“Quello che penso non è il Vangelo, però sono tanti anni che studio la narrazione bellicista e in questo libro ho racchiuso le mie convinzioni, a partire dal modo in cui ci stanno abituando all’idea della guerra e del nostro coinvolgimento diretto”. Comincia così l’intervista ad Alessandro Di Battista, ospite nella redazione romana di Fanpage.it. Un colloquio che appunto verte sui temi principali del suo nuovo libro, Scomode Verità, edito da Paper First e già in ristampa a pochi giorni dal lancio.
L’ex deputato del Movimento 5 stelle prova a ricostruire gli anni della lotta al terrorismo, rintracciandovi alcuni denominatori comuni: “Le guerre in Afghanistan, in Libia e in Iraq erano guerre geopolitiche mosse da interessi economico finanziari ed energetici”. L'idea alla base della sua analisi è quella “analizzare quelle guerre infami con gli strumenti che abbiamo adesso”, in modo da capire “le guerre di oggi, a partire dall’Ucraina”. E proprio il conflitto bellico in Ucraina dà modo a Di Battista di impostare un discorso fortemente critico nei confronti del sistema informativo occidentale: “Io sostengo che la propaganda oscena che vi è in Russia sia identica alla propaganda oscena nel blocco occidentale. Quando Putin parla di denazificazione fa propaganda, così come quando noi invece sosteniamo che si tratti di una guerra di liberazione. Perché il vero obiettivo non è vincere la guerra, ma prolungarla, perché più aumenta l’escalation, più si arricchiscono quelle che Assange definiva transnazionali della sicurezza internazionale, ovvero fabbriche di armi, chi è interessato alle ricostruzioni”. Il libro, in effetti, raccoglie una serie di titoli e di analisi dei media occidentali che, specie nelle prime fasi del conflitto, restituivano l'idea dello scontro di civiltà, oltre a prefigurare l'imminente sconfitta della Russia, sotto i colpi delle sanzioni e delle sofisticate armi occidentali.
Quando gli facciamo notare che la delegittimazione del mondo dell’informazione occidentale ha come effetto indiretto quello di legittimare le narrazioni del Cremlino, costruite a colpi di fake news, ribatte: “Non mi sento l’utile idiota di Putin, riconosco che in guerra la prima vittima è la verità e la propaganda bellicista russa è oscena allo stesso modo. Ma ciò non basta a far passare in secondo piano le menzogne del blocco occidentale. Ci hanno mentito su tutto. Nessuno può negare l’ignobile guerra preventiva della Russia, che ha la responsabilità di aver invaso l’Ucraina. Una realtà che non può essere negata neanche da chi è contrario alla strategia di inviare armi. Ma ora siamo davvero a una guerra Russia – Nato in Ucraina, alimentata in particolare dalle forze occidentali”. Putin, però, nella sua visione, non può che essere considerato un interlocutore, malgrado i dubbi sulla consistenza del consenso registrato alle elezioni: “Il supporto popolare ce l’ha, con chi pensiamo di accordarci per porre fine alla guerra? Se poi l’obiettivo è la sconfitta militare della Russia, auguri… Ma quella è la Terza Guerra Mondiale”.
Su Gaza, la posizione di Di Battista è ancora più chiara e netta: “Chi è invaso sono i palestinesi, gli invasori sono gli israeliani. Ma non dall’8 ottobre, da decenni […] È l’aumento delle colonie illegali nei territori occupati, che è la ragione principale del terrorismo. Gli israeliani che occupano le case, che buttano cemento nei pozzi d’acqua, che tagliano gli alberi e distruggono i frutteti, che occupano le case dei palestinesi: questo io lo definisco terrorismo israeliano”.
Nel libro c’è una lunga carrellata delle posizioni di esponenti politici italiani della prima Repubblica sulla questione palestinese e stupisce il tono utilizzato dall'ex parlamentare dei 5 Stelle: “Non è nostalgia, mai avrei pensato di considerare più liberi e autonomi politici come Craxi, Berlinguer e Moro, rispetto a questi camerieri che abbiamo oggi. Io ricordo quello che diceva l’allora presidente del Consiglio Craxi sulla lotta armata, ricordo quando Arafat poteva venire in Italia malgrado l’OLP fosse considerata organizzazione terrorista. Erano infinitamente più autonomi di questi sovranisti di oggi, Tajani sembra l’avvocato di Israele e Meloni, da madre e donna, non spende una parole sui bambini massacrati a Gaza”. C’è un aspetto comunicativo, legato anche alla capacità dei leader di sfidare l’opinione pubblica e indirizzarla, che torna spesso nell’intervista e che Di Battista condensa così: “Questa è la realtà e, soprattutto in una fase così complicata, non bisogna avere il timore di dire determinate cose o avere paura delle rappresaglie mediatiche. C’è in atto un tentativo di pulizia etnica e dobbiamo dirlo con chiarezza”.
Anche sulle possibili vie d’uscita servirebbe un atto di coraggio: “Parlare con Hamas? Ma certo, altrimenti con chi fai la pace? Con chi tratti? Un conto è la propaganda, il ‘non si tratta col demonio assoluto’, un altro la realtà”. Non basta però la pressione diplomatica per uscirne, dice ancora Di Battista: “È in corso una pulizia etnica, l’unico modo per fermare Nethanyau sono delle sanzioni durissime, va proprio boicottata Israele in tutto e per tutto, fino allo stop delle colonie illegali nei territori occupati”.