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Italia tra sfiducia e incertezze: le priorità e le preoccupazioni nel sondaggio Ipsos di fine anno

Il sondaggio Ipsos di fine anno di Nando Pagnoncelli fotografa un Paese sempre più inquieto. Crescono le preoccupazioni su economia, sanità e conflitti globali, mentre l’ottimismo per il futuro cede il passo a un diffuso senso di incertezza e insoddisfazione.
A cura di Francesca Moriero
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La fine del 2024 ha portato alla luce nuove preoccupazioni tra gli italiani, segnando un netto cambiamento rispetto al cauto ottimismo che si respirava tre anni fa, quando il Paese usciva dalla crisi pandemica. Le tensioni globali e nazionali, rilevate da un sondaggio Ipsos condotto da Nando Pagnoncelli, stanno ridisegnando un panorama sempre più incerto. A livello internazionale, il protrarsi delle guerre e il moltiplicarsi di situazioni critiche pesano sugli equilibri geopolitici: l’Europa continua a faticare nel trovare una posizione comune sulla difesa continentale, mentre l'ormai prossimo insediamento di Donald Trump alla Casa Bianca alimenta interrogativi su possibili cambiamenti nelle dinamiche globali, dai dazi alla NATO, alla protezione dell’Ucraina, fino al crescente bilateralismo che, come sostiene l’Ispi, potrebbe sostituire il multilateralismo con rivalità e minore collaborazione.

Anche sul fronte nazionale il clima è dominato dall’incertezza. Gli indicatori economici mostrano segnali di difficoltà: la produzione industriale è in calo, le stime di crescita del PIL vengono ridimensionate e alcuni settori mostrano evidenti segnali di crisi. Nonostante ciò, come rileva l’Istat, i consumi non ne risultano ancora penalizzati, un dato che offre un po’ di sollievo ma non è sufficiente a dissipare le nubi che si addensano all’orizzonte.

Le priorità indicate dagli italiani nel sondaggio, emerse in maniera spontanea, vedono ancora una volta al primo posto i temi legati all’economia e al lavoro, segnalati dal 54% degli intervistati, in linea con quanto registrato negli anni precedenti. Subito dopo si posiziona la sanità, indicata dal 35%, un dato in continua crescita rispetto al periodo pre-pandemia. La crisi del sistema sanitario pubblico, con difficoltà sempre più evidenti nella diagnostica e nell’accesso ai medici di base, spiega l’aumento di preoccupazione. Seguono altre tematiche che coinvolgono almeno un quinto degli italiani, come la perdita del potere d’acquisto e le questioni ambientali. Temi spesso centrali nel dibattito politico, come immigrazione e sicurezza, non sono invece in cima alle priorità, ma si inseriscono in un secondo gruppo di preoccupazioni che comprende anche il malfunzionamento delle istituzioni e il welfare.

Lavoro, mobilità, immigrazione e ambiente

A livello locale, le priorità si modificano leggermente. Se i temi occupazionali ed economici rimangono rilevanti, si aggiungono quelli legati alla mobilità e alle infrastrutture, che guadagnano il secondo posto. Le questioni ambientali risultano più sentite rispetto al livello nazionale, mentre immigrazione e sicurezza si collocano tra le ultime preoccupazioni dei cittadini nelle proprie aree di residenza.

Le aspettative economiche

Per quanto riguarda le aspettative economiche, si registra un aumento del pessimismo rispetto al futuro prossimo. Il 35% degli intervistati ritiene che la situazione peggiorerà nei prossimi sei mesi, mentre solo il 20% prevede un miglioramento.

Il saldo negativo di 15 punti è leggermente peggiore rispetto ai due anni precedenti, quando si registrava un divario di 12 punti. Tuttavia, il dato che colpisce maggiormente è il netto calo di ottimismo nel medio periodo: alla domanda sull’andamento dell’economia italiana nei prossimi tre anni, il 32% si dichiara ottimista e il 31% pessimista. Si tratta di un equilibrio che non si registrava da almeno cinque anni. Anche nel 2020, durante la fase più critica della pandemia, gli ottimisti superavano i pessimisti di 11 punti.

Conflitti internazionali

Un altro tema centrale del sondaggio riguarda i conflitti internazionali, che continuano a generare apprensione. La guerra nella Striscia di Gaza coinvolge il 70% degli italiani, una percentuale in lieve calo rispetto agli anni precedenti. Le principali preoccupazioni riguardano le conseguenze umanitarie per la popolazione civile e il rischio di un allargamento del conflitto ad altri Paesi. La maggioranza degli intervistati (54%) ritiene che la reazione di Israele sia sproporzionata rispetto agli attacchi subiti, mentre un quinto la considera comprensibile.

Gli elettori di centrodestra si mostrano leggermente più inclini a giustificare l’operato di Israele rispetto agli elettori di altre aree politiche. Per quanto riguarda il ruolo dell’Italia, il 44% degli intervistati sostiene che il nostro Paese dovrebbe lavorare come mediatore per evitare un’ulteriore escalation, mentre una quota minore ritiene che sia opportuno schierarsi a favore della causa palestinese, con posizioni differenziate sull’eventuale condanna di Hamas.

Anche la guerra in Ucraina resta un tema di forte preoccupazione per il 77% degli italiani. Se inizialmente l’attenzione si concentrava sugli effetti economici del conflitto, come l’aumento del costo dell’energia, oggi prevale la paura di un’estensione della guerra ad altri Paesi. Questo sentimento potrebbe spiegare il calo della solidarietà verso Kiev, con il 35% degli italiani che si schiera a favore dell’Ucraina, rispetto al 45% di inizio conflitto, e il 57% che adotta una posizione di neutralità. Cresce anche la contrarietà all’invio di armi a Kiev, che raggiunge per la prima volta la maggioranza assoluta con il 52%, mentre solo il 27% ritiene giusto continuare a sostenere l’Ucraina militarmente. Gli elettori del Partito Democratico sono i più favorevoli al sostegno a Kiev, mentre Lega e Movimento 5 Stelle si mostrano i più contrari.

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