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Istat, nel primo trimestre aumento Pil dello 0,6%, nel 2023 crescerà dello 0,9%. Giorgetti: “Incoraggiante”

Secondo l’Istat nel primo trimestre del 2023 il Pil italiano è aumentato dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e dell’1,9% nei confronti del primo trimestre del 2022.
A cura di Annalisa Cangemi
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Nel primo trimestre del 2023 il prodotto interno lordo è aumentato dello 0,6% rispetto al trimestre precedente e dell'1,9% nei confronti del primo trimestre del 2022. Lo ha reso noto l'Istat rivendendo lievemente al rialzo le stime diffuse lo scorso 28 aprile quando aveva indicato una crescita congiunturale del Pil dello 0,5%, e tendenziale dell'1,8%. Anche la crescita acquisita per il 2023 è positiva, pari allo 0,9%.

Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in aumento, con una crescita dello 0,7% dei consumi finali nazionali e dello 0,8% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono diminuite, rispettivamente, dell'1% e dell'1,4%.

La domanda nazionale al netto delle scorte ha contribuito per +0,7 punti percentuali alla crescita del Pil: +0,3 i consumi delle famiglie e delle Istituzioni Sociali Private ISP, +0,2 gli investimenti fissi lordi e +0,2 la spesa delle Amministrazioni Pubbliche (AP). Per contro, sia la variazione delle scorte, sia la domanda estera netta hanno contribuito negativamente alla variazione del Pil, entrambe per -0,1 punti percentuali. Si registrano andamenti congiunturali positivi del valore aggiunto nell'industria e nei servizi, cresciuti rispettivamente dello 0,2% e dello 0,8%, e una stazionarietà nell'agricoltura.

"È un risultato incoraggiante, che accogliamo con giusto entusiasmo pensando che sia un buon segnale che diamo anche all'Europa", ha detto il ministro dell'economia Giancarlo Giorgetti. "Continuiamo a tenere i conti in ordine, con responsabilità e serietà. I buoni risultati di crescita, voglio sottolinearlo sono il frutto dell'impegno degli imprenditori e dei lavoratori, veri eroi dei nostri tempi".

L'inflazione rallenta

L'inflazione rallenta la corsa a maggio. Secondo le stime preliminari dell'Istat, l'indice nazionale dei prezzi al consumo per l'intera collettività al lordo dei tabacchi registra un aumento dello 0,3% su base mensile e del 7,6% su base annua, dal +8,2% di aprile. La decelerazione – che riporta il tasso ai livelli di marzo – si deve, in prima battuta, al rallentamento su base tendenziale dei prezzi dei beni energetici non regolamentati (da +26,6% a +20,5%) e, in misura minore, degli alimentari lavorati (da +14,0% a +13,4%). L'indice armonizzato aumenta dello 0,3% su base mensile e dell'8,1% su base annua (dal +8,7% di aprile).

Oltre che al rallentamento di beni energetici non regolamentati e degli alimentari lavorati, il rallentamento di maggio si deve anche all'andamento della categoria altri beni (da +5,3% a +5,1%) e dei servizi relativi ai trasporti (da +6,0% a +5,5%). Tali effetti, spiega l'Istat, sono stati solo in parte compensati dalle tensioni al rialzo dei prezzi degli alimentari non lavorati (da +8,4% a +8,9%) e dei servizi relativi all'abitazione (da +3,2% a +3,4%).
L'inflazione di fondo, al netto degli energetici e degli alimentari freschi, rallenta ancora, sebbene di poco, (da +6,2% a +6,1%), così come quella al netto dei soli beni energetici (da +6,3%, registrato ad aprile, a +6,2%).
Si attenuta la crescita su base annua dei prezzi dei beni (da +10,4% a +9,5%) e, in misura minore, quella dei servizi (da +4,8% a +4,6%), portando il differenziale inflazionistico tra il comparto dei servizi e quello dei beni a -4,9 punti percentuali, da -5,6 di aprile.
L'aumento congiunturale dell'indice generale si deve principalmente all'aumento dei prezzi degli alimentari non lavorati (+1,5%), dei servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona (+1,1%), degli alimentari lavorati (+0,7%) e dei servizi relativi all'abitazione (+0,3%); tali effetti sono stati solo in parte compensati dal calo dei prezzi degli energetici non regolamentati (-1,4%).

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