Schifani: “Carfagna vuole fare una corrente, un fatto senza precedenti dentro Forza Italia”
"La cena di ieri organizzata da Mara Carfagna è un fatto che non ha precedenti nella storia di Forza Italia, e sono in questo partito dal 1995". Il senatore azzurro Renato Schifani, ex presidente di Palazzo Madama, contattato da Fanpage.it, ha biasimato la scelta di Mara Carfagna di organizzare una cena ristretta al ristorante ‘Gina', ai Parioli, coinvolgendo soltanto una quarantina di parlamentari di Forza Italia. L'incontro, definito dalla stessa promotrice e dai partecipanti tutt'altro che "carbonaro", aveva l'obiettivo di ridiscutere il ruolo del partito all'interno del centrodestra, raccogliendo i malumori di coloro che sarebbero contrari a una ‘resa' del Cavaliere a Salvini, e che sono insomma preoccupati del fatto che la premiership del centrodestra possa essere consegnata al segretario della Lega.
Lei è stato contattato?
Non sono stato invitato, l'ho già detto, e anche se fossi stato invitato non sarei andato. E non perché non condivido i temi che sono stati discussi, e che poi ho letto sui giornali. Ma perché il metodo è sbagliato, è un fatto che non ha precedenti nella nostra storia.
Cosa c'è di sbagliato? Lo stesso Berlusconi oggi da Strasburgo ha detto di aver sentito i deputati che erano presenti alla cena, e che è stata una semplice riunione tra "amici".
Alle cene si mangia. Non è una questione di lesa maestà, ma le discussioni sulla linea del partito si fanno nei posti idonei, e cioè all'interno dei gruppi, nei comitati di presidenza. Noi in Senato, grazie al capogruppo Anna Maria Bernini, ci riuniamo ben due volte al mese per cui non mancano le occasioni di dibattito interno al partito. La selezione per gli inviti può essere tollerata solo se si tratta di organizzare una festa di compleanno. Ma se si ammettono solo alcune persone e non altre, in un luogo in cui si fanno scelte politiche, e per di più si rende pubblico l'evento, allora quella cena assume un significato profondamente diverso: significa che si vuol dar vita a una corrente. Ma in Forza Italia non sono mai esistite le correnti. Questo potrebbe a catena dare avvio ad altri tentativi di raggruppamento all'interno del partito. Una volta che si innesca la dinamica si possono creare altre correnti, il processo è chiaro. Caso mai le dichiarazioni di Silvio Berlusconi da Strasburgo confermano quello che sto dicendo. L'eccezionalità dell'evento ha dato impulso al suo intervento, e il Cavaliere è stato costretto a verificare la situazione. E dal momento che non si è trattato di certo di un incontro ostile a Berlusconi le risposte di chi è stato interpellato sono state ovvie. Ma questa è stata una riunione di corrente, chiamiamola con il suo nome.
Ma lei è d'accordo sui contenuti che sono emersi in questo incontro?
Io non sono nemmeno in disaccordo con i temi che sono stati sollevati. Io mi considero un moderato di centro, come Berlusconi, sono un anti-salviniano, e mi sono espresso in diverse occasioni in termini molto critici nei confronti di Salvini, quando ha chiesto per esempio "pieni poteri", o quando si è fatto fotografare mentre imbracciava un mitra. E nemmeno io voglio una Forza Italia appiattita sul sovranismo di Salvini. Ma sono preoccupato per lo stato di salute di Forza Italia, e ‘correntizzare' non è certo la cura.
Ne ha parlato con Mara Carfagna?
No, non l'ho sentita. Non mi interessa fare polemica, questo vuole essere un ragionamento asettico, da mero analista.
Il nuovo partito di Renzi, Italia Viva, può rappresentare un polo d'attrazione per esponenti di Forza Italia? Berlusconi dice che "non esiste" questa eventualità.
Può succedere. Conoscendo Renzi tutto posso dire tranne che sia un ortodosso di sinistra. Lo definirei più un liberale di sinistra, più che un uomo d'apparato. Io però al momento non vedo pericoli di fughe di esponenti azzurri né verso Renzi né verso Salvini.
Come si è arrivati a questa emorragia di voti?
Credo il calo di Forza Italia sia da attribuire al lento ricambio della classe dirigente sul territorio, e parallelamente all'aumento di consenso ottenuto dalla Lega. Ma noi dobbiamo recuperare consensi riappropriandoci della nostra identità, che è innanzi tutto liberale-popolare-riformista, atlantista ed europeista, garantista per quanto riguarda la giustizia. Se vogliamo riportare a casa il nostro elettorato dobbiamo tornare tra la gente.
Dopo la scissione del Pd secondo lei il governo Conte bis è in pericolo?
No, non credo, non è in discussione la tenuta dell'esecutivo.
Perché avete chiesto a Conte di venire a riferire in Aula?
Beh, il presidente del Consiglio si è presentato con una maggioranza differente, e su quella maggioranza c'è stato il voto di fiducia. Ora, visto che la compagine è cambiata, gli equilibri si complicano. E c'è evidentemente un'altra testa da accontentare. Conte ci deve dire in Aula se questa nuova convivenza può assicurare agli italiani un governo stabile.
Secondo lei Forza Italia ha fatto bene, il giorno della fiducia, a non scendere in piazza con Fratelli d'Italia e Lega?
La nostra posizione è stata chiara. Quando ci saranno misure e manovre che nella nostra valutazione danneggeranno gli italiani allora scenderemo in piazza. Manifesteremo per contrastare specifici provvedimenti. Poi faremo opposizione giorno per giorno in Parlamento. Lavoreremo chirurgicamente per spaccare questa maggioranza, che tanto assomiglia a quella di Prodi, del 2006-2008, che facemmo esplodere facendo emergere tutte le sue contraddizioni. La maggioranza del governo giallo-rosso tiene insieme soggetti diversissimi, va da Casini a LeU, ci impegneremo affinché emergano tutte le differenze inconciliabili.
È vero che c'è stato un riavvicinamento tra Berlusconi e Salvini?
Dagli esiti dell'incontro che c'è stato venerdì scorso direi che il clima si è rasserenato. Ma io non posso dimenticare le parole pronunciate da Salvini in Senato, quando ha detto che Conte adesso governa con il Pd, e prossimamente potrebbe governare con Forza Italia. Parole che io stesso ho stigmatizzato intervenendo in Aula. Non posso dimenticare che quest'estate ha detto "elezioni subito e mi presento da solo".
Lei è d'accordo con il referendum pro-maggioritario proposto da Salvini?
Noi nasciamo con il maggioritario. Oggi Berlusconi ha detto che una delle cose ci differenzia da Salvini è proprio il tema della legge elettorale. La Lega punta a cambiare la legge elettorale togliendo i due terzi di proporzionale per arrivare in tutti i collegi con il maggioritario. Per Berlusconi invece l'attuale legge elettorale funziona, e secondo lui il centrodestra riuscirebbe a vincere le prossime elezioni anche con i due terzi del proporzionale. Io non sono molto convinto in ogni caso che lo strumento del referendum sia quello corretto. Si tratta di un referendum complesso, non soltanto per il raggiungimento del quorum, ma anche per la questione dell'ammissibilità costituzionale. L'ideale è che della riforma elettorale si parli in Parlamento e che si arrivi a una legge condivisa. Lo stesso Rosatellum ha avuto un'ampia condivisione tra le forze politiche. Dentro Forza Italia ci sono opinioni differenti. Io penso che comunque, se la riduzione del taglio dei parlamentari porta con sé anche la riforma elettorale in chiave proporzionale, presto dovremo fare i conti con una modifica del sistema elettorale, e il proporzionale non è più un tabù. Ormai il Paese si è tripolarizzato, e questo sistema elettorale non ha garantito la governabilità, ha dato esito a due governi differenti rispetto alle coalizioni di partenza.