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Inchiesta Report, Spano si difende: “Sono finito in un tritacarne politico ingiusto e ingiustificato”

Francesco Spano, ex capo di gabinetto al ministero della Cultura, al centro della prossima puntata di Report, parla della vicenda che l’ha portato alle dimissioni: “C’è stato un attacco alla mia vita privata e alle mie scelte”.
A cura di Annalisa Cangemi
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"Sono finito in un tritacarne politico ingiusto e ingiustificato". L'ex capo di gabinetto del ministero della Cultura Francesco Spano, che si è dimesso mercoledì 23 ottobre, si è detto "addolorato" per quanto accaduto. Scelto personalmente dal neo ministro Giuli, successore di Gennaro Sangiuliano, è stato costretto a lasciare l'incarico al ministero. È finito nella bufera dopo l'annuncio della nuova inchiesta di Report, che ha al centro un presunto conflitto di interesse al museo Maxxi di Roma. Ieri il conduttore di Report, Sigfrido Ranucci, ha annunciato che la trasmissione di domenica prossima mostrerà un "secondo caso Boccia", che coinvolgerebbe direttamente il ministro Giuli.

In un'intervista a ‘Repubblica' Spano si è detto "Amareggiato come minimo. Sono addolorato". "C'è stato un attacco alla mia vita privata e alle mie scelte", ha aggiunto. Quanto all'assunzione del marito Marco Carnabuci come consulente del museo Maxxi quando era segretario generale, ha detto: "Il contratto non è firmato da me e non sono intervenuto in nessuna fase di valutazione e aggiudicazione della fornitura". La giornalista Gabriella Cerami gli ha domandato: "Se non ha agito per interessi personali, perché allora si è dimesso da capo di gabinetto appena nove giorni dopo la nomina fatta dal ministro Alessandro Giuli?". La risposta di Spano: "Mi sono dimesso perché non era più possibile lavorare in questo contesto. Un clima non piacevole si era già instaurato non appena il ministro, che ringrazio, mi ha scelto come suo capo di gabinetto".

Intervistato anche dalla Stampa ha detto: "Io credo che sia legittimo, per ciascuno di noi, non condividere e financo disapprovare le scelte altrui, ma il rispetto per la vita degli altri, e per l'altro a prescindere, è un principio di civiltà invalicabile". Qualcuno lo ha accusato di essere di sinistra: "Se posso usare un'espressione alta, direi che la mia coscienza politica si inserisce nella tradizione del cattolicesimo democratico. E forse recuperare un po' di quella scuola aiuterebbe tutta la politica odierna. Ma questo è un altro discorso", ha commentato. Per Spano "il tema dell'omofobia è gigantesco nel nostro Paese, ma ancor peggiore è il ricorso al discredito personale e del privato di una persona per fini strumentali, di potere, di audience, di quello che vuole".

Spano si riferiva ad alcune chat di Fratelli d'Italia, nelle quali sono stati scritti pesanti insulti omofobi contro di lui, e in cui è stato definito "pederasta". C'è stata anche una raccolta firme per le sue dimissioni, da parte dei Pro Vita.

Mollicone (Fdi) nega di aver criticato la nomina di Spano

"Chi mi conosce sa che sono contrario a questo giornalismo da character assassination. Il governo e il Parlamento devono essere giudicati sul merito delle politiche e dei provvedimenti, non sulle dicerie dell'untore. Sciascia sarebbe d'accordo". Ne è convinto Federico Mollicone, deputato FdI e presidente della Commissione Cultura, intervistato dal Messaggero.

L'esponente di Fdi ha detto di non aver criticato la nomina di Spano: "Ma no assolutamente. Io sono l'unico ad averlo difeso pubblicamente, in una recente intervista". Quindi ha aggiunto: "Che Spano non provenga dal nostro mondo è risaputo, da qui il nervosismo del partito di cui ha parlato Giorgia Meloni. Però lo ha scelto Giuli, si sarà fidato della sua capacità tecnica". Quanto alla lite in Transatlantico con Antonella Giuli, sorella del ministro e portavoce del gruppo FdI alla Camera, ha tagliato corto: "Discutere, non litigare. E le ho detto solo ‘ma cosa stai dicendo?' Conosco Antonella da una vita, la stimo e le voglio bene. Poi capisco il nervosismo, comprensibile quando ci sono vicende personali di mezzo".

Le reazioni

"Che ci sia parte della classe dirigente che è omofoba e razzista è un dato di fatto. Sulla vicenda Spano è incredibile quello che è accaduto. A destra dovrebbero prevalere i valori liberali, e invece qui non c'è nulla di liberale. Prima ancora del servizio di Report, la nomina di Spano era già diventata un caso per il suo orientamento sessuale, parlamentari di Fratelli d'Italia avevano detto che era inopportuna. È una cosa non degna di un paese civile", ha detto a Calibro 8 su Radio Cusano il presidente dei deputati di Italia Viva Davide Faraone. "Difendo il fatto che Giuli aveva dimostrato autonomia rispetto al metodo militare di Meloni e di Fratelli d'Italia di scegliere la classe dirigente. Dopodiché – ha aggiunto Faraone – c'è una ipocrisia della sinistra che non dice una parola. Per molto meno si sono realizzate carriere di eroi e di eroine, ma siccome si trattava di uno nominato da un ministro di destra, non meritava difesa".

Secondo Paola Concia, ex parlamentare Pd, questa è "una brutta storia . E in questa storia ne ho per tutti. A destra come a sinistra", ha detto al Corriere della Sera. "A destra sono colpevoli di una manifesta e inqualificabile omofobia". Ma a sinistra secondo l'ex parlamentare nessuno si è fatto sentire: "Chi ha pensato a difendere Spano? È stato offeso, vituperato. Quelli di FdI lo hanno definito pederasta, un termine orribile oltre che antico. Chi della comunità Lgbtq+ lo ha difeso? Pochissimi, non i nomi noti. Eccetto Ivan Scalfarotto, non mi viene in mente nessun altro". Per Concia "lo hanno considerato un traditore, un'intelligenza che va con il nemico. Nessuno ha pensato semplicemente che è bravo e per questo Giuli lo ha preso con sé. Roba da strapaese".

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