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Italicum, minoranza Pd voterà no senza modifiche. Renzi: non ripartiamo da capo

Area Riformista pretende cambiamenti al testo sulla legge elettorale arrivato in commissione alla Camera. Ma il premier sembra non intenzionato a fare passi indietro: “Si decide, le riforme non sono il Monopoli”. Anche Forza Italia conferma il cambio di vedute sull’Italicum.
A cura di Biagio Chiariello
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Renzi deve aprire a cambiamenti alla legge elettorale. In caso contrario Area riformista, la corrente di minoranza del Pd che nei giorni scorsi ha predicato modifiche alla legge elettorale, domani non voterà su quello che verrà proposto all'Assemblea dei deputati Pd con il premier. Lo ha riferito Matteo Mauri, a margine della riunione del gruppo di minoranza dem che fa capo a Roberto Speranza e Pier Luigi Bersani (non presente oggi). "In  Commissione – ha ricordato Mauri – la delegazione del gruppo deve riflettere la posizione ufficiale, mentre in Aula il discorso è diverso ed ogni deputato decide per proprio conto" per il principio dell'assenza del vincolo di mandato. Ma la risposta di Renzi non lascia molti spiragli: sulla legge elettorale "vediamo la fine, dopo mesi passati a discutere abbiamo detto ‘basta si decide'. Non è il Monopoli dove c'è la casella ‘tornate al vicolo corto'".

Eppure la minoranza del Pd insiste per ritocchi all’Italicum in vista dell’incontro domani sera del gruppo dei deputati dem a Montecitorio, che si concluderà con un voto. “Se domani alla riunione del gruppo Renzi farà una relazione di chiusura rispetto alle richieste sottoscritte nella lettera firmata da oltre 70 parlamentari non potremo votare a favore se la relazione sarà messa ai voti”, ha precisato Cesare Damiano, esponente di Area riformista, in merito alla legge elettorale. Alla domanda su quale sarà l'orientamento in Aula, Damiano ha risposto: “Oggi prioritario è evitare che venga posta la fiducia”. “Sul no di domani a questa riforma della legge elettorale c'è l'unanimità, vedremo poi le mosse di Renzi. Dipenderà innanzitutto se mette la fiducia o no”, dice Davide Zoggia. Domani – secondo i calcoli fatti da Area riformista – dovrebbero essere più di cento ad opporsi  all'Italicum di Renzi.

Una proposta di mediazione arriva da Francesco Boccia, che sostanzialmente punta sui tempi relativamente stretti: "Nel Def è scritto che la riforma Costituzionale si deve chiudere prima di luglio e la legge elettorale entro maggio. Magari se chiudiamo tutto entro luglio e facciamo un patto politico vero questo potrebbe aiutare tutti". Dello stesso avviso Fassina che in un'intervista a Repubblica dice che "le riforme vanno completate, ma corrette. Si può chiudere la legge elettorale con un paio di emendamenti significativi alla Camera e approvarla in via definitiva al Senato entro l'estate".

Anche Forza Italia conferma il cambio di vedute sull’Italicum, che aveva contribuito a scrivere attraverso il suo leader Silvio Berlusconi nei ripetuti incontri con Renzi. Fi presenterà “pochi, ma forti e determinati, emendamenti“. Il gruppo di Montecitorio chiede “il premio di maggioranza alla coalizione e non più alla lista, la possibilità di introdurre l’apparentamento al secondo turno; posticipare l’entrata in vigore della legge al 2017 o dopo l’approvazione definitiva della riforma costituzionale”. Su questi punti “è stato deciso di attuare un’opposizione netta, ricorrendo anche all’utilizzo del voto segreto“. “Direttivo unanime di Forza Italia Camera: no a Italicum blindato, ma premio a coalizione e entrata in vigore dopo riforma costituzionale”, ha scritto su Twitter Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia a Montecitorio.

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