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Covid 19

Indice Rt a 1,43: perché dobbiamo comunque aspettarci misure più restrittive e nuove chiusure

L’indice di contagio Rt nazionale è sceso secondo l’ultimo monitoraggio Iss-ministero della Salute a 1,43, con un margine che va da 1,08 a 1,81. Anche se la soglia critica dell’1,5 non è stata superata ci saranno comunque nuove restrizioni, perché il numero di ricoveri ospedalieri e in terapia intensiva è in aumento.
A cura di Annalisa Cangemi
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Dall'ultimo monitoraggio settimanale dell'Iss e del ministero della Salute sulla situazione epidemiologica in Italia, con i dati aggiornati dalle Regioni, è emerso che l'indice Rt nazionale è in calo. Se infatti la scorsa settimana era schizzato a 1,72, secondo il report settimanale della Cabina di regia ministero della Salute-Iss, è sceso a 1,43, con un margine che va da 1,08 a 1,81. Si riscontrano in generale valori medi di Rt superiori a 1,25 nella maggior parte delle regioni, e superiori a uno in tutte le regioni.

Che il valore dell'Rt fosse diminuito lo aveva annunciato questa mattina anche il presidente del Consiglio Conte: "Confido che oggi l'Rt nazionale, che misura la velocità di contagio, che nelle ultime settimane è arrivato a 1,7, oggi possa già per le misure adottate, per quello che voi chiamate meccanismo di colorazione delle Regioni, abbassarsi: questo significherebbe che le misure adottate iniziano già a dare effetti. Se così fosse, saremmo incoraggiati su questa strada". Ma un valore Rt più basso non è necessariamente sinonimo di rallentamento del virus, e non significa che le misure adottate fino ad ora, con la classificazione dell'Italia in tre fasce di rischio/colore, siano efficaci.

Il calcolo dell'Rt, che indica la velocità di trasmissione del virus, è il fulcro del sistema di sorveglianza messo in campo dal governo. La soglia oltre la quale scatta il livello d'allarme come sappiamo è 1,5: se è inferiore a 1 significa che l'epidemia è in regressione, se invece è superiore a 1, il virus si diffonde con velocità crescente. Il sistema prevede quattro differenti scenari, in base ai quali viene deciso il colore d'appartenenza di ogni Regione.

Lo scenario 1 presenta una situazione di trasmissione localizzata (focolai) in cui l'Rt regionale è sopra il livello di soglia per un periodo inferiore a un mese. Lo scenario numero 2 è invece quello in cui c'è una situazione di trasmissione sostenuta e diffusa, ma gestibile dal sistema sanitario territoriale con livelli di Rt compresi tra 1 e 1.25. Lo scenario 3 è invece quello in cui c'è una situazione di trasmissibilità sostenuta e diffusa con rischi di tenuta per il sistema sanitario caratterizzata da indici Rt compresi tra 1,25 e 1,50; e infine lo scenario 4 con criticità per il sistema sanitario e con indici Rt sistematicamente superiori a 1,5.

Inoltre la classificazione delle Regioni con il relativo scenario di rischio che fa scattare automaticamente misure più drastiche poggia in tutto su 21 parametri, e l'Rt rappresenta solo uno di questi indicatori: contano anche il numero dei tamponi, la capacità di tracciamento e di testing, il numero di posti disponibili in ospedale e in particolare in terapia intensiva.

Il direttore Generale della Prevenzione presso il Ministero della Salute, Giovanni Rezza, commentando il report realizzato dalla cabina di regia istituita per contrastare l'emergenza coronavirus, ha infatti sottolineato che anche se l'Rt nazionale è sceso a 1,4, resta preoccupante l'aumento di ricoveri e terapie intensive: "Il numero di casi di Covid-19 nel nostro Paese è salito a 650 per 100mila abitanti anche se questa settimana l'Rt sembra essere leggermente diminuito da 1,7 a 1,4. Purtroppo il virus circola in tutto il Paese e si verifica un preoccupante aumento sia dei ricoveri ospedalieri che dei ricoveri in terapia intensiva". Per questo è stata necessaria un'ulteriore stretta sulle Regioni.

E le misure prese da appena una settimana, il dpcm che ha diviso l'Italia in tre è entrato in vigore solo una settimana fa il 6 novembre, non possono aver avuto un impatto diretto sui dati relativi al periodo preso in considerazione dal report Iss, e cioè la settimana dal 2 all'8 novembre (con aggiornamenti all'11 novembre).

Anche perché, ha fatto notare ieri il presidente della Fondazione Gimbe Nino Cartabellotta, l'Rt che compare in questo monitoraggio, è un dato vecchio: "L'attribuzione dei colori alle Regioni – ha spiegato Cartabellotta – viene effettuata utilizzando due parametri principali: lo scenario identificato dai valori dell’indice Rt e la classificazione del rischio attraverso i 21 indicatori del DM 30 aprile 2020. Tuttavia, il valore di Rt è inappropriato per informare decisioni rapide perché, oltre ad essere stimato sui contagi di 2-3 settimane fa, presenta numerosi limiti".

Intanto l'indice di contagio viene stimato solo sui casi sintomatici, che sono un terzo dei casi totali. Si basa poi sulla data di inizio dei sintomi che molte Regioni non comunicano per il 100% dei casi. È poi strettamente legato alla qualità e tempestività dei dati inviati dalle Regioni, che come abbiamo visto ultimamente hanno fatto registrare ritardi nella notifica.

Quindi se è vero che il calo dell'Rt nazionale è comunque una buona notizia, si deve guardare poi ai singoli indicatori regionali, e va calato in un contesto più ampio. Non è da sottovalutare infatti che il sistema di tracciamento da parte dei servizi territoriali è in difficoltà, e non sempre si riescono a individuare tempestivamente i nuovi contagi.

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