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Italia tra i peggiori in Ue per politiche attive, Inapp: “Spende solo lo 0,22% del Pil per creare lavoro”

L’Italia non investe in politiche attive per il lavoro, solo lo 0,22% del Pil è destinato a misure per stimolare l’occupazione. La media europea è di tre volte più alta, la Spagna è oltre l’1%.
A cura di Andrea Miniutti
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Per quanto riguarda la spesa in politiche attive del lavoro l'Italia è tra le peggiori d'Europa: spendiamo solo lo 0,22% del Pil in misure che cerchino di combattere la disoccupazione, un dato ben al di sotto della media europea che è dello 0,61%, quasi tre volte tanto. Lo ha reso noto l'Inapp, l'Istituto nazionale per l'analisi delle politiche pubbliche, durante l'evento "Le politiche attive del lavoro e il ruolo dei servizi per l'impiego" a Benevento.

Tra i Paesi che spiccano nella classifica europea c'è la Spagna che investe ben l'1,03% del proprio Pil per favorire una maggiore occupazione. Madrid in questi ultimi anni ha investito costantemente in questo settore: nel 2016 la spesa per le politiche attive era poco più dello 0,4%, ad oggi risulta più che raddoppiata. Invece, l'Italia va in senso contrario. Dal 2008 al 2020 ha registrato una diminuzione del 38% delle risorse in questa fetta di Pil.

La discesa si era fermata, temporaneamente, con lo scoppio della pandemia: allora, come in tutti gli Stati europei, anche in Italia c'era stato un forte stimolo agli investimenti per reggere l'impatto del Covid-19 e stimolare la ripartenza economica quando la fase più dura della pandemia era passata. Il nostro Paese, però, anche in quel periodo ha puntato principalmente sulle politiche passive. Si parla sostanzialmente delle politiche di tipo assistenziale: come emerge dal rapporto del 2022 dell'Inapp, tra il 2019 e il 2020 sono raddoppiate le risorse per le misure di sostegno al reddito, che sono passate dall'1,29% a oltre il 2,5% del Pil. In questo campo, l'Italia è stata decisamente al di sopra della media dell'Unione europea.

Sebastiano Fadda, il presidente dell'Istituto, ha commentato i dati sottolineando che "le politiche del lavoro in Italia registrano una grande debolezza soprattutto nell'area delle politiche cosiddette ‘attive‘", e che "un raffronto con gli altri Paesi europei circa la spesa destinata alle politiche del lavoro mostra uno scarto notevole a vantaggio delle politiche ‘passive': il 2,6 del Pil in Italia contro una media europea del 2%; mentre per le politiche ‘attive' si spende in Italia lo 0,22% del pil contro una media europea dello 0,61%".

Il problema nelle misure per aiutare le persone a trovare un'occupazione, però, non riguarda solo i numeri. Fadda ha specificato che, anche a causa degli scarsi investimenti e della poca attenzione da parte della politica – sempre pronta a parlare di politiche attive ma evidentemente poco disposta a metterci la quantità necessaria di fondi – la "debolezza" è soprattutto nei servizi per il lavoro: "Questi, oltre a risentire della esiguità dei finanziamenti, registrano grandi limiti sul piano dell'efficienza e sul piano dell'efficacia".

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