Jobs Act, il Governo ottiene la fiducia sulla legge delega al Senato
Ore 00:55 – Terminata anche la seconda chiama, il Presidente Grasso legge il risultato del voto: il Governo ottiene la fiducia sul maxiemendamento al ddl delega con 165 sì, 111 no e 2 astenuti. Un passo avanti decisivo per l'intero complesso del Jobs Act (che ora passerà all'esame della Camera dei deputati), ma anche una conferma per la maggioranza che sostiene il Governo Renzi: malgrado le assenze (Casson e Ricchiuti, ad esempio) l'esecutivo sembra poter contare su un buon margine.
Ore 23:55 – Terminate le dichiarazioni di voto, con la conferma della netta contrarietà di Lega, Sel e Movimento 5 Stelle ed il sì dei partiti che compongono la maggioranza di Governo. Anche Forza Italia, per bocca della senatrice Bernini, ha annunciato il proprio voto contrario. Ora cominceranno dichiarazioni di voto in dissenso, poi le operazioni di voto, il risultato è previsto fra circa un'ora e mezza.
Ore 22:30 – Cominciate le dichiarazioni di voto, con le posizioni che restano sostanzialmente quelle largamente anticipate. Il Governo, stando alle prime proiezioni, dovrebbe confermare il margine di 10 – 15 voti rispetto al quorum (sembra ci sia qualche assenza nelle fila dell'opposizione). La chiama comunque dovrebbe cominciare dopo le 23.
Ore 22:00 – Continuano gli interventi in un clima decisamente più tranquillo di quello delle ore precedenti. Due sono le novità rispetto a qualche ora fa: il gruppo del Movimento 5 Stelle al Senato si è dissociato dal lancio di fogli verso il banco della Presidenza ed il senatore del Partito Democratico Walter Tocci ha comunicato la volontà di dimettersi da senatore dopo il voto di fiducia al Governo sul provvedimento.
Ore 20.30 – Seduta ripresa – La breve pausa chiesta dal presidente della Commissione Bilancio di Palazzo Madama, Azzolini, è durata più a lungo del previsto e la seduta del Senato è ripresa solo dopo le 20. Ad ogni modo dopo lo stop la commissione Bilancio non ha evidenziato particolari rilievi al maxiemendamento al Jobs Act e dunque la seduta è ripresa regolarmente. Dopo la bagarre delle ore scorse al momento la situazione al Senato pare più tranquilla. Il voto è atteso in nottata. Prima della chiama nominale per il voto infatti si proseguirà con il dibattito e poi con le dichiarazioni di voto.
Ore 19:30 – Continua la bagarre nell'aula del Senato. I senatori del Movimento 5 Stelle hanno dato vita ad una nuova contestazione, con l'occupazione dei banchi del Governo ed il lancio di fogli e libretti del regolamento. Non ci sono conferme ufficiali, invece del fatto che un regolamento abbia "colpito" il Presidente Grasso, che si apprestava a lasciare l'Aula. Intanto, sui social network, i grillini fanno capire di avere intenzione di procedere con un ostruzionismo ad oltranza:
Ore 19:00 – Il Senato ha respinto (grazie al voto compatto della maggioranza) tutte le proposte di variazione del calendario dei lavori proposte dall'opposizione. A questo punto, Grasso (bersagliato dalle contestazioni) ha sospeso la seduta per 40 minuti: alla ripresa ci sarà la discussione generale sull'emendamento, poi l'inizio della prima chiama per la fiducia. Tempi molto lunghi, insomma.
Ore 18:20 – Continua l'ostruzionismo delle opposizioni, con i senatori che stanno intervenendo in massa sul calendario dei lavori in modo da far slittare l'avvio della discussione generale. A questo punto sembrano destinati a dilatarsi ulteriormente i tempi del voto di fiducia.
Ore 17:30 – Il Governo pone la fiducia, riprende il dibattito in Aula. Dopo l'annuncio del ministro Boschi e la decisione del ministro Poletti di non concludere la sua replica ma di consegnare il suo intervento scritto, la conferenza dei capigruppo ha deciso la calendarizzazione dei lavori di Aula, confermando che il voto resta previsto per la serata di oggi. In pratica, al termine del dibattito e dopo le dichiarazioni di voto comincerà la chiama nominale, con il risultato finale che è atteso per le 23 di stasera.
Restano ovviamente molte perplessità non solo tra l'opposizione al Governo Renzi (che in questi minuti sta polemizzando con il Presidente del Senato Pietro Grasso sui tempi degli interventi). Anche esponenti della minoranza del Partito Democratico hanno espresso scetticismo rispetto alla fretta del Governo e soprattutto alla decisione di imporre la fiducia su un disegno di legge delega. Intanto, Landini da Milano è molto chiaro sulla questione:
Ore 13:45 – Calderoli riapre la seduta ed immediatamente rinvia il tutto alle 16. Pausa pranzo, insomma.
Ore 13:40 – Ancora sospesa la seduta al Senato della Repubblica, considerando che non accenna a placarsi la contestazione del Movimento 5 Stelle. Ricordiamo che il programma odierno prevede la replica del ministro, cui seguirà la dichiarazione formale del Governo sull'apposizione della questione di fiducia. Poi la discussione generale, seguita dalle dichiarazioni di voto ed infine il voto di fiducia con chiama nominale. Ricordiamo che al Senato il voto di fiducia equivale al voto sul provvedimento (in questo caso il maxiemendamento del Governo).
Ore 13:15 – Seduta sospesa al Senato dopo la prima fase di dibattimento. Al termine della discussione generale, che ha visto 17 interventi (con toni anche molto duri da parte degli esponenti del Movimento 5 Stelle), la situazione è degenerata e, mentre scriviamo, la seduta è stata sospesa. Durante la replica del ministro Poletti (in particolare nel momento in cui l'esponente del Governo si è chiesto "come è potuto accadere che il Paese sia arrivato in questa situazione"), i senatori del Movimento 5 Stelle hanno inscenato una dura contestazione, sventolando fogli bianchi (il riferimento era alla delega in bianco) ed inveendo all'indirizzo dei banchi del Governo (su cui si era seduta nel frattempo anche il ministro Boschi). Poi, la contestazione è esplosa al momento dell'espulsione del capogruppo Petrocelli, che si è rifiutato di uscire dall'Aula ricevendo la "solidarietà" dei suoi colleghi.
C’è attesa per la presentazione del maxi-emendamento riguardante il Jobs Act. Entro sera il voto di fiducia in Senato. Ma nel testo non vi sarà alcun riferimento all’art.18, cioè alla possibilità di reintegrare il lavoratore nei casi di licenziamento illegittimo discriminatorio e pure in gravissimi e selezionati casi di licenziamento disciplinare, come approvato nell'ordine del giorno del Pd della scorsa settimana. L’emendamento però conterrà una sorta di contropartita: la concessione di sgravi fiscali al contratto a tempo indeterminato a tutele crescenti che diventa la forma di contratto privilegiata e di riferimento, ma anche quella più conveniente, come scrive Repubblica, grazie a "vantaggi su oneri diretti e indiretti". In pratica meno contributi (previdenziali e assistenziali) da accompagnare, nei primi anni, ad esempio tre, alla deducibilità del costo del lavoro per i nuovi assunti dall'Irap o a specifici bonus.
Per quanto concerne l’art.18 Sull'articolo 18 invece, mai entrato nel Jobs Act, il ministro del Lavoro Poletti oggi in Senato chiarirà, riporta sempre Repubblica, il percorso che intende seguire il governo per togliere il reintegro in tutti i casi illegittimi di licenziamento economico, risarcito solo con l'indennizzo. Ma lasciarlo, come promesso al Pd, per quello discriminatorio e quello disciplinare "tipizzato", ovvero in casi specifici tutti da scrivere.I n grado di sterilizzare quel "margine eccessivo di interpretazione oggi riservato ai giudici", spiega una fonte di governo, ed "eliminare le ambiguità" che oggi portano "a reintegrare chi ha rubato, ma ha rubato poco e dunque il licenziamento è decisione troppo severa".