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Opinioni

L’attesa del miracolo ed il terrore che siano gli italiani a decidere

Posizioni cristallizzate, nessun margine di manovra, una snervante attesa di un intervento risolutore che con buona probabilità non ci sarà. È questa la politica italiana a pochi giorni dall’elezione del nuovo Capo dello Stato. Con i partiti nell’attesa del miracolo in grado di impedire elezioni anticipate.
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Bersani-Berlusconi

Dopo oltre un mese siamo ancora allo stesso punto, con gli stessi attori e nelle stesse contingenze. Mentre i saggi continuano a lavorare nel silenzio e nell'indifferenza pressocché totali. Del resto, alzi la mano chi è convinto che la soluzione ai problemi della politica possa arrivare da Violante, Quagliariello, Onida o Amato. Così, le posizioni sono sempre le stesse, cristallizzate come nei giorni migliori della Prima Repubblica (con annesso lavoro sottotraccia degli sherpa). Bersani vuole un governo del cambiamento, magari con il M5S, chiude al governissimo e spera che per qualche strana congiunzione astrale Grillo o Berlusconi accettino di "non impedire" il suo esperimento di Governo di minoranza. Berlusconi non vuole un nuovo Governo tecnico, spinge per le larghe intese, pretende garanzie per il Quirinale e, in fondo, vuole scongiurare il ricorso alle urne in tempi brevissimi. Grillo vuole il Parlamento, semplicemente. Nessun accordo, nessuna apertura, nulla che possa inquinare la "purezza" dei 5 Stelle, la vera arma di costruzione del consenso di massa. Napolitano, che testardamente ha preteso di guidare il processo, continua a considerare saggio il suo niet al segretario democratico per una prova di forza alle Camere ed ha incassato il no dei partiti ad un progetto "di commissariamento tecnico", finendo con l'ottenere il plauso del solo Pdl (chiudendo ingloriosamente il suo settennato).

Oltre questo stallo non si va, non c'è consultazione che tenga, non c'è nome di sintesi che possa raccogliere un consenso sufficiente, non c'è strategia che possa reggere per un periodo di tempo sufficiente a dare risposte vere e concrete al Paese. Il governo di minoranza sostenuto "nel merito dei provvedimenti dal M5S" esiste solo nei sogni di bersaniani e di parte dei militanti democratici (e in minima parte grillini). Le larghe intese sono un contenitore vuoto che servirebbe solo all'autoconservazione della specie politica. Anche perché, per citare Giannini di Repubblica "Bersani non è Berlinguer, e su questo non ci sono dubbi. Ma quello che conta di più, in questo parallelismo storico improprio e improponibile, è che Berlusconi non è Moro". Un nuovo esecutivo tecnico replicherebbe il disastro della reggenza Monti (politicamente, s'intende), aprendo la strada alla completa dissoluzione della politica tradizionale. L'esecutivo guidato da un "nome gradito ai 5 Stelle" è prospettiva così fumosa da non poter nemmeno essere presa in considerazione. Il modello belga, semplicemente non esiste e non è una opzione.

Dunque, cosa facciamo? Fossimo in un Paese normale, si direbbe: andiamo al voto, lasciamo che siano gli italiani a decidere (è chiaro, con i tempi tecnici necessari, ma di tempo se ne è perso fin troppo). In tal senso le obiezioni del tipo "c'è la crisi" eccetera, valgono sempre e soltanto per l'Italia (la Grecia e la Spagna sono andate al voto in contesti ben più drammatici), idem la questione "legge elettorale", che resta un falso problema (il punto è la frammentazione del consenso, oltre che l'incapacità di riformare la legge "anche" con una maggioranza bulgara). Invece siamo ridotti all'attesa del miracolo. All'attesa che cambi qualcosa dopo il 18 aprile, con il nuovo Capo dello Stato capace di tirar fuori il coniglio dal cilindro. Attesa necessaria, si dirà. Ma che almeno si abbia la decenza di risparmiarci balletti inutili e soprattutto di riproporre un pastrocchio utile solo a prolungare l'agonia.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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