Inizia l’anno giudiziario, i magistrati protestano contro il governo Meloni in tutta Italia

Nel giorno in cui inizia il nuovo anno giudiziario, l’Associazione nazionale magistrati ha protestato in tutti i capoluoghi. I magistrati, con la Costituzione in mano, hanno lasciato la sala quando parlava il rappresentante del governo: a Napoli è toccato al ministro Nordio. Al centro della contestazione c’è la nuova riforma della giustizia.
A cura di Luca Pons
1.108 CONDIVISIONI
Immagine

Oggi, sabato 25 gennaio 2025, inizia ufficialmente il nuovo anno giudiziario. E, come annunciato da giorni, è andata in scena una protesta nazionale dei magistrati contro il governo Meloni. In tutti i principali capoluoghi in cui si tenevano le cerimonie ufficiali per l'evento, i magistrati dell'Anm hanno lasciato la sala quando ha preso la parola il rappresentante del governo.

In particolare, a Napoli era presente il ministro della Giustizia Carlo Nordio, mentre a Roma parlava il sottosegretario Alfredo Mantovano e a Bari il viceministro Francesco Paolo Sisto. I magistrati hanno tenuto in mano una copia della Costituzione e indossato una coccarda tricolore, per protestare contro la nuova riforma della giustizia. Dura la reazione del centrodestra, è arrivato anche il commento del presidente del Senato Ignazio La Russa: "Nessuno può arrogarsi il diritto di cancellare le decisioni del Parlamento".

Ministro Nordio contestato a Napoli: "Non voglio umiliare i magistrati"

A Napoli, a causa della presenza del ministro, la protesta ha attirato particolarmente l'attenzione. Alla cerimonia non si è presentato nemmeno il Procuratore capo della Repubblica per il capoluogo campano, Nicola Gratteri. Appena Nordio ha preso la parola, i magistrati si sono alzati e sono usciti in modo ordinato, per rientrare solo alla fine del suo discorso.

Il ministro nel suo intervento ha toccato diversi punti, e naturalmente il discorso non poteva ignorare la protesta in corso. Perciò, parlando della riforma della giustizia, Nordio ha affermato che "il colossale potere conferito alla magistratura deve essere temperato non solo dalle leggi, ma anche dall'umiltà e il buon senso", cose che "non si insegnano all'università, non si scrivono nelle leggi, si imparano con una profonda riflessione e con la cultura generale".

"Tutte le opinioni sono benvenute, le manifestazioni di dissenso sono il sale della democrazia, e ringrazio i magistrati per una manifestazione estremamente composta", ha continuato. Per poi contrattaccare: "Ma che si possa pensare che un ministro da trent'anni in magistratura, e per tre anni alla guida dell'inchiesta sulle Brigate Rosse, che un ex magistrato possa avere come obiettivo l'umiliazione della magistratura alla quale è appartenuto, lo trovo particolarmente improprio".

Nordio ha anche aggiunto che è una cosa "un po' dolorosa" che "qualcuno possa pensare che questa riforma costituzionale sia punitiva per la magistratura". E che la sottomissione delle toghe al potere esecutivo del governo "non avverrà mai, non in nome di questa riforma costituzionale". Questo è proprio uno dei punti che ha attirato più proteste  e preoccupazioni sulla riforma, accusata di porre le basi per una influenza più forte del governo sui magistrati.

Il centrodestra attacca le toghe, La Russa: "Nessuno può cancellare scelte Parlamento"

La maggioranza ha sostenuto Nordio, naturalmente, attaccando i magistrati. Anche il presidente del Senato Ignazio La Russa è intervenuto: "Credo che il modo in cui si possono affrontare questi temi non possa che essere quello del confronto e della concordia, senza che si arrivi a un conflitto", ha detto ai cronisti. "E nessuno può arrogarsi il diritto di cancellare le decisioni del Parlamento, deve prenderle avendo capacità di ascolto e di confronto".

Matteo Salvini ha dichiarato: "Si può contestare, ma i magistrati sono pagati per applicare le leggi, non per contestare o sovvertire le leggi. Mi sembra di pessimo gusto alzarsi e uscire quando un rappresentante del governo parla. Fortunatamente sono sempre più in minoranza. La maggioranza dei giudici vuole solo fare il proprio lavoro e non fare politica. Io parlo con la maggioranza".

Antonio Tajani si è detto "dispiaciuto" per la protesta e ha aggiunto: "Eppure un magistrato, la Costituzione dovrebbe averla letta e dovrebbe sapere che nella Costituzione si ricorda che l'Italia è una Repubblica democratica fondata sul lavoro e che il potere è nelle mani del popolo, che il Parlamento ha potere di fare le leggi e che c'è la separazione dei poteri". Per Forza Italia ha commentato anche la vicepresidente del Senato Licia Ronzulli: è "oltremodo offensivo, ma anche una ribellione di una parte seppure minoritaria della magistratura, cioè di un potere dello Stato, contro lo Stato stesso", ha detto: il "punto più basso toccato dalla magistratura", secondo la senatrice forzista.

Da parte sua, l'Associazione nazionale magistrati ha difeso l'iniziativa. Salvatore Casciaro, segretario nazionale dell'Anm, parlando a Bari ha detto che Nordio fa "generalizzazioni improprie, gettando discredito sulla categoria e sulla magistratura", forse in vista "di una campagna referendaria in cui si chiederà impropriamente ai cittadini di esprimere un gradimento sulla magistratura". In mattinata il presidente dell'associazione Giuseppe Santalucia aveva detto a Omnibus su La7 che nella protesta "di eversivo non c'è nulla".

Proteste in tutti i capoluoghi, Mantovano: "Perché rifiutare il confronto?"

Iniziative come quella di Napoli sono avvenute in tutti i principali capoluoghi. A Milano, Firenze, Trieste, L'Aquila, Catanzaro, Catania e molti altri le toghe hanno lasciato la stanza con la Costituzione in mano quando ha iniziato a parlare il rappresentante designato dal ministero della Giustizia. E non sono mancati gli interventi critici sulla riforma anche prima, quando nel corso delle cerimonie sono stati a chiamare i vari presidenti delle Corti d'Appello, né dopo, con striscioni fuori dalle sedi degli eventi.

In particolare, a Bari era presente il viceministro alla Giustizia Francesco Paolo Sisto, che ha criticato la protesta. "Allontanarsi e non ascoltare" crea un "difetto di contraddittorio", ha detto dopo l'uscita dei magistrati: "Si viene meno al confronto, alla collaborazione con le istituzioni".

A Roma, invece, ha parlato il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Alfredo Mantovano, che ha alle spalle una lunga carriera da magistrato. Mantovano ha affermato: "Non abbiamo nessuna intenzione di fare una riforma contro i magistrati ma per i cittadini. Immaginavamo di fare la riforma con il contributo critico dei magistrati".

Poi ha detto che una contestazione da parte delle toghe "più che un problema di riguardo istituzionale, pone un problema di prospettiva. Mi permetto di chiedere alla magistratura italiana di non rifiutare l'invito del governo al confronto, senza pregiudizi". Poi ha insistito: "È legittimo non condividere nulla. Ma perché rifiutare anche solo di parlarne? Perché uscire dai canoni della dialettica per entrare in quelli dell'alternativa ‘o tu o io'? È qualcosa che non fa bene a nessuno".

1.108 CONDIVISIONI
autopromo immagine
Più che un giornale
Il media che racconta il tempo in cui viviamo con occhi moderni
api url views