“Io ho fatto tutto quello che dovevo fare”: lo sfogo di Draghi nel colloquio privato con Casini
Nel libro ‘C'era un volta la politica. Parla l'ultimo democristiano', in uscita a giorni, Pier Ferdinando Casini racconta un retroscena che riguarda l'ex presidente del Consiglio Mario Draghi. L'episodio è stato anticipato da ‘la Repubblica'.
Il volume, pubblicato da Piemme, raccoglie la storia repubblicana vissuta in prima persona dal senatore, che è stato anche coinvolto in prima persona nelle votazioni per il Quirinale che hanno poi avuto come esito la rielezione del Presidente Sergio Mattarella: a gennaio dell'anno scorso Casini è stato anche a un passo dal Colle e il suo nome è comparso tra le schede.
L'ex presidente della Camera ripercorre alcuni frangenti cruciali che hanno portato alla caduta del governo di solidarietà nazionale. Ed è proprio l'ex inquilino di Palazzo Chigi il protagonista del retroscena riportato nel libro. Tutto parte da mercoledì 20 luglio, quando Draghi è già in odore di dimissioni, nonostante la fiducia ottenuta al Senato: M5S, Lega e Forza Italia non partecipano alla votazione, i sì alla fiducia sono soltanto 95. Casini cercherà di evitare la crisi fino all'ultimo, preparando e firmando la mozione di fiducia a Draghi. Il premier ha già tenuto il suo discorso, in cui ha chiesto all'aula "una fiducia che non sia di facciata". Casini agisce con l'unica condizione che Draghi sia d'accordo, e la giornalista de La Repubblica Giovanna Casadio racconta che lo è. Il senatore a quel punto ha un colloquio riservato con l'ex presidente della Bce, che fino ad ora ha tenuto segreto: dallo scambio tra i due, avvenuto nelle dure ore di pausa che sospendono i lavori di Palazzo Madama, emerge tutta la stanchezza e l'amarezza di Draghi, "per le troppe bugie dei partiti".
E poi lo sfogo di Super Mario: "Pier Ferdinando facciano quello che ritengono. L'importante è che ci sia chiarezza. Io ho fatto tutto quello che dovevo fare".
C'è un punto che Casini vuole però chiarire: la vittoria della destra non è stata colpa del Pd e di Enrico Letta. Secondo il parlamentare il partito e Letta "hanno combattuto in solitudine una competizione impossibile, come tante volte capita nella politica".
Per quanto riguarda invece i candidati in corsa per la segreteria dei dem Casini non esprime un giudizio netto sui due contendenti dati per favoriti nei sondaggi: secondo l'ex presidente della Camera, Stefano Bonaccini rappresenta "il meglio del riformismo emiliano, e non è cosa da banalizzare. Elly è nuova, potrebbe infondere entusiasmo, ma dovrebbe scongiurare la deriva radicale per non allontanare i moderati".