L’attivista gay rinviato a giudizio per un bacio in pubblico al marito
Il processo andrà avanti. E tutto per un bacio tra due uomini ad un raduno delle Sentinelle in piedi. Siamo nel 2014, precisamente il 29 marzo, quando un gruppo di attivisti gay decide di protestare in centro a Perugia. Si stava svolgendo una manifestazione delle Sentinelle in piedi contro la legge sull'omofobia e contro le unioni civili, che non erano ancora state approvate. Una protesta pacifica quella organizzata dall'associazione Arcigay Omphalos e del collettivo del Collettivo Bella Queer di Perugia. Per criticare l'iniziativa omofoba il presidente Omphalos Stefano Bucaioni, ha baciato pubblicamente il compagno Antonio Fabrizio.
Un modo per manifestare il dissenso senza troppi schiamazzi, ma destinato a far discutere. In genere, in casi analoghi, la questione viene archiviata. Ma in questo caso la corte di Perugia ha scelto diversamente: ha rinviato a giudizio Bucaioni e gli altri 5 imputati con l’accusa di disturbo della quiete pubblica. Dai verbali, riportati dal sito Gay.it, si legge che avrebbero disturbato la quiete pubblica con un tamburello di grosse dimensioni, cantando e danzando con un boa di struzzo, cappellini e ombrellini di diversi colori. Poi "l’esibizione di un bacio concupiscente tra due uomini alla presenza di numerose famiglie con bambini e ragazzi, molti dei quali minorenni".
Nel giorno della conclusione delle indagini preliminari, nel 2014, Bucaioni scriveva così sul suo profilo Facebook: "Secondo la Procura della Repubblica, che oggi mi ha notificato l'atto di conclusione delle indagini preliminari, il bacio con mio marito durante la manifestazione delle Sentinelle in Piedi è disturbo della quiete pubblica. Insomma, il nostro amore è illegale, le nostre famiglie sono illegali, addirittura i nostri baci sono illegali. Alle volte mi chiedo perché sono tornato in Italia. Ma in giornate come questa le risposte sono fin troppo chiare. Vi seppelliremo di amore e di baci!".
"Mi pare assurdo che sia ancora in piedi questo procedimento, in Italia ci sono stati casi molto simili al nostro, in cui si è proceduto all’archiviazione – ha commentato Bucaioni – visto che così non è stato ci difenderemo, e anzi, speriamo in una conclusione che non contempli la prescrizione, perché vorremmo essere assolti nel merito". La prossima udienza si terrà il 7 maggio, quando verranno sentiti i primi testimoni.
"Questo procedimento – ha detto oggi il presidente di Arcigay Omphalos – non ha motivo di esistere. Noi eravamo lì e come prevede la Costituzione stavamo esprimendo il nostro dissenso verso una manifestazione che incitava all’odio verso la nostra. Mi sembra assurdo dover spiegare che ho baciato mio marito, dovevo trovare ancora un paese in occidente che lo vietasse".