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Opinioni
Elezioni europee 2024

Intervista a Matteo Renzi: “Se eletto vado in Ue. Meloni, Schlein, Tajani e Calenda no, sono dei buffoni”

Il leader di Italia Viva e candidato con Stati Uniti d’Europa alle elezioni dell’8 e 9 giugno attacca: “Si candidano sapendo di non andare al Parlamento UE, è prendere in giro gli italiani. ECR in maggioranza? No, non sono credibili, nemmeno con la guida di Giorgia Meloni”.
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Ospite della redazione napoletana di Fanpage.it, il senatore Matteo Renzi affronta i principali temi della campagna elettorale per le Elezioni Europee e ribadisce i motivi che lo hanno spinto a candidarsi nelle liste di Stati Uniti d’Europa. “Solo in Italia abbiamo politici che si candidano dicendo esplicitamente che non andranno in Europa neanche se eletti”, attacca l’ex presidente del Consiglio, aggiungendo: “Non solo dimostrano di non aver capito quanto sia alta la posta in gioco, ma Meloni, Schlein, Tajani e Calenda si rivelano dei buffoni. Io ho scelto di rimettermi in gioco perché penso che la sfida dell’Europa sia devastante e se eletto lascerò il Parlamento italiano”.

Un giudizio tranchant, che si accompagna a una valutazione molto netta della passata consiliatura europea e, in particolare, del modo in cui Ursula von der Leyen ha guidato la Commissione Europea: “La Ue sembra essere diventata irrilevante, la presidenza Von der Leyen è stata sbagliata, con errori di sostanza su tutte le sfide affrontate. Non è un problema di schema politico, è un problema di nomi”. Quanto alla possibilità di allargare la maggioranza a ECR, Renzi è netto: “Non li considero adatti. Il partito di Meloni si oppone all’eliminazione del diritto di veto, dunque vuole permettere a Orban di fare lo splendido coi soldi nostri o di bloccare il cammino dell’integrazione europea. Parlano di meno Europa, noi vogliamo invece gli Stati Uniti d’Europa”.

A Gaza via d'uscita solo con l'aiuto del mondo arabo riformista

Dove l’Europa si è rivelata finora pressoché irrilevante è nei grandi conflitti del nostro tempo, a partire dal conflitto a Gaza. Nella lettura di Renzi, c’è la necessità di incrementare gli sforzi diplomatici e la capacità di coinvolgere il mondo arabo moderato. “Il 7 ottobre i terroristi di Hamas hanno scientificamente cercato di far esplodere il Medio Oriente, senza successo perché il mondo arabo si è tenuto su una posizione di ferma critica degli estremisti e di condanna della reazione israeliana”, spiega, “ma il punto è che continuano a morire i bambini a Gaza e a cadere i missili su Israele”.

Quando gli chiediamo se e come sia possibile andare oltre l’analisi post 7 ottobre, tenendo conto dell’asimmetria del conflitto e delle accuse della CPI a Israele, il leader di Italia Viva ribadisce: “Io non credo siano sullo stesso piano l’attacco di Hamas e la reazione di Tel Aviv. Da un lato ci sono i terroristi, dall’altra uno stato democratico. Sul livello della reazione si può discutere ed è evidente che sarebbe opportuno avere una personalità diversa al posto di Nethanyau. Il vero problema è la via d’uscita, che non può prescindere dal riconoscimento da un lato dei diritti di Israele e dall’altro dell’esistenza dello stato palestinese. Per me solo il mondo arabo riformista può creare le condizioni perché si arrivi al riconoscimento dei rapporti tra il mondo arabo e Israele e da tutto il mondo verso lo Stato di Palestina”.

Trump, gli USA e l’idea di Europa

Le notizie che arrivano da Oltreoceano e la possibilità di una vittoria di Donald Trump alle presidenziali USA , nella lettura di Renzi, sono la conferma della necessità di accelerare sul progetto di Stati Uniti d’Europa: “Se noi pensiamo di poter continuare con l’America che ci fa da mamma, zia e nonna, ragazzi… Non è più così. Lo abbiamo visto con le dichiarazioni di Trump sulla Nato, ma non solo. Tutte le volte che studio la politica americana, mi rendo conto che servono gli Stati Uniti d’Europa. E qui in Italia non tutti hanno capito che ora si vota per l’Europa”.

Meloni è tra quelli che non hanno capito? “Assolutamente, lei lo ha detto che si candida per vedere se ha ancora consenso. Non è una leader, è un’influencer molto brava a comunicare, ma totalmente inadatta al governo. Lo avete visto anche a Caivano, dove ha preferito posizionare il proprio social media manager in modo da poter avere un buon risultato sui social. È interessata ai post, non ai posteri”.

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A Fanpage.it fin dagli inizi, sono condirettore e caporedattore dell'area politica. Attualmente nella redazione napoletana del giornale. Racconto storie, discuto di cose noiose e scrivo di politica e comunicazione. Senza pregiudizi.
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