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Covid 19

Incontro governo-Regioni, cosa succede per le zone rosse e come potrebbero cambiare i 21 parametri

Oggi pomeriggio previsto nuovo confronto tra il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia, il ministro della Salute Roberto Speranza, e le Regioni. I governatori spingono perché sia rivisto, e semplificato, l’attuale sistema di monitoraggio basato su 21 parametri. Ma il governo e il presidente Iss Brusaferro non sembrano intenzionati a cambiare gli indicatori che permettono di fotografare la situazione epidemiologica in modo più dettagliato.
A cura di Annalisa Cangemi
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Oggi pomeriggio il ministro per gli Affari Regionali Francesco Boccia incontrerà i governatori, che dopo la Conferenza delle Regioni avevano chiesto un incontro urgente con l'esecutivo. La riunione si terrà alle 16, e saranno presenti il ministro della Salute Roberto Speranza, e il presidente dell'Istituto di Sanità Silvio Brusaferro.

I governatori continuano a chiedere una revisione dei parametri per la suddivisione nelle tre fasce di rischio, e magari una differenziazione all'interno della stessa Regione con misure variabili a seconda delle province, ed eventuali allentamenti anche all'interno di aree rosse o arancioni, intervenendo invece in anticipo con nuove chiusure dove necessario. E sarà questo l'oggetto principale dell'incontro. Le eventuali modifiche ai 21 indicatori, che riguardano il "processo sulla capacità di monitoraggio", il "processo sulla capacità di accertamento diagnostico, indagine e di gestione dei contatti", "la stabilità di trasmissione e la tenuta dei servizi sanitari", non saranno comunque approntate oggi.

Il presidente Iss Brusaferro ha già spiegato che "Il sistema dei 21 indicatori di rischio con cui si valuta la situazione delle singole Regioni è molto articolato, richiede più indicatori per rappresentare nel migliore dei modi la realtà. È un sistema complesso, per via della complessità della struttura della sanità italiana". Questo significa che l'orientamento del governo non è comunque quello di togliere alcuni di questi indicatori, che servano a decidere chi può passare a una fascia di rischio più bassa, e quale territorio invece ha bisogno di misure più stringenti.

La posizione del ministro Boccia è nota. Il dem ha ricordato che questi parametri non nascono "per alchimie misteriose", ma sono il frutto di un decreto ministeriale del 30 aprile scorso. Al momento l'attribuzione a ogni Regione di un colore, che corrisponde a un livello di rischio, viene stabilita dalla Cabina di Regia, di cui fanno parte il dipartimento della prevenzione del ministero della Salute, l'Istituto Superiore di Sanità, e i membri designati dalla Conferenza delle Regioni, sentito il parere del Cts sui dati monitorati. Per rendere operative le nuove misure e la nuova "zona" serve poi un'ordinanza firmata dal ministro della Salute Speranza. Ci sono quindi tre membri delle Regioni che hanno voce in capitolo su questo processo, da mesi. E per questo per Boccia queste sarebbero critiche e polemiche tardive. Anche il presidente del Consiglio Conte difende l'attuale sistema di monitoraggio: "Ci consente interventi mirati e di introdurre misure restrittive che siano limitate nel tempo e ben dosate sull'effettivo livello di rischio dei territori".

Il Cts chiede prudenza

Anche il Comitato tecnico scientifico, per bocca del coordinatore Agostino Miozzo, non è d'accordo con la richiesta di diminuire questi indicatori: "Se si vuole una fotografia più sbiadita diminuiamo il numero di pixel della macchina fotografica. I 21 indicatori che definiscono la situazione epidemiologica delle Regioni sono importanti per avere indicazioni precise, se li vogliamo ridurre si può fare", ha detto intervistato da Sky Tg24. "Io auspicherei di mantenere lo standard elevato – aggiunge – sarà una decisione da prendere di concerto con l'Istituto superiore di sanità. È comunque una decisione politica". La possibilità di intervenire sui 21 parametri era stata anticipata anche da un altro membro del Cts, Antonelli, che aveva parlato di un. possibile "riordino": "Alcuni saranno messi in maggior luce e guideranno maggiormente rispetto ad altri, sostanzialmente per esemplificare e adattarsi alla realtà epidemiologica attuale".

Le richieste delle Regioni

A sintetizzare il pensiero dei governatori ci pensa il presidente del Friuli-Venezia Giulia Massimiliano Fedriga: "Pensiamo unanimemente, tutte le Regioni, che sia necessario avere dei parametri che fotografino meglio la situazione dei diversi territori. Delegare tutto ad un algoritmo non porta alle migliori soluzioni possibili per il Paese ed i nostri territori", ha detto a "Uno Mattina".

"Non c'è dubbio che meno parametri potrebbero fotografare al meglio la situazione. Decidere sulla vita delle persone, ma anche sulla sicurezza sanitaria, in base allo ‘0 virgola', rispetto al Rt, partendo appunto da un calcolo aritmetico o da una elaborazione informatica fine a se stessa, pensiamo che non possa dare la migliore risposta", ha spiegato Fedriga, ricordando che le Regioni non hanno chiesto solo una semplificazione dei parametri "ma che ci sia anche una presa di responsabilità politica nel compiere la scelta finale".

Intanto domani potrebbero arrivare nuove zone rosse, dopo la riunione della Cabina di Regia, in vista di un possibile allentamento delle misure anti Covidallo scadere del dpcm attualmente in vigore, per concedere una tregua a commercianti e ristoratori con l'approssimarsi delle feste natalizie. Non si può escludere comunque che il decreto in scadenza il 3 dicembre venga prolungato per qualche altra settimana, in attesa di un nuovo dpcm a ridosso del Natale. Tutto dipenderà dalla curva epidemiologica: un equilibrio difficile da raggiungere, se non si vuole far precipitare il Paese nella terza ondata a gennaio.

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