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Jobs Act, Cgil a Fanpage.it: “Sentenza Corte Ue non ci convince, legittima discriminazioni”

Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil, commenta a Fanpage.it la sentenza della Corte di Giustizia Ue che considera conforme al diritto comunitario i licenziamenti collettivi del Jobs Act: “Non ci convince, legittima le discriminazioni”. Ma la partita, secondo il sindacato, “non è conclusa: i recenti rinvii alla Corte costituzionale fanno ben sperare”.
A cura di Stefano Rizzuti
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Secondo una sentenza della Corte di Giustizia Ue il Jobs Act non contraddice il diritto europeo, eliminando il reintegro dei lavoratori licenziati ingiustamente. Tania Scacchetti, segretaria confederale della Cgil, commenta a Fanpage.it questa nuova sentenza, con cui la Corte “ha considerato conforme al diritto comunitario la disciplina dei licenziamenti collettivi del Jobs Act”, una decisione che “non ci convince”. Per Scacchetti “sostenere che l'evidente discriminazione subita dalla lavoratrice a tempo determinato (il mancato reintegro per essere stata convertita a tempo indeterminato dopo il 7 marzo 2015) sia una misura di politica sociale giustificata dall'obiettivo di stabilizzare i contratti a termine, è una contraddizione”.

La segretaria confederale della Cgil prosegue: “Affermare che la liberalizzazione dei licenziamenti costituisce un incentivo al lavoro appare paradossale e comunque la sentenza non tiene in alcun conto il fatto, che è sotto gli occhi di tutti, che le misure del Jobs act  hanno fallito e non hanno minimamente raggiunto gli obiettivi prefissati, ma soprattutto che il nuovo contratto a tempo indeterminato ‘a tutele crescenti’ non ha affatto stabilizzato i rapporti ma li ha semmai precarizzati”. Scacchetti ricorda che la “Corte Costituzionale ha smentito la logica del Jobs act e che il Comitato Europeo dei Diritti Sociali, su reclamo di questa organizzazione, ha affermato che la disciplina sui licenziamenti adottata dal governo Renzi è in contrasto con gli standard sociali dei paesi evoluti”.

L’opinione della segretaria confederale è che ci troviamo “di fronte a una sentenza, che analizzeremo nel dettaglio nei prossimi giorni, che legittima le discriminazioni e non si pone in alcun modo il problema della verifica di proporzionalità tra le severe e penalizzanti misure adottate dal governo Renzi e i risultati (inesistenti) di politica occupazionale raggiunti”. “Non consideriamo, quindi, conclusa la partita e anzi riteniamo che i recenti rinvii alla Corte costituzionale nei giudizi promossi dalla Cgil facciano ben sperare che nel prossimo futuro ai lavoratori e alle lavoratrici venga garantita nuovamente la sicurezza di un lavoro dignitoso”, conclude Scacchetti.

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