Italia in zona bianca da lunedì, cosa succede se i contagi da Covid tornano a salire
Da lunedì l'Italia sarà tutta, di nuovo, in zona bianca. Con il ritorno della Sardegna – ultima a essere rimasta in zona gialla – siamo tornati, in teoria, allo scenario di qualche mese fa. Il ministro Speranza ha firmato ieri l'ultima ordinanza sui colori delle Regioni, perché il 31 marzo finirà lo stato di emergenza Covid e decadrà l'impianto messo in piedi ai tempi del governo Conte due e portato avanti dall'attuale esecutivo. Di differenze effettive non ce ne saranno da lunedì, anche perché da tempo il sistema a colori è stato svuotato di senso. Le misure restrittive sono piuttosto basate sul green pass rafforzato e su quello base, che comunque nelle prossime settimane scompariranno.
L'Italia quindi è di nuovo tutta bianca, ma con una differenza fondamentale: l'incidenza di casi Covid oggi è altissima. Certo, tutto è dovuto alle varianti Omicron e Omicron 2 e sicuramente grazie all'ampia protezione vaccinale si finisce molto meno in ospedale rispetto al passato. Sta di fatto che, secondo il monitoraggio Iss di ieri, a livello nazionale questa settimana sono stati registrati 848 casi ogni 100mila abitanti, con picchi di oltre mille in molte Regioni. Il dato, tra l'altro, si sta impennando di nuovo dopo i 510 di due settimane fa e i 725 della scorsa.
Il significato di questi valori ormai lo conosciamo bene: i contagi sono il primo dato a risalire, poi – a distanza di qualche settimana – torna a crescere la pressione sugli ospedali. Nessuna Regione, però, cambierà più colore per le percentuali di ricoverati in area medica e terapia intensiva. Il decreto Covid è stato appena pubblicato in Gazzetta: a partire dal primo aprile si comincia con l'eliminazione delle restrizioni prevista dal governo.
Se però è certo che il primo aprile sarà allentata la stretta sul green pass, che tornerà a essere in versione base – anche con tampone negativo – in tutta una serie di attività, non è detto che più avanti il governo, su qualche misura, non ci ripensi. Ad esempio sul freedom day fissato per il primo maggio: sarà addio, contemporaneamente, a green pass e mascherine al chiuso. Se sulla certificazione verde il governo sembra non avere dubbi, non è detto che – se i contagi continueranno a crescere così rapidamente e ad avere numeri così importanti – sulla mascherina non ci si ripensi.