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L’insegnante che chiede di imparare a memoria “Faccetta Nera”

La denuncia di una madre al Fatto: “Mia figlia di 13 anni costretta ad imparare a memoria canzoni fasciste”. Ma la scuola si difende: “Programma condiviso”. E il ministero glissa: “Autonomia scolastica”.
A cura di Redazione
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A raccontare la vicenda al Fattoquotidiano è la madre di una ragazzina di 13 anni che frequenta una scuola media nel milanese: l'insegnante di musica ha chiesto ai suoi alunni della terza di imparare a memoria Faccetta Nera, rispondendo picche alle sue richieste di spiegazioni. Così la donna ha denunciato il tutto al giornale, spiegando: "Non è perché mio nonno è morto da partigiano, ma semplicemente perché non voglio che mia figlia impari a memoria canzoni fasciste". Poi, si legge, "teme inoltre che cantare e suonare quelli che erano due inni del fascismo oltre a essere inopportuno in una classe con almeno uno studente di colare, possa essere anche un illecito penale […] Il discorso da fare è chiedersi se è lecito insegnare queste canzoni e perché devono essere imparate a memoria. Quale spirito critico si può avere a 13 anni? A volte anche gli adulti hanno difficoltà a capire".

Stando alla ricostruzione del Fatto viene fuori che nel programma "proposto dall’insegnante di musica contiene oltre le due canzoni mussoliniane “Ti saluto vado in Abissinia” anche questa tra gli inni del Ventennio, “Ta pum” (una canzone del periodo della I Guerra mondiale)  “La Tradotta”, un canto degli Alpini) e “La leggenda del Piave”, inno nazionale italiano dal 1943 al 1946. C’è una canzone del 1941 “Giarabub” e anche due inni partigiani come “Bella Ciao” e“Fischia il vento”. A completare un quadro di musiche e testi delle due guerre". Nessuna risposta poi nemmeno dal ministero dell'Istruzione, dal momento che la scelta dei programmi è una questione interna alla scuola in nome dell'autonomia scolastica.

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