L’inno del Popolo della famiglia è la definizione esatta di trash cattolico
Negli ultimi giorni camminando per le strade di Roma è facile imbattersi nella faccia di Mario Adinolfi. I muri della capitale, infatti, sono stati letterlamente invasi da manifesti elettorali che ricordano ai cittadini romani la sua candidatura a sindaco con il neonato movimento "Il Popolo della famiglia". L'annuncio dell'arrivo del Pdf sulla scena politica è arrivato a inizio marzo, con un articolo su "La Croce", quotidiano diretto da Adinolfi, a firma sua e dell'avvocato Gianfranco Amato, nominato segretario nazionale del movimento e presidente dell’associazione Giuristi per la vita.
Nell'articolo si spiega come il Popolo della famiglia nasca da una crisi di rappresentanza dei cattolici, dopo il fallimento delle richieste portate in piazza con il Family Day del 30 gennaio – cioè che non venisse approvato il ddl unioni civili. Secondo Adinolfi e Amato quello del Circo Massimo "è un popolo composto interamente da figli, figli che non dimenticano il diritto primigenio di ogni figlio, quello di avere una mamma e un papà. Da questa radice nasce un popolo dai valori forti, saldi, per i quali non c’è predisposizione ad alcun compromesso. Un popolo che vuole salvaguardare la propria identità e non accetta che dalle scuole siano estirpati a dicembre il Natale e a marzo la Pasqua. Un popolo che nelle aule scolastiche vuole il Crocifisso come segno della propria identità, non un corso gender per bambini di cinque anni da turbare nell’aspetto dell’identità sessuale".
Insomma, "un popolo che lavora, che fatica, che non si vergogna di dire che per una donna viene prima il proprio essere madre che uno stipendio da impiegata" e che, dunque, "il grande imbroglio di sacrificare la famiglia a un’illusione di carriera è l’ennesimo falso mito di progresso. Si aiuti invece la donna a svolgere la propria decisiva funzione materna, anche nell’ambito della propria legittima e molto spesso indispensabile attività lavorativa".
Partendo da queste premesse, il Popolo della famiglia si prepara a "chiedere consenso" al suo elettorato, e per preparare al meglio la sua battaglia, a un mese dal lancio, il movimento ha finalmente anche un inno. Considerate le precedenti creature dell'universo gravitante attorno al Comitato Difendiamo i nostri figli – organizzatore del Family Day e di cui Adinolfi fa parte, nonostante il fondatore si sia tirato indietro dal Pdf – le aspettative erano molto alte. A gennaio durante la manifestazione al Circo Massimo dalle casse risuonava l'inno ufficiale della giornata – "Una sola è la famiglia" – un brano dal ritmo incalzante il cui culmine è nel ritornello:
UNA SOLA E’ LA FAMIGLIA, DENTRO C’E’ MAMMA E PAPA’
GIU LE MANI DAI BAMBINI, L’INNOCENZA NON E’ IN VENDITA
UNA SOLA E’ LA FAMIGLIA UN SIGILLO NEL DNA
GIU LE MANI DALLA FONTE CHE DA VITA ALL’UMANITA’
Un anno prima, invece, era stato il turno di un memorabile quanto paranoico spot per denunciare la teoria del gender e i rischi che corrono i nostri bambini.
L'inno del Popolo della famiglia si inserisce perfettamente in questo quadro, candidandosi a diventare un ottimo esempio di trash cattolico. Il video ufficiale è composto da una sequela di foto di Adinolfi, bambini, Family Day e santini elettorali. Risulta caricato dall'avvocato Amato, purtroppo senza credits, e ha finora raccolto solo 8.739 mila visualizzazioni. Il testo è accompagnato dal classico coro uomo/donna del momento dell'offertorio, e passa sistematicamente da riferimenti biblici alle solite battaglie.
Dall'analisi del testo viene fuori una specie di vademecum del cattolico militante. L'inno inizia paragonando il "Popolo della famiglia" a un moderno Lazzaro, che deve rimettersi in piedi, stavolta per compiere una precisa missione
Alzati e cammina / dice a noi ora Gesù
è tempo di partire / dai, vieni anche tu!
Subito dopo il riferimento al vangelo, in poche righe viene sintetizzato il manifesto politico del movimento, richiamando i concetti dell'ultimo Family Day e indicando anche mezzi e obiettivo da portare a termine: difendere la civiltà
diciamo basta a chi ci dice / che tutto è libertà
e per i figli non c’è diritto / ad una mamma ed un papà
innalziamo i nostri cori / per cantar la verità
le nostre armi saranno i fiori / per difender la civiltà
Si prosegue con un leggero abuso di "cuore" e "amore" (e un non chiarissimo riferimento a luci e orizzonti)
e allora vieni è una famiglia / un grande cuor noi siam già
un solo cuore un grande amore / chi mai ci piegherà
noi siamo il popolo della famiglia / su accendiamo
le nostre luci / l'orizzonte si aprirà
Dio sarà con noi / chi mai ci fermerà
per poi riprendere una vecchia battaglia mai sopita: quella contro il gender – protagonista del Family Day di giugno
diciamo basta / a chi ci dice che tutto è libertà
che per i figli non c’è più un genere / e nessuna identità
Dopo pochi versi, l'inno si chiude con la teorizzazione di una sorta di guerra santa "per la nostra civiltà", per cui il Popolo della famiglia è pronto "a dar la vita".
innalziamo i nostri cori / per cantar la verità
siamo pronti a dar la vita / per la nostra civiltà
allora vieni è una famiglia / un grande popolo siam già
un solo cuore un grande amore / chi mai ci piegherà
allora vieni è una famiglia / la Virgin Santa guiderà
i nostri passi saranno sicuri / chi mai ci fermerà
noi siamo il popolo della famiglia