Alitalia, Ue: “Il prestito di 400 milioni dallo Stato fu illegale”, ma non sarà Ita a restituirlo
I 400 milioni di euro prestati dall'Italia alla compagnia aerea Alitalia nel 2019, in un momento di crisi dell'azienda, sono stati un aiuto di Stato illegale. Ora l'Italia dovrà recuperarli, con gli interessi. Lo ha stabilito la Commissione europea, con una decisione uguale a quella presa a settembre 2021. In quel caso si trattava di due prestiti ancora più grandi, per un totale di 900 milioni di euro, avvenuti nel 2017 durante il governo Gentiloni.
Il prestito è in questione è avvenuto nel 2019, sotto il secondo governo Conte, per permettere l'operatività di Alitalia. Non è mai stato rimborsato, proprio come quelli avvenuti nel 2017. Nel complesso, quindi, salgono a 1,3 miliardi di euro i fondi che l'Italia dovrebbe recuperare da Alitalia. A pagare la somma, comunque, non sarà la nuova compagnia Ita Airways.
Perché il prestito ad Alitalia è un aiuto di stato illegale
In entrambi i casi, il problema è stato questo: l'Italia ha prestato il denaro a un'azienda che si trovava in condizioni tali che nessun investitore privato avrebbe mai fatto lo stesso. Dal maggio 2017, la compagnia aerea era in una procedura concorsuale speciale (una forma di amministrazione straordinaria per le aziende in crisi). Lo Stato italiano non ha valutato, tra le altre cose, la probabilità che questi prestiti venissero effettivamente restituiti, prima di erogarli. Ha avuto come unica priorità la continuità del servizio dei voli di Alitalia, senza tenere conto delle norme sugli aiuti di Stato e sulla concorrenza.
I precedenti prestiti nel 2017
E questo non è avvenuto "una tantum" nel 2019, cioè un'unica volta in condizioni eccezionali, come aiuto di Stato per salvare la compagnia. Se fosse stato questo il caso, il prestito sarebbe rientrato nelle norme europee. Ma, come detto, c'erano stati altri due prestiti precedenti nel 2017. Perciò, l'Italia non avrebbe dovuto continuare a prestare denaro senza assicurarsi che questo potesse essere restituito. Così facendo, ha dato ad Alitalia un vantaggio economico ingiusto rispetto alle aziende sue concorrenti nel trasporto aereo nazionale e internazionale.
Perché non sarà Ita Airways a restituire i 400 milioni
L'indagine formale della Commissione europea era partita nel febbraio 2020, l'anno successivo al prestito in questione. Più di tre anni dopo è arrivata la risposta: l'Italia ha avvantaggiato illegalmente Alitalia. A restituire i 400 milioni di euro – più gli interessi accumulati – non dovrà però essere la nuova compagnia aerea Ita Airways, che peraltro prossimamente potrebbe passare a Lufthansa. Nonostante l'azienda abbia acquistato una parte delle infrastrutture di Alitalia, oltre ai suoi dipendenti, la Commissione europea ha stabilito già nel 2021 che c'è una "discontinuità economica" tra le due compagnie, per cui i debiti della prima non ricadono sulla seconda.
"L'Italia ha l'obbligo di recuperare i prestiti illegali ad Alitalia, e nel caso di amministrazione straordinaria la quota più gli interessi va inserita nell'elenco dei creditori", ha spiegato la portavoce della Commissione europea per la Concorreza, Arianna Podestà. "Così, la quota può essere recuperata nel limite dei ricavi ottenuti dalla vendita degli asset della compagnia". A pagare i debiti, quindi, saranno i soldi ricavati dalla vendita degli asset di Alitalia, per quanto possibile.
Giorgetti: "Decisione attesa e ampiamente prevista"
Per il ministro dell'Economia del governo Meloni, Giancarlo Giorgetti, la decisione della Commissione europea era "attesa e ampiamente prevista". Il fatto che Ita sia stata esclusa "dalle richieste di restituzione del prestito", invece, "è la dimostrazione che siamo nel giusto e continueremo su questa strada", ha detto Giorgetti.