Cosa c'è di meglio di un bel duello rusticano a suon di insulti, populismo e demagogia fra i leader dei due principali partiti del Paese? Beh, francamente un po' tutto. E quello andato in scena oggi è il primo atto di uno spettacolino che rischia di monopolizzare il dibattito politico nei prossimi mesi, forse anni. Da una parte Renzi, che sfida Grillo sul suo terreno: quello della polemica contro gli sprechi (via Senato e province, stop a finanziamento ai partiti, rinuncia ai 40 milioni di rimborsi elettorali) e della comunicazione con la "pancia" dell'elettorato indeciso e sfiduciato. Dall'altra il capo politico del Movimento 5 Stelle, che chiede la restituzione degli arretrati imputando a Renzi colpe che, evidentemente, non sono sue (un miliardo di euro di finanziamenti pubblici, l'immobilismo del Governo e le contraddizioni sulla legge elettorale).
Poi la sfida reciproca. Renzi che chiede un baratto: rinuncio ai 40 milioni di euro, se tu firmi per abolizione province, trasformazione del Senato e legge elettorale che tuteli il bipolarismo. Cosa c'entrino le due cose ed in che modo siano in rapporto non è dato sapere. Dall'altro Grillo spara completamente a caso, chiedendo che Renzi restituisca un miliardo di euro e il voto subito senza riforma legge elettorale (con la riproposizione del Mattarellum, che appunto implica tecnicamente la riforma della legge elettorale). Da una parte #Beppefirmaqui, dall'altra #Renziecaccialagrana.
Il tutto condito dalla solita, immancabile, pioggia di insulti. "Se non ci stai, sei per l’ennesima volta un chiacchierone e l’espressione buffone vale per te", comincia Renzi. "Una scoreggina da Renzie, che non conosce la parola coerenza", ribadisce Grillo. Insomma, insulti, populismo, demagogia e propaganda: non potevamo pretendere un inizio peggiore.