“Israele blocca centinaia di camion umanitari, mentre a Gaza si muore”: le testimonianze da Rafah
"Siamo di fronte al valico di Rafah, dal lato egiziano. Non possiamo andare oltre". Inizia così la testimonianza che Nicola Fratoianni, deputato di Alleanza Verdi e Sinistra, manda a Fanpage.it mentre si trova al confine tra la Striscia di Gaza e l'Egitto. È partito alcuni giorni fa con una delegazione di parlamentari e Ong, una "carovana umanitaria" diretta al valico di Rafah per portare solidarietà alla popolazione palestinese, letteralmente intrappolata sotto le bombe dell'esercito israeliano, e testimoniare quello che sta accadendo. "In questi giorni abbiamo incontrato le organizzazioni della società civile, le organizzazioni umanitarie, le organizzazioni internazionali, tutte ci hanno detto la stessa cosa: serve ora un cessate il fuoco, una tregua, per evitare un'ecatombe. Un'ecatombe umanitaria che per tanti versi è già in corso, ma bisogna evitare che si aggravi. Sono oltre 30mila le persone morte fino ad oggi e sono altre migliaia quelle destinate a morire per malattia, per epidemia, per assenza di medicine", racconta Fratoianni, con il valico alle sue spalle.
Poi aggiunge: "Il grande paradosso – l'ulteriore paradosso, perché una guerra è sempre un paradosso – è che le persone muoiono di fame, muoiono perché non hanno farmaci, muoiono perché non c'è il carburante per far funzionare gli ospedali, i forni e le attività essenziali, ma tutto questo in realtà ci sarebbe. È qui vicino a noi, ci sono 1.500 camion fermi in attesa che non riescono a entrare. Poco fa il responsabile dell'Unrwa a Gaza, è venuto qui per raccontarci che ieri è stata una buona giornata perché sono entrati 40 camion. Ne servirebbero più di 500 ogni giorno perché la situazione potesse un poco migliorare. I camion ci sono, ma non entrano".
In una diretta Instagram con Fanpage.it Fratoianni mostra un deposito dove finiscono tutti gli aiuti umanitari respinti dal valico. "È un paradosso inaccettabile. Allora è il momento di cambiare passo, serve un'iniziativa più forte per imporre il cessate il fuoco a Benjamin Netanyahu, al governo israeliano, all'esercito israeliano. È necessario che la comunità internazionale non si limiti più agli appelli generici alla responsabilità, ma imponga un cambio di passo".
A Rafah c'è anche Angelo Bonelli che racconta delle centinaia e centinaia di camion parcheggiate di fronte al valico, in attesa di poter entrare. Oppure, se saranno rifiutati, di tornare indietro. Per Bonelli, anche lui deputato di AVS, si tratta di una precisa strategia del governo israeliano. "Nel parcheggio a poche centinaia di metri dal valico di Rafah ci sono centinaia e centinaia – secondo il responsabile delle Nazioni Unite sono 400 – i camion che da almeno dieci giorni stanno aspettando di entrare per portare aiuti umanitari alla popolazione di Gaza. Sotto le tende di questi camion, sotto questi teloni di plastica, ci sono beni di prima necessità. Farina e molto altro: sono sotto il sole, con un rischio di forte deperimento. Ma non è questo il principale problema: il problema è che sono fermi da decine di giorni a causa di un meccanismo di controlli imposto dal governo israeliano che rallenta volutamente l'entrata di questi beni di prima necessità".
Bonelli, anche da parte sua, rinnova l'appello per il cessate il fuoco: "I camion con gli aiuti umanitari entrano con il contagocce. Li abbiamo incontrati lungo il nostro tragitto, sono più di mille. A Gaza c'è il disastro umanitario, bisogna fermare le armi, bisogna chiedere con forza il cessate il fuoco, che è l'unica via del processo di pacificazione. La politica non può voltare le spalle di fronte a questo disastro umanitario".
Infine, a mandarci le immagini dal valico di Rafah è anche un altro deputato di Avs, Francesco Mari. Che sottolinea la quantità di ambulanze ferme al valico, mentre dall'altra parte le persone muoiono, i feriti sono a migliaia: "Ci sono anche moltissime ambulanze, ferme perché respinte. Sono nuove, senza targa. Sono decine. Chissà se riusciranno ad entrare a Gaza".