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L’allarme: “L’aumento Iva non è ancora scongiurato. Rincari per 800 euro annui a famiglia”

Secondo le associazioni dei consumatori Adusbef e Federconsumatori, il governo non avrebbe ancora realmente disinnescare le clausole di salvaguardia che prevedono l’aumento dell’Iva per il prossimo 2018. “Per il 2018 la legge di Bilancio prevede che le aliquote salgano dal 10% al 13% e dal 22% al 25% (che nel 2019 diventa 25,9%). Oltre a ciò dispone che anche dalle accise sulla benzina vengano reperiti 350 milioni di euro, per coprire un fabbisogno di 19,571 miliardi di euro. Tra ricadute dirette e indirette, ogni famiglia a regime si troverebbe a fare i conti con un aggravio di ben +843,23 Euro annui”.
A cura di C. M.
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Nonostante le rassicurazioni del ministro dell'Economia Pier Carlo Padoan, l'aumento dell'Iva non sarebbe ancora definitivamente scongiurato. A lanciare l'allarme sono le associazioni dei consumatori Adfusbef e Federconsumatori che, commentando il Def, hanno sostenuto che per quanto riguarda l'aumento dell'imposta sul valore aggiunto previsto da vecchie clausole di salvaguardia, l'ipotesi sarebbe in realtà ancora in campo. "Le alchimie contabili del Governo, che smentisce a singhiozzo l’aumento dell’Iva, non hanno scongiurato l’applicazione delle clausole di salvaguardia", sostengono le due associazioni dei consumatori.

"Le clausole di salvaguardia entrano nell’ordinamento nel 2002, quando con la riforma della contabilità pubblica vennero inserite nel bilancio per coprire le spese previste, aleatorie rispetto a quelle autorizzate, ripescate ed imposte con la crisi del 2011 dall’UE con il fiscal compact, approvate dal governo Berlusconi, coi decreti legge 98 e 138/2011 dalla razionalizzazione della spesa sociale, con 20 miliardi già iscritti a bilancio come entrata entro il 30 settembre 2012″, spiegano nella nota stampa.

"Per il 2016 e per il 2017, il governo è riuscito a sterilizzare le clausola di salvaguardia, prevedendo con la legge di Bilancio 2017, il congelamento degli aumenti previsti: per l’Iva agevolata, che riguarda solo una serie di prodotti e servizi (tra cui ristrutturazioni edilizie, vari beni alimentari, prodotti farmaceutici, etc.) dal 10% al 13%, e per l’Iva ordinaria, che riguarda tutto il resto, dal 22% al 24%. Per il 2018 la legge di Bilancio prevede che le aliquote salgano dal 10% al 13% e dal 22% al 25% (che nel 2019 diventa 25,9%). Oltre a ciò dispone che anche dalle accise sulla benzina vengano reperiti 350 milioni di euro, per coprire un fabbisogno di 19,571 miliardi di euro. Il Def, che prevede di elargire 97 milioni di euro al golf come garanzia statale, rinvia la stangata di 20 miliardi dalle clausole di salvaguardia, con il rincaro dell’ Iva anche su beni di prima necessità".

Per questo motivo, secondo le due associazioni per la difesa dei diritti dei consumatori l'aumento dell'Iva non sarebbe affatto scongiurato ed è probabile che nel corso dei prossimi mesi i cittadini si troveranno ad affrontare delle vere e proprie stangate che "tra ricadute dirette (vale a dire l’aumento dei prezzi) ed indirette (dovute all’effetto moltiplicatore che l’aumento dei costi di produzione e di trasporto produrrebbe sull’intero sistema dei prezzi, incrementando quindi anche quelli dei beni primarie con IVA al 4%), ogni famiglia a regime si troverebbe a fare i conti con un aggravio di ben +843,23 Euro annui". "Se il Governo non sarà in grado di scongiurarlo, tale aggravio comporterebbe una ulteriore contrazione della domanda interna, già oggi molto debole, con ripercussioni sul sistema produttivo e sull’occupazione, aggravando i dati già drammatici soprattutto per quella giovanile ora interamente pesantemente a carico del welfare familiare", concludono Adusbef e Federconsumatori.

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