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Ius Scholae

Ius scholae, no a cittadinanza dopo elementari, esami di lingua e cultura generale: gli emendamenti

Ieri in commissione Affari costituzionali sono stati respinti gli emendamenti soppressivi del testo sullo ius scholae presentati da Lega e Fratelli d’Italia, che di fatto avrebbero interrotto l’iter della legge. Accantonati una quarantina di emendamenti, e su questi il relatore Brescia cercherà una sintesi.
A cura di Annalisa Cangemi
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Continuano il lavori sullo Ius Scholae. Si è svolta ieri la prima seduta in commissione Affari costituzionali della Camera per la votazione dei circa 500 emendamenti alla legge di riforma della cittadinanza che introduce lo Ius scholae. Su 728 emendamenti presentati 210 non sono stati ammessi al voto. Sono invece 40 quelli che sono stati accantonati, e su questi il relatore del ddl e presidente della commissione, Giuseppe Brescia, dovrà cercare di trovare una sintesi in vista del voto.

Su tutte le altre proposte di modifica – molte di queste erano a firma di Lega e FdI, con l'intento di fare ostruzionismo alla legge – il relatore ha espresso invece parere contrario. Si tratta di proposte che vorrebbero vincolare la cittadinanza allo svolgimento di prove scritte o orali "sulle tradizioni popolari più rinomate", "sulle sagre tipiche italiane", "sulla festa nazionale della Repubblica", "sugli usi e costumi italiani dagli antichi romani a oggi", "sulle festività nelle diverse regioni", "sui prodotti tipici gastronomici italiani".

Il primo voto di ieri ha riguardato un emendamento soppressivo dell'intera proposta di legge proposto da Lega e Fdi, che è stato bocciato dalla Commissione, con il risultato di spaccare ancora una volta il centrodestra: Forza Italia, che sostiene la riforma, ha votato contro l'emendamento soppressivo, insieme a M5s, Pd, Leu e Iv e Azione/+Europa. I restanti emendamenti andranno comunque messi al voto nella prossima seduta, probabilmente dopo Pasqua.

In commissione Affari costituzionali "la sinistra ha bocciato l'emendamento di Fratelli d'Italia, prima firmataria Giorgia Meloni, che voleva sopprimere il testo attuale di proposta di legge sulla cittadinanza. Siamo contrari a questo provvedimento che è semplicemente uno ius soli mascherato e non ha nulla a che fare con un ipotetico ius scholae. Dopo aver avuto quattro anni di tempo, il Movimento cinque stelle e il Pd stanno portando avanti in maniera vergognosa questo provvedimento alla fine della legislatura, cercando di accelerare i tempi. Ormai la sinistra, visto che non viene votata più dagli italiani, prova disperatamente a concedere la cittadinanza agli stranieri cercando di creare nuovi elettori e tralasciando le vere priorità per gli italiani", hanno commentato Augusta Montaruli, Emanuele Prisco e Wanda Ferro, deputati di Fratelli d'Italia.

Cosa prevede la legge sulla cittadinanza

Il testo base del ddl sullo Ius Scholae è composto da due semplici articoli: la cittadinanza viene data, su richiesta di entrambi i genitori, al minore straniero nato in Italia, che abbia risieduto legalmente e senza interruzioni in Italia, e abbia frequentato per almeno 5 anni uno o più cicli scolastici presso istituti del sistema nazionale di istruzione o percorsi di istruzione e formazione professionale. Lo stesso iter per il riconoscimento della cittadinanza italiana è previsto per il minore non nato in Italia, purché abbia meno di 12 anni.

Le proposte di modifica della legge sulla cittadinanza

L'iter della legge è ancora un percorso a ostacoli. Alcuni degli emendamenti accantonati (che non sono stati quindi bocciati, ma che potrebbero essere riformulati o ritirati) riguardano norme più restrittive e requisiti più stringenti per ottenere la cittadinanza. Ad esempio la proposta di modifica a firma di Coraggio Italia aggiungerebbe tra i criteri per ottenere la cittadinanza anche l'aver superato "un esame che attesti le conoscenze della lingua italiana, educazione civica, cultura generale, elementi di diritto costituzionale italiano e dell'Unione europea". 

Tra gli accantonati anche l'emendamento di Fratelli d'Italia, di Montaruli e Prisco, che sostanzialmente chiede di non riconoscere la cittadinanza al minore che abbia frequentato anche "percorsi di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale idonei al conseguimento di una qualifica professionale". In pratica la cittadinanza, secondo questa proposta, verrebbe data solo a chi ha frequentato uno o più cicli scolastici "presso istituti appartenenti al sistema nazionale di istruzione". 

Più morbido sul punto è l'intervento di Carlo Sarro (FI), che con il suo emendamento chiede che vengano definiti i "requisiti essenziali che i percorsi di istruzione e formazione professionale triennale o quadriennale devono garantire ai fini dell'idoneità al rilascio della cittadinanza".

Ma se la norma originaria del Movimento Cinque Stelle prevede che la cittadinanza venga rilasciata dopo almeno 5 anni di frequenza di uno o più cicli scolastici (il primo ciclo scolastico è di 8 anni in tutto e comprende la scuola elementare e la scuola media), la richiesta di Forza Italia è quella di vincolare la cittadinanza al completamento del primo ciclo, per chi nasce in Italia. In questo caso dunque ci vorrebbero almeno 8 anni di frequenza. E per rendere la normativa più rigorosa un altro emendamento degli azzurri (Sarro), obbligherebbe il minore a concludere "con esito positivo" i cicli indicati. Altro paletto, secondo un emendamento di Annagrazia Calabria, per chi arriva in Italia entro il dodicesimo anno di età sarebbe il raggiungimento dei 16 anni, oltre all'aver completato uno o più cicli scolastici (il secondo ciclo è la scuola superiore, della durata di 5 anni).

Il Pd, con un emendamento a firma di Ceccanti, propone invece di allargare la casistica, concedendo la cittadinanza al minore straniero su richiesta di un solo genitore. Nel caso ci sia un genitore all'estero l'onorevole Flavio Di Muro (Lega) chiede invece che il padre o la madre in questione autorizzi "il proprio figlio a richiedere la cittadinanza italiana dichiarandolo dinnanzi alle autorità consolari italiane presso il paese di sua residenza".

Accantonato anche un emendamento di Baldino (M5s), che introdurrebbe una giornata dell'accoglienza: "I comuni, in collaborazione con gli istituti scolastici di ogni ordine e grado, promuovono, nell'ambito delle proprie funzioni, senza nuovi o maggiori oneri a carico della finanza pubblica, a favore di tutti i minori, iniziative di educazione alla conoscenza e alla consapevolezza dei diritti e dei doveri legati alla cittadinanza e una giornata dedicata alla presentazione ufficiale dei nuovi cittadini".

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