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Ius soli e Ius scholae: le posizioni dei partiti e le proposte di legge arrivate in Parlamento

In Parlamento sono state depositate dalle opposizioni diverse proposte di legge per la riforma della cittadinanza. Alcune sono basate sul principio dello ius soli, altre su quello dello ius scholae. Proprio queste ultime potrebbero trovare il consenso anche di Forza Italia.
A cura di Annalisa Girardi
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Il dibattito sulla riforma della cittadinanza è ufficialmente aperto. Forza Italia – attraverso le parole del suo leader, Antonio Tajani – ha messo in chiaro che se si parla di ius scholae è pronta a discutere, essendone sempre stata a favore. Un assist al Partito democratico direttamente dalla maggioranza, insomma, dopo che i dem avevano annunciato una mozione e una proposta di legge sul tema, tornato al centro del dibattito in queste settimane di giochi olimpici dove, a competere con l'Italia, c'erano moltissimi atleti di seconda generazione. Non tutti, però, nel centrodestra sono della stessa opinione. Anzi. La Lega ha subito messo in chiaro di essere contraria allo ius soli e a qualsiasi altra scorciatoia per rivedere la normativa (che risale a oltre trent'anni fa, al 1992) sulla cittadinanza.

La questione, ad ogni modo, dovrà essere affrontata. Nella scorsa legislatura una proposta di legge era arrivata in Aula alla Camera, pronta per essere discussa e votata, ma poi è tutto naufragato con la crisi di governo. Nonostante numeri ed equilibri ora siano diversi, con il centrodestra forte della maggioranza in Parlamento, i partiti di centrosinistra ora all'opposizione hanno comunque ripresentato una serie di proposte. Che dopo la pausa estiva chiedono di essere attenzionate.

La convergenza più ampia possibile potrebbe arrivare proprio sullo ius scholae, che prevede il conferimento della cittadinanza a chi è nato in Italia e ha completato almeno un ciclo di studi – quindi cinque anni – nel nostro sistema scolastico. In questo senso il Pd ha depositato un disegno di legge a prima firma di Simona Malpezzi che appunto prevede la concessione della cittadinanza al minore che o è nato in Italia o vi è comunque arrivato entro il 12esimo anno di età, che risiede regolarmente nel Paese e che ha frequentato in maniera regolare per almeno cinque anni almeno un ciclo scolastico o un percorso di istruzione e formazione professionale ido­neo al conseguimento di una qualifica pro­fessionale.

Di contenuto simile sono anche le proposte di Luana Zanella, capogruppo di Alleanza Verdi e Sinistra alla Camera, e di Vittoria Baldino, deputata del Movimento cinque stelle. Insomma, tutti disegni di legge che si basano sul principio dello ius scholae e che quindi potrebbero ricevere il sostegno anche di Forza Italia.

Sono una storia diversa, invece, le proposte dei dem Laura Boldrini, Matteo Orfini e Francesco Verducci, che prevedono lo ius soli, cioè il principio per cui chiunque nasce sul territorio italiano sia a tutti gli effetti cittadino italiano. Per rispondere subito ad alcune argomentazioni, avanzate ad esempio dalla Lega, secondo cui con una legge di questo tipo si favorirebbero gli arrivi di donne incinte con il solo scopo di partorire in Italia in modo da garantire la cittadinanza ai figli, tutte queste proposte prevedono dei criteri rispetto ai genitori. Ad esempio, si richiede che nel momento nella nascita del figlio – per l'ottenimento della cittadinanza – almeno uno dei genitori sia soggiornante regolarmente da almeno un anno.

Nonostante questi paletti, è difficile che queste proposte ricevano un consenso allargato, oltre a quello delle opposizioni. Infine, è stata depositata anche la proposta del responsabile per lo Sport del Pd, Mauro Berruto, che prevede una riforma della concessione della cittadinanza per i minori sportivi.

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