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Influenza aviaria, l’Ue firma un contratto per il vaccino: in arrivo 665mila dosi

Oltre 600mila dosi di vaccino contro l’aviaria potrebbero presto arrivare in Europa dopo l’accordo siglato tra l’Hera e la società farmaceutica inglese Seqirus. I primi a beneficiarne saranno i soggetti più a rischio trasmissione: veternari e coloro che lavorano negli allevamenti bovini e avicoli.
A cura di Giulia Casula
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La Hera, l'Autorità per la preparazione e la risposta alle emergenze sanitarie istituita dopo la pandemia Covid allo scopo di contrastare le potenziali crisi sanitarie, ha firmato un contratto per la fornitura del vaccino a uso umano contro l'aviaria. 

Si tratta di 665mila dosi in tutto, secondo quanto previsto dall'accordo che riguarderà nello specifico 15 dei 27 Paesi membri dell'Ue: Danimarca, Lettonia, Francia, Cipro, Lituania, Malta, Paesi Bassi, Austria, Portogallo, Slovenia, Finlandia, Grecia, Irlanda, Islanda e Norvegia. I vaccini, realizzati dalla compagnia farmaceutica inglese Seqirus, saranno riservati in primo luogo ai soggetti più a rischio di trasmissione, cioè a coloro che lavorano negli allevamenti avicoli o ai veterinari. L'accordo siglato tra l'Hera e la società inglese dura quattro anni e prevede anche la possibilità di un'ulteriore fornitura pari a 40 milioni di dosi.

Al momento, "quello di Seqirus è l'unico vaccino preventivo contro l'influenza aviaria zoonotica attualmente autorizzato nell'Ue", si legge nella nota diffusa dalla Commissione europea, di cui l'Hera costituisce il braccio operativo. Al di là del contratto, gli Stati membri potranno comunque comprare i vaccini autonomamente tramite i propri canali nazionali, senza dover necessariamente partecipare all'accordo. Tra le spedizioni in lavorazione che a breve raggiungeranno l'Europa, le prime dosi arriveranno probabilmente in Finlandia. Subito dopo, sarà la volta degli altri Paesi Ue.

Con l'acquisto del vaccino, l'Hera non intende agire allo scopo solamente di tutelare le persone più a rischio (personale veterinario, lavoratori di aziende lattiero-casearie, allevatori di pollame), ma anche di escludere la nascita di eventuali focolai di influenza aviaria in territorio europeo. Attualmente i primi casi di contagio umano hanno riguardato gli Stati Uniti, dove è da poco salito a tre il numero dei lavoratori positivi al virus A (H5N1), l'aviaria per intenderci.

Anche in Australia si è registrato un primo caso di infezione umana: una bambina, senza patologie preesistenti, è stata ricoverata nel reparto di terapia intensiva di un ospedale di Melbourne, dopo che le sue condizioni di salute erano rapidamente peggiorate al rientro da un viaggio in India. Tra i sintomi i sintomi: febbre, tosse, difficoltà respiratorie e vomito. Sottoposta a ulteriori analisi, i riscontri hanno dimostrato che il virus in questione era un sottotipo A (H5N1), appartenente al clade 2.3.2.1a, il medesimo diffusosi nel Sud-Est asiatico e già identificato in precedenti casi di infezioni umane e nel pollame. Per quanto riguarda l'Europa invece, per il momento l'EFSA, l’Autorità europea per la sicurezza alimentare, non ha registrato nessun caso di contagio umano.

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