Intercettazioni, perché se ne sta discutendo: chi è a favore e chi contro la riforma di Nordio
Il dibattito sulle intercettazioni ha ripreso vigore dopo la cattura del boss mafioso Matteo Messina Denaro. Soprattutto dopo alcune frasi del ministro della Giustizia, Carlo Nordio, che per quanto ha affermato di non aver intenzione di fare "riforme che toccheranno le intercettazioni su mafia e terrorismo", ha anche detto che "comunque i mafiosi non si parlano al telefono" e che "la rivoluzione copernicana sull'abuso delle intercettazioni è un punto fermo del nostro programma".
Dopo l'arresto di Messina Denaro anche la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, era intervenuta per mettere in chiaro che un'eventuale riforma non avrebbe mai comunque riguardato le indagini di mafia: "Le intercettazioni, per come sono utilizzate per i procedimenti di mafia, sono fondamentali", aveva detto, sottolineando che non se ne potesse fare a meno per questo genere di reati e assicurando che nessuno dei suoi ministri lo avesse mai messo in discussione.
Cosa prevede la riforma del ministro Nordio sulle intercettazioni
Ma quindi, cosa prevede il piano di Nordio? Al centro vi sono sia le regole per l'utilizzo delle intercettazioni durante le indagini, ma anche la loro diffusione sulla stampa. Il Guardasigilli, secondo quanto dichiarato da lui stesso in Senato, non andrebbe a intervenire sulle intercettazioni per i "reati gravissimi", cioè quelli legati a mafia e terrorismo, ma su queli minori.
Le intercettazioni possono essere di vario tipo. Quelle telefoniche, chiaramente, ma anche quelle fatte in rete o attraverso l'uso dei noti "trojan", dei virus che prendono il loro nome dal cavallo di Troia e che consentono di introdursi in uno smartphone e avere accesso a diversi contenuti. Vengono utilizzate per cercare delle prove nel corso di un'indagine, secondo regole ben precise, ma secondo il ministro ormai da troppo tempo se ne fa un abuso.
Intercettazioni, troppi abusi secondo il ministero
Non solo perché le autorità competenti vi ricorrerebbero troppo frequentemente, ma anche perché i loro contenuti non restano a disposizione degli inquirenti, ma finiscono spesso sui giornali. Non solo nelle parti di interesse pubblico, ma anche in quelle più private e che magari non hanno nulla a che vedere con il tema delle indagini.
"L'articolo 15 della nostra Costituzione dice chiaro e tondo che la segretezza delle comunicazioni è inviolabile, può essere eccezionalmente limitata dall'autorità giudiziaria, ma questa è l'eccezione. In Italia abbiamo avuto spesso l'impressione che la regola fosse quella di lasciare pubblicare tutto anche attraverso i brogliacci della polizia giudiziaria", ha detto ancora Nordio. Frasi che, soprattutto a ridosso dell'operazione che ha portato alla cattura del boss latitante numero uno in Italia, hanno creato un po' di turbolenza in maggioranza.
Chi è a favore e chi contro la riforma
Nel suo piano di riforma delle intercettazioni, comunque, Nordio può contare anche su parte dell'opposizione. Più precisamente, quella costituita dal Terzo polo di Azione e Italia Viva. Carlo Calenda, infatti, ha definito l'intervento di Nordio "condivisibile". A bocciare la riforma, invece, sono il Partito democratico e il Movimento Cinque Stelle.
Il mondo della giustizia è diviso. Se l'Unione delle Camere penali italiane ha espresso apprezzamento per le affermazioni di Nordio, la procuratrice generale di Palermo, Lia Sava, ha messo in chiaro che le regole contro gli abusi ci siano già e che le intercettazioni rimangino fondamentali non solo per i reati di mafia, "ma anche per quelli minori, che spesso sono spie di contesti mafiosi", ha proseguito citando ad esempio quelli per spaccio di droga o corruzione.