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Inps condannato per discriminazione contro famiglie Lgbt, non possono chiedere congedo genitoriale

L’Inps sarà obbligato a cambiare il proprio portale online per la richiesta di congedi genitoriali: nella versione attuale, non permette a due genitori dello stesso sesso di completare la richiesta, e questo è discriminatorio. Lo ha stabilito il Tribunale di Bergamo.
A cura di Luca Pons
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Immagine di repertorio
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Il portale online dell'Inps dedicato alle richieste di congedo genitoriale è discriminatorio, perché non permette di inserire i dati di due genitori dello stesso sesso. Così, l'Istituto dovrà cambiare la piattaforma prima di aprile per renderla più inclusiva. È questo il verdetto raggiunto dal Tribunale di Bergamo, al termine di una azione collettiva intentata a maggio 2023 dall'associazione per i diritti Lgbt Rete Lenford insieme alla Cgil di Brescia e al patronato Inca.

Il problema era stato sollevato a causa di un limite tecnico che si trasformava in una vera e propria discriminazione per molte famiglie. Sul portale web dell'Inps, infatti, dopo aver inserito le generalità di un genitore non era possibile inserire i dati di un'altra persona dello stesso sesso. Così, non era possibile completare le richieste di congedo genitoriale, anche per le coppie regolarmente inserite nei registri civili italiani. Il caso è finito davanti al giudice del lavoro Sergio Cassia, che ha stabilito che ci fosse una "ingiustificata discriminazione a danno dei genitori dello stesso sesso".

Dal giorno della sentenza (arrivata il 25 gennaio), il Tribunale ha stabilito che l'Inps avrà due mesi di tempo per cambiare la piattaforma online e risolvere il problema. Altrimenti scatterà una multa (piuttosto ridotta, 100 euro al giorno) in caso di ritardo.

Il sito dell'Inps "rispecchia la normativa nazionale, pensata a suo tempo – e mai aggiornata – per due genitori di sesso diverso. Ma tutti i congedi devono essere accessibili anche alle coppie di genitori dello stesso sesso, che devono potersi suddividere i compiti di cura e assistenza, come avviene per tutti i genitori eterosessuali", ha commentato l'avvocato Francesco Rizzi, di Rete Lenford, che ha seguito il caso con il legale Alberto Guariso. L'obiettivo ora è di "tutelare la posizione anche dei genitori che non hanno potuto ottenere il riconoscimento alla nascita e stanno attendendo i lunghi tempi dell’adozione in casi particolari".

Anche la Cgil nazionale si è detta soddisfatta. Ha commentato il caso Sandro Gallittu, responsabile dell'Ufficio nuovi diritti: "Il tribunale di Bergamo pone fine a un’odiosa discriminazione e accerta il diritto delle coppie formate da genitori dello stesso sesso a godere, alle medesime condizioni previste per le coppie di genitori eterosessuali, di alcuni istituti volti a sostenere le responsabilità di cura nei confronti dei figli".

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