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Italia crolla nella classifica delle performance climatiche presentata alla Cop28: perse 15 posizioni

L’Italia perde 15 posizioni e scivola in basso nella classifica delle performance climatiche, presentata alla Cop28 di Dubai. Il motivo? Il rallentamento del taglio delle emissioni e una politica climatica nazionale inadeguata.
A cura di Annalisa Girardi
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L'Italia peggiora nel contrasto al cambiamento climatico. Il nostro Paese è infatti passato dal 29esimo al 44esimo posto nella classifica delle perfomance climatiche dei principali Paesi del pianeta: è quanto emerge dal rapporto annuale di Germanwatch, Can e NewClimate Institute (realizzato in collaborazione con Legambiente per la parte italiana) e presentato alla Cop28 di Dubai. Insomma, l'Italia crolla nella classifica che giudica i risultati delle politiche climatiche dei Paesi, perdendo ben 15 posizioni. Questo sarebbe dovuto al rallentamento della riduzioni delle emissioni climalteranti e a una politica climatica nazionale giudicata fortemente inadeguata a fronteggiare l'emergenza.

Il report prende in considerazione la performance climatica di 63 Paesi, più l'Unione Europea nel suo complesso, che insieme sono responsabili per oltre il 90% delle emissioni globali. Fanalino di coda sono i Paesi che esportano e utilizzano maggiormente i combustibili fossili, come gli Emirati Arabi Uniti – in 65esima posizione – che ospitano la conferenza. Dopo gli Emirati troviamo l'Iran e l'Arabia Saudita. La Cina occupa invece la 51esima posizione, mentre gli Stati Uniti (anche loro in peggioramento) si piazzano al 57esimo posto.

Anche quest'anno i primi tre gradini del podio sono stati lasciati vacanti. "Nessuno dei Paesi ha raggiunto la performance necessaria per contribuire a fronteggiare l'emergenza climatica e contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1,5 gradi", spiega il documento. Al quarto posto troviamo la Danimarca, che si è guadagnata la prima posizione disponibili riuscendo a mettere in campo una significativa riduzione delle emissioni climalteranti, puntando allo stesso tempo sullo sviluppo delle rinnovabili. Di seguito ci sono l'Estonia e le Filippine, che secondo il report sono riuscite a rafforzare le loro azioni climatiche nonostante le difficoltà economiche.

Per quanto riguarda l'Italia, si rileva che "l'attuale aggiornamento del Piano Nazionale Integrato Energia e Clima (Pniec) consente un taglio delle emissioni entro il 2030 di appena il 40,3% rispetto al 1990". E ancora: "Un ulteriore passo indietro rispetto al già inadeguato 51% previsto dal Pnrr. Nonostante il boom delle rinnovabili, la corsa contro il tempo continua. Entro il 2030 le emissioni globali vanno quasi dimezzate, grazie soprattutto alla riduzione dell'uso dei combustibili fossili".

Mauro Albrizio, responsabile ufficio europeo di Legambiente, conclude: "Alla Cop28 pertanto è cruciale raggiungere un accordo ambizioso che preveda di triplicare la capacità installata di energia rinnovabile, raddoppiare l'efficienza energetica ed avviare da subito il phasing-out delle fossili. Solo così sarà possibile una drastica riduzione entro il 2030 dell'utilizzo di carbone, gas e petrolio, mantenendo ancora vivo l'obiettivo di contenere il surriscaldamento del pianeta entro la soglia critica di 1,5 gradi".

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