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Intervista a Rotondi: “Sollevato da notizie su Berlusconi, da alleato speciale gli dico ‘ora aiuta Giorgia’”

Gianfranco Rotondi, presidente di ‘Verde è Popolare’ e amico di Silvio Berlusconi, si dice sollevato per le notizie che arrivano dal San Raffaele, dove è ricoverato in terapia intensiva l’ex premier e leader di Forza Italia: “Pare che ci sia una schiarita, della leucemia ho letto sui giornali, ne soffre da due anni”, ha detto in un’intervista a Fanpage.it.
A cura di Annalisa Cangemi
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Dopo la seconda notte in terapia intensiva per il leader di Forza Italia Silvio Berlusconi, ricoverato al San Raffaele a Milano per curare un'infezione polmonare, una complicazione dovuta a una forma di leucemia cronica di cui soffre da tempo, le ultime notizie sembrano confortanti. L'ex premier ha risentito oggi i dirigenti del suo partito, e il capogruppo degli azzurri alla Camera Paolo Barelli ha assicurato che "non si parla di congressi, non si parla di null'altro se non della salute del nostro presidente che fortunatamente, nelle ultime ore, sta migliorando". Gianfranco Rotondi, presidente di ‘Verde è popolare', eletto in Parlamento con Fdi e amico storico di Berlusconi, si è detto sollevato dalle ultime informazioni sulla salute del Cavaliere: "Pare che ci sia una schiarita", ha detto in un'intervista telefonica con Fanpage.it.

Si è sentito rassicurato dalle ultime notizie che arrivano dal San Raffaele sulle condizioni di salute di Silvio Berlusconi?

Sì, mi sono fatto una personale idea di quello che è successo. Lui è entrato in ospedale per fare un ciclo di chemioterapia, da quanto ne so soffre di questa malattia da due anni, ma l'ho appreso anch'io dai giornali. Per privacy aveva fatto sapere che si trattava di normali controlli di routine. Ma come spesso avviene, quando si fa la chemio per la leucemia si abbassano moltissimo le difese immunitarie, tant'è che si consiglia al paziente di evitare il più possibile contatti sociali. Evidentemente nel momento di maggiore abbassamento dei livelli immunitari ha contratto quest'infezione polmonare.

Lei è riuscito a sentirlo in questi giorni al telefono?

No, nemmeno ci ho provato, perché penso che in questi casi sia meglio lasciare il paziente tranquillo. Dato che abbiamo molti medici in comune mi sono limitato a farmi rassicurare da loro.

Ha sentito il professor Zangrillo?

No, per discrezione preferisco non fare nomi. Mi sono fatto spiegare come stanno andando le cose: quando c'è un quadro clinico caratterizzato da un'infezione polmonare su un paziente con difese immunitarie basse l'allarme è massimo, bisogna solo aspettare che passi. Ogni giorno che passa senza brutte notizie è un passo avanti.

È in contatto con i figli del Cavaliere e con la famiglia?

No, i figli non si sono mai intromessi nelle vicende politiche, non solo con me che sono stato un alleato, anche se esterno a Forza Italia. Mi sono sempre considerato ‘alleato speciale', perché ho la presunzione di ritenere che il presidente abbia voluto più bene a me rispetto ad altri. Anche perché sono rimasto sempre dalla sua parte, mentre le alleanze di Berlusconi sono state un quadrato a cui mancava sempre un lato.

Del resto Berlusconi è stato anche il suo testimone di nozze…

Il nostro legame è speciale anche per il modo in cui ha fatto il testimone. Anch'io sono stato testimone di nozze in varie occasioni, ma non sono stato un buon testimone, molte coppie me lo rimproverano. Berlusconi anche in questo è un'eccellenza, perché è un testimone che nell'anniversario del matrimonio non fa mai mancare la telefonata di auguri. È stato partecipe della vita della mia famiglia, quando le bambine facevano il compleanno lui chiamava sempre.

Pensa che il suo impegno in politica e nel partito continuerà? O si farà da parte per un po'?

L'impegno politico concreto, inteso come stare in campo, non è mai mancato. Anche in queste ore di malattia continua a dare indicazioni: le uniche telefonate che fa sono ai dirigenti di Forza Italia. Perché la vera malattia che abbiamo, e che nessun San Raffaele può guarire, è la politica. Non si può pensare a un Berlusconi fuori dalla politica, o che deleghi ad altri. Finché c'è è così. Un altro grande vecchio della politica italiana, Ciriaco De Mita, diceva ‘morirò pensando di politica'. Anche se è vissuto 94 anni, fino all'ultimo giorno ha pensato di politica. Il vero politico, e non v'è dubbio che Berlusconi lo sia, è quello che vuole cambiare la realtà, vuole occuparsi degli altri. Lo faceva già da imprenditore, allora l'occhio alla politica l'aveva già, e ha avuto sempre il proposito di scendere in campo. Con la fine della Prima Repubblica ha colto l'occasione.

Pensa anche lei che il partito e gli affari di Berlusconi siano in questo momento in mano alla figlia Marina?

Non in questo momento. Da tempo le aziende sono delegate ai figli e alle governance che ha scelto. Io sono stato al suo fianco quando è stato al governo, anche prima, e lui non si è mai occupato dei suoi affari. Per carità, è stata un'anomalia che il governo fosse guidato da un imprenditore televisivo con una mole così imponente di interessi finanziari. Però lo ha fatto anche questo alla sua maniera, nel senso che non ha mai mescolato gli interessi del partito con quelli delle sue aziende. Anche in assenza di una legge severa sul conflitto di interessi, se l'è data da solo: ha mollato le aziende ai figli, e non ha fatto più il capo azienda dal 1994. Posso dire persino di essere stato testimone di quella volta in cui Rupert Murdoch fece una proposta di acquisto delle aziende, Berlusconi mi chiese un consiglio. Io gli dissi ‘presidente, ma perché chiedi a me, che non capisco nulla di impresa'. E lui mi disse ‘Sai, a me risolverebbe tutti i problemi, perché ormai la mia mission è in politica. Non so però cosa possa essere più giusto per i dipendenti e per la mia famiglia'. Però la mia impressione è che lui a un certo punto volesse una cesura ancora più severa tra la sua vita di prima e quella di dopo. Poi però con Murdoch non andò in porto, perché scelse di devolvere tutto ai figli, che sono realmente i capi delle aziende.

Chi le prende per adesso le decisioni in Forza Italia?

Le prende lui, lui e solo lui. Non vivo la vita di quel partito, ma di questo sono sicuro. Noi abbiamo avuto solo una volta un punto di vista diverso.

Cioè?

Ho la presunzione di avergli dato qualche consiglio. Ad esempio il Pdl nasce da un mio suggerimento, a casa sua. Questa è una cosa che rivendico, non mi viene molto riconosciuta a dire la verità, perché in Fi c'è stata sempre una grande gelosia per il mio rapporto con Berlusconi. Fumavano quando arrivavo io, non quelli di adesso, parlo delle dirigenze delle epoche scorse. Io sono arrivato a casa di Berlusconi quando era morta da poco donna Rosa, per fargli le condoglianze. Fui tra i pochi ammessi a visitare la salma di sua madre. Le Camere erano sciolte, era la primavera del 2008, esattamente 15 anni fa, stavano facendo le liste.

Io lo abbracciai e dopo facemmo insieme una preghiera. Lui era stravolto, perché la perdita di una mamma può avvenire a qualsiasi età, ma in quel momento si è sempre soli. A un certo punto, per distrarsi, mi chiese ‘Cosa faccio adesso? Prodi se ne va con la sua armata di dieci partiti, e io come ne esco?'. Era presente anche Maurizio Belpietro a fare le condoglianze e io dissi ‘Presidente, ti do una palla del gol davanti al direttore: sei il De Gaulle italiano, decidi di affondare il partito gollista e fai una lista guidata da te, chi c'è c'è, perché da questo momento il centrodestra diventa un partito unico. Chi entra in lista con te è in partita. Chi si rifiuta di sciogliere il suo partito nella tua lista, arrivederci, non lo apparenti. Silenzio. Lui mi guarda e fa ‘ma lo sai che è una genialata. Mi devi promettere una cosa: uscendo da qui non dirlo ai giornalisti, se no me la bruci'. E ho mantenuto la promessa. Il giorno dopo ci furono i funerali della mamma di Berlusconi e anche quelli della mamma di Gianfranco Fini, che era venuta a mancare negli stessi giorni. Mi chiese di andare a riferire a Fini quest'idea, e così ho fatto. Fini disse ‘Se fa sul serio io ci sto'. Ventiquattro ore dopo le agenzie battono ‘Centrodestra in formula di partito unico, Berlusconi e Fini annunciano liste unitarie'. Da lì la rottura con Casini, e tutto il resto è storia.

E qual è stata invece l'occasione in cui non siete stati d'accordo e in cui non l'ha ascoltata?

Io memore di quest'idea, alle ultime elezioni politiche riproposi lo stesso schema, e gli dissi che il centrodestra sarebbe stato ormai di Giorgia, perché è avanti, ha con lei non solo la destra, ma anche tanti di Fi e tanti democristiani. Gli avevo suggerito di fare un listone, e di fare una dichiarazione, del tipo ‘Giorgia è il candidato premier di Forza Italia, facciamo liste unitarie'. Gli dicevo di non contare su Forza Italia, perché non è più il tempo, siamo tutti superati. È inutile frenare la storia. La politica sta ferma vent'anni poi improvvisamente subisce un'accelerazione e si mette a camminare. Parlavamo al telefono, quindi non ho potuto leggere la sua espressione. Mi rispose ‘Gianfranco, voi partiti piccoli andate dove volete, perché siamo in una fase diversa. Io penso che non sia il momento, perché vedrai che Forza Italia e la Lega prenderanno più voti'. Mi diede insomma il suo via libera, dicendomi che se noi democristiani avessimo puntato su Giorgia lui non se la sarebbe presa. Ma non si fece convincere dalla mia tesi. Sono dispiaciuto di non avere insistito, perché con Fi schierata sulla sua lista Giorgia avrebbe fatto il 40%.

E in futuro?

Quando il futuro è tra cinque anni, è un tempo lunghissimo in politica. Certamente io immagino un Berlusconi in campo con Forza Italia, lungo un tragitto che indissolubilmente si lega alla vicenda di Giorgia Meloni.

Lei ha trovato offensive le dichiarazioni di Calenda su Berlusconi? O è stato frainteso?

Calenda spesso si esprime in modo goffo. Non penso proprio che volesse offenderlo, mi sembra un personaggio bizzarro ma non disumano. È stato più un problema di imperizia, non credo volesse buttar malanimo, non l'ha mai fatto. Anche i comunisti hanno mostrato affetto a Berlusconi.

Quindi nessuna ipotesi di congresso in Forza Italia all'orizzonte?

Ma quale congresso si può fare in un partito che non ne ha mai fatto uno…Forza Italia è Berlusconi, e secondo me lui, passato questo momento difficile, farà bene a porsi il problema di aiutare Giorgia. Io caldeggio questo schema. Se Giorgia fallisce, falliscono tutti. Se vince diventa la Merkel in Europa, non Italia. E allora ci sarebbe gloria per tutti, per Forza Italia, per tutti i figuranti di quello che Berlusconi chiamerebbe il nuovo teatrino del centrodestra.

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