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Opinioni

L’inganno dell’Italicum: come il Porcellum, peggio del Porcellum

Dopo le rilevazioni della Consulta sull’incostituzionalità del Porcellum, il Parlamento sceglie una nuova legge che ne ripercorre i tratti essenziali. Era quasi impossibile fare peggio. Ma ci sono riusciti.
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L'Italicum ha ottenuto il via libera della Camera dei deputati con 365 sì, 156 no e 40 astenuti, dopo una discussione parlamentare sugli emendamenti con tempi contingentati e tra mal di pancia, defezioni e voti poco convinti. In Aula ha retto il patto fra Renzi e Berlusconi, con i voti di Forza Italia che sono stati decisivi per tappare le falle aperte all'interno della maggioranza su questioni cruciali come le preferenze, le quote rosa, le soglie di sbarramento e le candidature multiple. In avvio di discussione, però, dall'Italicum è stato asportato l'intero articolo 2, che ne determinava l'applicabilità al Senato, con il risultato ipotetico della coesistenza di due diverse leggi elettorali per i due rami del parlamento (ovviamente nelle more dell'abolizione / revisione del Senato in camera elettiva di secondo livello).

Gli argomenti a favore della legge si riducono sostanzialmente a due concetti: l'avvio del treno delle riforme (frase ripetuta fino allo sfinimento in 3 giorni di discussione parlamentare) e la questione della garanzia della governabilità (si vedano però le simulazioni, con tutti i dubbi di sorta sull'effettiva consistenza della maggioranza in determinate condizioni). Obiettivi perseguiti da Renzi e Berlusconi e raggiunti ad un prezzo enorme, con una legge elettorale che corregge solo in superficie le enormi lacune del Porcellum, mortifica la rappresentanza (in nome di una presunta disintermediazione) e resta a fortissimo rischio di incostituzionalità, più che sulla questione delle liste bloccate probabilmente sulla consistenza del premio di maggioranza (il 15% dovrebbe garantire 70 – 90 deputati, mica briciole).

La discussione parlamentare peraltro ha contribuito a peggiorare ulteriormente un impianto già molto discutibile. Perché, a fronte di una "minima concessione alla decenza", con piccole correzioni sul premio di maggioranza e l'abbassamento della soglia minima per i partiti coalizzati al 4,5%, Commissione ed Aula hanno ratificato le candidature multiple, lo stop alle preferenze, "l'eccezione" del Trentino alto Adige, il no al voto dei fuori-sede, il vuoto normativo sul conflitto d'interesse, il no alle primarie obbligatorie.

Alla resa dei conti, dunque, l'Italicum conserva i caratteri più odiosi del Porcellum: le liste bloccate, corte certo, su collegi più piccoli (120) che tecnicamente garantiranno l'elezione dei primi candidati in ordine di presentazione, accentuando l'idea della "nomina dall'alto" (e senza nemmeno impostare il discorso sulla distribuzione dei seggi su base nazionale, con un algoritmo che nei fatti impedisce di conoscere la destinazione di ogni singolo voto); il premio di maggioranza teoricamente abnorme, con la forzatura del ballottaggio di coalizione senza quorum; l'assenza delle preferenze; le soglie di sbarramento, che vengono addirittura alzate a livelli mostruosi. Su quest'ultimo punto siamo ad una forzatura davvero incredibile: che una lista che raccoglie il 7,9% su base nazionale (2 – 3 milioni di voti) possa rimanere fuori dal Parlamento è un assurdo logico e “morale”; che una coalizione di liste che raggiunge l’11,9% non abbia diritto alla rappresentanza parlamentare (se non quella residuale) è un abbaglio che, più che mettere fine al potere di veto dei partitini, forza in maniera evidente ed inesorabile la ricomposizione del quadro politico nazionale. Del resto, lo ha spiegato Migliore alla Camera, siamo di fronte a cifre che non hanno eguali in Europa (la Gran Bretagna non fa testo, ovviamente) e che somigliano a quelle russe (il 7%) e turche (il 10%).

E la situazione al Senato potrebbe anche peggiorare. Relatori e Governo hanno infatti spiegato che in Senato ci sarà modo di apportare ulteriori modifiche alla legge, chiarendo anche alcuni aspetti accantonati dall'analisi della Camera (del resto serviva "fare in fretta", malgrado non ci fosse un motivo logico visto che comunque si tratta di una riforma inapplicabile almeno fino alla revisione del Senato). Il problema è che le modifiche che hanno più probabilità di passare sono quelle relative al Salva – Lega e alle quote rosa: provvedimenti sui quali è lecito esprimere più di un dubbio. Mentre appare decisamente arduo ipotizzare che si sblocchi la questione delle preferenze o quella del ripristino dei collegi uninominali. Per tacere infine del fatto che il Senato è chiamato ad approvare in tempi rapidi una legge che è la precondizione per la sua abolizione…

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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