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Insulti contro Laura Boldrini, a processo il sindaco leghista Matteo Camiciottoli: “Denunciate chi minaccia e diffama”

Lo scorso anno, l’allora presidente della Camera Laura Boldrini iniziò a denunciare gli odiatori del web che tutti i giorni le scagliavano contro insulti e minacce di ogni tipo. A distanza di un anno, i procedimenti giudiziari proseguono e a settembre il sindaco leghista Matteo Camiciottoli verrà processato.
A cura di Charlotte Matteini
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Le indagini partite dopo le denunce per hate speech presentate dall'allora presidente della Camera Laura Boldrini stanno procedendo e presto alcuni degli indagati che nel corso degli anni hanno pubblicato insulti di ogni tipo finiranno a processo. Come ricostruisce La 27sima ora del Corriere della Sera, tutto è partito il 14 agosto scorso, quando Laura Boldrini per la prima volta decise di sfidare gli odiatori online e iniziò a pubblicare gli screenshot degli insulti corredandoli con l'hashtag #AdessoBasta per contrastare la mole di leoni da tastiera che ogni giorno, per anni, le hanno rivolto insulti, minacce di morte e ogni tipo di volgarità sessista. "Questa non è una battaglia che faccio per me ma in nome e per conto di tutti quelli che non hanno la forza e la capacità di difendersi. I risarcimenti che otterrò non finiranno nelle mie tasche, ma andranno a finanziare progetti di educazione civica digitale, per insegnare ai nostri ragazzi un uso consapevole della Rete. Internet non è il Far web, minacciare e insultare online produce lo stesso effetto che produce nella realtà. Dall’altra parte della tastiera c’è sempre una persona che legge il messaggio…", spiega l'ex presidente della Camera.

Ma che fine hanno fatto i procedimenti contro gli odiatori del web? Molti finiranno a processo, in particolare il sindaco leghista di Pontinvrea, Matteo Camiciottoli, è stato rinviato a giudizio dalla Procura di Savona e la prima udienza è prevista per il prossimo 17 settembre.

"Boldrini si costituirà parte civile e insieme a lei intendono farlo varie associazioni contro la violenza sulle donne. L’estate scorsa, dopo uno stupro a Rimini, il sindaco leghista twittò riferendosi ai colpevoli: «Potremmo dargli gli arresti domiciliari a casa della Boldrini, magari gli mette il sorriso…». Un anno dopo, Camiciottoli sembra sinceramente pentito, parla di «frase infelice» e aggiunge che «ora, se incontrassi la Boldrini, le porgerei le mie scuse». Avrà modo di farlo tra due mesi in tribunale. Anche un certo Gianni, di Fermo, è stato già condannato a una supermulta, quasi mille euro, perché a febbraio scorso, intervenendo a La Zanzara su Radio 24, disse a proposito dello sparatore di Macerata, Luca Traini: «Doveva andare sotto casa della Boldrini e gambizzarla…»".

Non sono però solo questi gli unici casi denunciati da Boldrini. L’11 luglio scorso Boldrini ha querelato anche l’attore Fabrizio Bracconeri, che sempre a proposito dei fatti di Macerata ha apostrofato la deputata su Twitter: "Lo sai che tu sei responsabile dell’omicidio di Pamela… e di tutti i reati commessi dai clandestini…?". "L'attacco contro di me fa parte di una strategia politica molto chiara che ha un punto d’inizio, il post sessista di Beppe Grillo rivolto ai militanti: ‘Cosa fareste in macchina con la Boldrini?'". Nicola Biondo, ex capo della comunicazione M5S alla Camera, di recente ha ammesso: "Avrei voluto inviare un biglietto alla presidente Boldrini per scriverle che io mi ero dissociato da questo post e me ne vergognavo. Mi sono pentito di non averlo fatto". 

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