la lealtà del lavoro comune, del “parlare il linguaggio della verità”, dell’onore inteso come coerenza e dignità, del rispetto verso il prossimo. Quella stessa lealtà nei confronti dei cittadini fiorentini e degli iscritti ed elettori del Partito Democratico che dovrebbe convincere Renzi ad operare una scelta. Una scelta chiara e netta, appunto.

Un cambio di prospettiva che magari servirebbe anche a contestualizzare la scelta di ricandidarsi per un secondo mandato nel quadro politico attuale. Le tribolazioni del Governo Letta sono evidenti, così come sono note le ambizioni del Sindaco di Firenze: cambiare prima il Pd poi il Paese, mettere in campo un progetto nuovo con una netta cesura col passato e ridisegnare il quadro politico istituzionale. Interpretare la ricandidatura di Renzi come una garanzia per Letta sarebbe un errore tremendo, dal momento che il compromesso su cui si regge l'esecutivo potrebbe saltare da un momento all'altro. In quel caso c'è davvero qualcuno pronto a scommettere sulla "non partecipazione in prima persona" di Renzi ad una crisi pilotata, o addirittura al ritorno alle urne? Certo, il ragionamento sui tempi è complesso e non può essere liquidato in poche battute: ma Renzi non verrà mica a dirci che sarebbe possibile fare il premier ed il Sindaco?

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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