Intercettazioni, separazione delle carriere e carceri: la riforma del ministro Nordio sulla Giustizia
Riforma sulle intercettazioni, separazione delle carriere, corruzione e depenalizzazione, intervento nelle carceri: sono questi i principali punti toccati dal ministro Carlo Nordio nella sua audizione davanti alla commissione Giustizia del Senato, spiegando ciò che ha in programma per il suo ministero nel corso di questa legislatura."La nostra giustizia soffre di infinite criticità che sono un freno per l'economia e disincentivano gli investimenti, comportando una perdita di Pil di quasi il 2%", ha detto il ministro. Ecco quindi il suo piano.
La riforma dell'utilizzo delle intercettazioni
Il primo tema affrontato è stato appunto quello delle intercettazioni e il loro utilizzo nelle indagini e nei processi, che secondo Nordio in Italia è "di gran lunga superiore alla media europea". Il ministro della Giustizia ha sottolineato come si ricorra troppo spesso a questo strumento: "Gran parte delle intercettazioni si fanno sulla base di semplici sospetti e non concludono nulla. Tra l'altro hanno un costo elevatissimo. Ne proporremo una profonda revisione, e comunque vigileremo in modo rigoroso – e sottolineo, molto rigoroso – su ogni diffusione che sia arbitraria o impropria".
Secondo Nordio le intercettazioni mettono inoltre a rischio "la riservatezza e l’onore delle persone coinvolte, che spesso non sono nemmeno indagate". C'è poi un altro problema, cioè che il contenuto delle intercettazioni spesso finisce sui giornali: "La loro diffusione, talvolta selezionata e magari pilotata, costituisce uno strumento micidiale di delegittimazione personale e spesso politica. Si tratta di sostanziali violazioni quasi blasfeme dell’articolo 15 della Costituzione, che fissa appunto la segretezza delle comunicazioni come interfaccia della libertà".
La separazione delle carriere, il piano di Nordio
Il Guardasigilli ha anche affrontato il tema della separazione delle carriere dei magistrati, affermando che ora serva una "separazione vera", messa nero su bianco anche in Costituzione. Quando questa è stata scritta, ha spiegato Nordio, "la polizia giudiziaria svolgeva le indagini con un margine di autonomia e a conclusione ne consegnava gli esiti al pm, che era il coordinatore delle stesse indagini, colui che garantiva un filtro di giuridicità e legittimmità nella trasmissione al giudice di ciò che meritava di essere sottoposto al suo giudizio". E proprio per queste ragioni, ha proseguito il ministro, aveva senso che il giudice e il pm appartenessero allo stesso ordine giudiziario.
Ma dal 1989, con l'introduzione del codice di procedura penale di Giuliano Vassalli, le cose sono cambiate e ora "il pm svolge un ruolo completamente diverso dal giudice e quindi non ha senso che stia nello stesso ordine", ha ribadito Nordio.
Cosa vuole fare il Guardasigilli sull'azione disciplinare
C'è poi la questione dell'azione disciplinare. Secondo Nordio dovrebbe essere un'Alta Corte disciplinare a giudicare i giudici, non la sezione del Consiglio superiore della magistratura, i cui membri "sono scelti per appartenenza alle correnti, di cui abbiamo già avuto bruttissimi esempi".
Insomma, in altre parole Nordio vorrebbe "spostare l'azione disciplinare in una corte terza nominata dal capo dello Stato", così da non avere giudici giudicati da persone che hanno nominato loro stessi.
Corruzione e depenalizzazione: il piano del ministero
Per quanto riguarda la corruzione e la depenalizzazione, Nordio ha detto: "Le nostre leggi sono troppo numerose e contradditorie per essere applicate. Il loro numero è inversamente proporzionale alla loro efficacia, e l’incertezza è sinonimo di disordine e soprattutto di corruzione". Anche per quanto riguarda l'abuso d'ufficio, il ministro con dati alla mano ha sottolineato come solo il 3% dei casi si concluda in condanna.
La riforma del sistema carcerario
Ricevendo l'incarico, Nordio aveva subito affermato che avrebbe fatto delle carceri una priorità per il suo ministero. Nella sua audizione in Senato è tornato a parlare della "modernizzazione del sistema carcerario", sottolineando che sia "irrazionale che le stesse strutture debbano ospitare detenuti condannati in via definitiva e quelli in attesa di giudizio".
E ancora: "In merito alla carcerazione preventiva, il paradosso più lacerante è che, tanto è facile oggi entrare in prigione prima del processo, da presunti innocenti, quanto è facile uscirne dopo la condanna, da colpevoli conclamati. Orbene, la custodia cautelare, proprio perché teoricamente confligge con la presunzione di innocenza, non può essere demandata al vaglio di un giudice singolo".
Infine il ministro ha annunciato un piano di assunzioni entro il 2025 di 2.800 agenti di polizia penitenziaria.