L’ex sottosegretaria Barracciu condannata a 4 anni per peculato: usava soldi pubblici per spese personali

Al termine della camera di consiglio, durata circa un'ora e mezza, l'ex sottosegretaria alla Cultura del governo Renzi, Francesca Barracciu, è stata condannata a 4 anni di reclusione per peculato aggravato nell’ambito dell'inchiesta sui fondi destinati ai gruppi del Consiglio regionale della Sardegna. In sostanza, secondo i giudici seconda sezione del Tribunale di Cagliari, Barracciu avrebbe speso somme derivanti da fondi pubblici erogati per il funzionamento dei gruppi consigliari per spese meramente personali. Il pubblico ministero Marco Cocco aveva sollecitato una condanna a 5 anni di carcere, ma i giudici hanno invece deciso di comminare una pena inferiore.A Barracciu la pubblica accusa contestava "la spesa, senza adeguati giustificativi, di circa 81mila euro dei fondi del Consiglio regionale assegnati al suo gruppo", nel periodo in cui l'esponente del Partito Democratico sedeva nel parlamento sardo.
"L’onorevole Barracciu ha percepito quei soldi: che utilizzo ne ha fatto? Un interrogativo che ancora oggi attende risposta", ha dichiarato il pm durante la sua requisitoria. Secondo il magistrato, inoltre, le giustificazione fornite dall'imputata non potevano essere ritenute credibili: Barracciu parlò di "un rimborso chilometrico per iniziative fatte nell’interesse del gruppo. I chilometri erano 65.597 ma così il conto arriva a 31 mila euro e non ai 33 mila contestati. Le sue sono giustificazioni virtuali”. La vicenda giudiziaria che ha visto Barracciu e altri ex colleghi del gruppo accusati di peculato ha origine nel 2014. All'indomani delle primarie del centrosinistra per le regionali in Sardegna, vinte proprio da Barracciu, esplose lo scandalo dei rimborsi fittizzi: l’ex europarlamentare ricevette un avviso a comparire, assieme ad altri 33 ex colleghi di gruppo. Barracciu fu inizialmente invitata dal Pd a fare un passo indietro e a rinunciare alla candidatura a presidente della Regione, poi divenne sottosegretaria del governo Renzi per dimettersi nel 2015, in seguito al rinvio a giudizio.
A Barracciu l'accusa contestava spese per 33 mila euro non giustificate. L'ex sottosegretaria sostenne che quei soldi erano stati erogati come rimborsi benzina a fronte di viaggi in auto in giro per la Sardegna collegati alla sua attività politica. I giudici, però, vista la condanna, sembra non abbiano reputato adeguata la giustificazione resa dall'imputata, soprattutto perché durante un secondo interrogatorio Barracciu non era riuscita a spiegare le tante incongruenze emerse nel corso delle indagini svolte dalla procura e nemmeno su una seconda tranche di fondi percepiti e contestati pari a circa 45mila euro.