Italia a un passo dallo scenario 4 dell’emergenza Covid: cosa chiuderà e per quanto tempo
Negli ultimi giorni si è parlato molto degli scenari ipotizzati dal ministero della Salute e dall'Istituto superiore di sanità in relazione all'emergenza coronavirus e alla stagione invernale. Il presidente del Consiglio, Giuseppe Conte, illustrando le ultime misure restrittive introdotte, ha spiegato che il Paese si troverebbe in una situazione del tipo descritto dallo scenario 3. Per poi sottolineare che i provvedimenti di chiusura attuati sono in linea con quelli previsti dagli scienziati. La curva, però, peggiora velocemente e secondo l'ultimo monitoraggio settimanale dell'Iss e del ministero almeno cinque Regioni sarebbero già passate al quarto scenario, il più grave. Ma che misure corrispondono a questo scenario? Che cosa si troverà a chiudere, se la situazione epidemiologica non dovesse migliorare?
Cos'è lo scenario di tipo 4
"L’epidemia in Italia è in ulteriore peggioramento, con un numero di nuovi casi segnalati quasi raddoppiato rispetto alla settimana del 12-18 ottobre 2020 (100.446 casi rispetto a 52.960 casi nella settimana precedente), compatibile ancora complessivamente con uno scenario di tipo 3 ma in evoluzione verso uno scenario di tipo 4. Si segnala che in alcune Regioni italiane la velocità di trasmissione è già compatibile con uno scenario 4 con rischio di tenuta dei servizi sanitari nel breve periodo", si legge nel monitoraggio dell'Iss. Uno scenario di tipo 4 si ha quando i valori Rt regionali sono prevalentemente e significativamente superiori all'1,5, con una rapita e ingente crescita dei nuovi casi, chiari segnali di sovraccarico per il servizio sanitario e impossibilità di tracciare l'origine dei contagi. Una situazione, in altre parole, in cui la curva dei contagi non è più sotto controllo.
Le restrizioni da adottare: che cosa chiude
Una volta entrati in uno scenario di tipo 4 si passerebbe da un rischio moderato a un rischio alto nel giro di poche settimane. Inizialmente gli esperti consigliano di intervenire con maggiori controlli rispetto alle misure anti-contagio già introdotte, prevedendo anche precauzioni più stringenti in contesti specifici, più a rischio, come le scuole. C'è poi la "possibilità à di chiusura di attività, sospensione di eventi e limitazione della mobilità della popolazione in aree geografiche sub-regionali (comuni/province)". Se queste misure non riuscissero però a piegare la curva dei contagi il livello di rischio passerebbe però ad alto.
Ecco gli interventi che, secondo gli scienziati e le autorità sanitarie, si dovrebbero mettere in campo per far fronte a uno scenario di tipo 4:
- Distanziamento fisico: es. chiusura locali notturni, bar, ristoranti (inizialmente potenzialmente solo in orari specifici, es. la sera/notte in modo da evitare la “movida”)
- Chiusura scuole/università (incrementale: classe, plesso, su base geografica in base alla situazione epidemiologica)
- Limitazioni della mobilità (da/per zone ad alta trasmissione ed eventuale ripristino del lavoro agile in aree specifiche.
- Restrizioni locali temporanee su scala sub-provinciale (zone rosse) per almeno 3 settimane con monitoraggio attento nella fase di riapertura. In caso non si mantenga una incidenza relativamente bassa ed Rt <1,2 nel valore medio per almeno 3 settimane dopo la riapertura valutare la necessità di ripristino con eventuale estensione geografica
Le misure da mettere in campo quando il rischio diventa alto
Se nelle settimane seguenti a questo tipo di interventi i contagi continuassero a crescere, facendo così passare il livello di rischio da alto a molto alto, servirebbero delle misure straordinarie. "Restrizioni generalizzate con estensione e durata da definirsi rispetto allo scenario epidemiologico; in caso di restrizioni localizzate, limitazioni della mobilità da e per le zone interessate", si legge ancora nel report dell'Iss.
Le norme anti-contagio andrebbero costantemente adattate alla curva
Le misure andrebbero comunque adattate sempre in base all'andamento epidemiologico. Una situazione con livello di rischio moderato si manterrebbe in tal modo per circa 4 settimane consecutive, ma dovrebbe sempre essere sottoposta a monitoraggio costante, per essere sempre pronti ad intervenire in caso di escalation. Si potrebbe poi passare a un livello di rischio alto: "Se la situazione di rischio alto dovesse persistere per un periodo di più di tre settimane, si rendono molto probabilmente necessarie misure di contenimento molto aggressive". E se la classificazione del rischio si mantenesse alta o molto alta "per 3 o più settimane consecutive, ad evidenza di una situazione non gestibile con le misure straordinarie già messe in atto", si dovrebbero definire restrizioni più estese.