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Manovra 2025

Irpef, slitta il taglio della seconda aliquota dal 2025: la tabella degli scaglioni e chi pagherà di più

Salta per ora il taglio della seconda aliquota Iperf, dal 35% al 33%, per redditi tra 28mila e 50mila euro in manovra. “Adesso purtroppo le risorse non ci sono – spiega il portavoce di FI Raffaele Nevi – tutto dipenderà dalle risorse del concordato”.
A cura di Giulia Casula
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Slitta, per ora, il taglio dell'Irpef in manovra. È uno dei principali punti discussi ieri a Palazzo Chigi, nel vertice che ha visto tutti i leader di maggioranza riuniti per chiarire e adottare una linea comune sulla prossima legge di bilancio. 

La finanziaria arriverà alla Camera e una volta approvata, passerà al Senato per il rush finale entro la fine dell'anno. Tra le principali modifiche al ddl bilancio, concordate ieri sera dagli alleati, spiccano le novità sulla flat tax, estesa a 35mila euro per chi ha redditi da lavoro dipendente o pensione, l'Ires premiale per le imprese che assumono e lo stop all'ulteriore rimodulazione dell'Irpef.

La riduzione dell'imposta sui redditi per il ceto medio, con l'abbassamento della seconda aliquota dal 35% al 33%, "sarà attuata dopo aver consolidato i conti pubblici", fanno sapere dal governo.

Aliquote Irpef 2025, la tabella senza il taglio del secondo scaglione

Innanzitutto vediamo come funzionerà l'Irpef nel 2025. Con la manovra, la riforma introdotta lo scorso anno diventa strutturale e dunque le aliquote rimarranno tre:

  • si paga il 23% per i redditi fino a 28mila euro;
  • il 35% per chi ha un reddito compreso tra 28mila e 50mila euro;
  • il 40% per i redditi superiori a 50mila euro; 

Negli scorsi mesi, più volte nel governo si era parlato di tagliare la seconda aliquota, quella che interesserebbe i ceti medi. Forza Italia si è schierata in prima linea per chiederne la riduzione di due punti, facendola scendere così al 33% per chi guadagna fino a 50mila euro.

Perché il taglio dell'Irpef per il 2025 è slittato

Tutte le discussioni però, erano state rinviate in attesa di capire l'ammontare del ricavo derivante dal concordato preventivo biennale, dopo la decisione di allungare i tempi per aderirvi fino al 12 dicembre. La misura infatti, dovrebbe costare attorno ai 2 miliardi e mezzo e non è detto che l'esecutivo riesca a reperire risorse a sufficienza per finanziarla.

Per il momento dunque tutto rimandato al prossimo anno, perché, come ha spiegato il portavoce degli azzurri Raffaele Nevi, si è deciso "di mettere i fondi a disposizione delle imprese con la riduzione dell'Ires. Se non ci sarà crescita economica le risorse diminuiranno e non si potrà fare nulla".

Le intenzioni però restano, almeno sulla carta. "La misura non è affatto accantonata, adesso purtroppo le risorse non ci sono per far partire la riduzione dell'Irpef anche al ceto medio da gennaio 2025. Ma si potrà fare anche nel corso del prossimo anno senza aspettare il 2026 con la prossima manovra", ha spiegato ricordando che "tutto dipenderà da come va il concordato fiscale che si chiude dopodomani, e dalle entrate fiscali".

Da Forza Italia inoltre, insistono per ottenere oltre al taglio, l'ampliamento del secondo scaglione Irpef fino a 60mila euro. "Abbiamo dato un segnale tagliando il cuneo fiscale e aiutando le donne lavoratrici, anche quelle con partite Iva" e "taglieremo la web tax", ha precisato anche il leader e vicepremier Antonio Tajani. "Lavoreremo poi per il ceto medio e vedremo come andrà con il concordato" ha concluso.

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