Istat, le donne in Italia sono più istruite degli uomini, ma questo non le agevola nel lavoro
Le donne sono più istruite degli uomini, ma questo non ha effetti positivi sulla loro vita lavorativa. E il divario di genere non si appiana. È quanto emerge dal report Istat sui livelli di istruzioni e partecipazione alla formazione, secondo cui le donne laureate in Italia sono il 23,0% e gli uomini il 17,2%. In generale la differenza dei livelli di istruzione tra uomini e donne, a favore delle seconde, è più marcata rispetta alla media Ue (pari a circa un punto percentuale).
Nel 2020, la crescita dei livelli di istruzione delle donne è simile a quella maschile: +0,6 contro +0,7 punti, per la quota di popolazione con almeno un diploma; +0,6 contro +0,4 punti, per la popolazione laureata. Pertanto, rileva l'istituto, si interrompe la dinamica di maggiore crescita che negli anni precedenti aveva caratterizzato l'istruzione femminile. Ma il livello di istruzione delle donne rimane sensibilmente più elevato di quello maschile: le donne con almeno il diploma sono il 65,1 per cento e gli uomini il 60,5 per cento, una differenza anche in questo caso ben più alta di quella osservata nella media Ue27, pari a circa un punto percentuale.
Anche le donne straniere hanno un livello di istruzione più elevato rispetto alla componente maschile: cinque straniere su dieci possiedono almeno il diploma contro quattro uomini su dieci, il 14,3 per cento di queste è laureato contro l'8,3 per cento degli uomini.
Le donne laureate in discipline STEM sono la metà dei maschi
Un altro dato rilevante, per misurare il divario di genere, è quello delle lauree scientifiche. Nel 2020, il 24,9% dei laureati (25-34enni) ha una laurea nelle aree disciplinari scientifiche e tecnologiche, le cosiddette lauree STEM (Science, Technology, Engineering and Mathematics). La differenza tra uomini e donne è molto marcata, se si considera che tra i ragazzi si tratta di un laureato su tre, tra le ragazze solo una su sei.
Le differenze territoriali, spiega l'Istat, aumentano notevolmente se si osserva la componente maschile: la quota di laureati STEM tra i giovani uomini residenti nel Nord è elevata (42,8%) e decisamente superiore a quella nel Centro e nel Mezzogiorno (32,4% e 29,2% rispettivamente). Tra le donne, invece, la quota di laureate STEM nel Nord è di qualche punto inferiore a quelle del Centro e del Mezzogiorno. Ne consegue che la differenza di genere nella quota di laureati in discipline tecnico-scientifiche è massima nel Nord, pari a 27,7 punti, e scende a 14,1 nel Centro e a 10,1 punti nel Mezzogiorno.
La quota di 25-34enni con una laurea nelle discipline STEM in Italia è simile alla media Ue22 (i paesi dell'Unione europea membri dell'OCSE, 25,4% nel 2018vi) e al valore del Regno Unito (23,2%), è invece inferiore al valore di Francia (26,8%) e Spagna (27,5%) e piuttosto distante dalla Germania (32,2%).
Questo risultato è tuttavia conseguenza di quanto osservato per la componente maschile: in tal caso il divario varia dai 6 punti con la media Ue22 e con il Regno Unito ai 13 punti con la Germania. Per la componente femminile, invece, l'incidenza delle discipline STEM in Italia è persino superiore a quella registrata nella media Ue22 e negli altri grandi paesi europei. Questo risultato deriva dal maggior peso relativo di lauree STEM nell'area disciplinare di scienze naturali, matematica e statistica, ma anche di ingegneria. Il divario di genere nella scelta delle discipline tecnico-scientifiche è dunque meno marcato in Italia rispetto al resto d'Europa.
Abbandono scolastico più alto nei maschi
In Italia, nel 2020 il numero di giovani che ha lasciato gli studi precocemente è pari al 13,1 per cento, per un totale di circa 543 mila giovani, in leggero calo rispetto all'anno precedente. Nonostante l'Italia abbia registrato notevoli progressi sul fronte degli abbandoni scolastici, la quota di ELET (Early leaving from education and training) resta tra le più alte dell'Ue.
Nell'anno di chiusura della Strategia decennale dell'Unione la percentuale è scesa infatti al 9,9 per cento in media Ue27 (valore addirittura lievemente più basso dell'obiettivo prefissato), alla luce del fatto che la Francia ha raggiunto il valore target già da diversi anni e la Germania lo ha praticamente raggiunto nel corso del 2020. L'abbandono scolastico caratterizza i ragazzi (15,6 per cento) più delle ragazze (10,4 per cento) e per queste ultime si registra una diminuzione anche nell'ultimo anno (-1,1 punti).
Resta alto il divario territoriale
La popolazione residente nel Mezzogiorno è meno istruita rispetto a quella nel Centro-nord: il 38,5 per cento degli adulti ha il diploma di scuola secondaria superiore e solo il 16,2 per cento ha raggiunto un titolo terziario. Nel Nord e nel Centro circa il 45 per cento è diplomato e più di uno su cinque è laureato (21,3 per cento e 24,2 per cento rispettivamente nel Nord e nel Centro). Il divario territoriale nei livelli di istruzione non sembra legato al genere, sebbene sia più marcato per la componente femminile.
Nel 2020 le differenze territoriali nei livelli di istruzione sono del tutto simili a quelle dei due anni precedenti, sia per gli uomini che per le donne. Il divario territoriale resta dunque praticamente invariato per due anni consecutivi, mentre nel decennio 2008-2018 aveva registrato un aumento, in particolare tra la popolazione con titolo terziario. I livelli di istruzione crescono in misura piuttosto simile nelle ripartizioni geografiche: la popolazione con almeno il diploma aumenta di +0,8 punti nel Nord, di +0,4 nel Centro e di +0,7 punti nel Mezzogiorno; stessa dinamica per la popolazione laureata che cresce rispettivamente di +0,6, +0,5 e +0,4 punti.