Inchiesta Pozzolo, il testimone chiave Luca Zani: “Ho sentito lo sparo, Pozzolo era sotto shock”
È ancora ricoverato in ospedale a Torino, con un trauma cervicale e una prognosi di 90 giorni, Luca Zani, avvocato consigliere comunale di Biella, in quota Fdi, uno dei testimoni chiave dell'inchiesta sullo sparo di Capodanno in cui è coinvolto il parlamentare di Fdi Emanuele Pozzolo, rimasto vittima sabato di un incidente mentre stava facendo un'esecuzione in montagna con la mountain bike, durante una discesa sulla pista del Monte Casto.
Secondo la ricostruzione, Zani, tra gli ospiti presenti alla festa a Rosazza in cui è rimasto ferito ad una gamba l'elettricista 31enne Luca Campana, genero dell'ex caposcorta del sottosegretario alla Giustizia Andrea Delmastro, raggiunto da un colpo di pistola sparato dall'arma del parlamentare Pozzolo, avrebbe perso il controllo della bici finendo contro un albero.
Gli uomini del soccorso alpino lo hanno stabilizzato caricandolo sull'elisoccorso che lo ha trasportato al Cto di Torino. L'avvocato è stato sentito più volte dagli inquirenti sulla vicenda del veglione dello scorso 31 dicembre.
La versione di Luca Zani
Al Corriere della Sera l'avvocato ha fatto un resoconto della serata: "Pozzolo aveva la pistola in mano, ed era solo. Solo dopo si è avvicinato il capo scorta. Io stavo raccogliendo gli ultimi bicchieri dai tavoli e, di sfuggita, ho notato che quell'oggetto, che pensavo essere un accendino, era rivolto proprio nella direzione in cui ci trovavamo io e Luca Campana, l'operaio ferito. Per questo mi sono spostato. Poi ho sentito lo sparo".
"Ero già in cucina al momento dello sparo – ha riferito – Ma non posso assolutamente dire con certezza che in quel preciso momento l'arma fosse impugnata proprio dall'onorevole Pozzolo. Sono otto giorni che non dormo. Me ne stavo andando quando ho sentito lo sparo, ma non ho visto chi ha sparato. Campana poi è venuto in cucina dicendo: ‘Mi hanno sparato'. Pozzolo invece era sotto shock. Non mi hanno ascoltato i carabinieri quella sera perché dovevo andare a prendere mia figlia ad una festa".
"Una sera tranquilla. Ognuno aveva portato qualcosa. Io una magnum di champagne, poi c'era la salsiccia di Bra, i cannoli – continua -. Tutto in cucina. Pozzolo non era tra gli invitati. È arrivato verso l'1.15, lo ricordo perché dovevo andare a prendere mia figlia ad una festa. L'ho visto solo con quello che pensavo fosse un accendino. Vicino a lui, poco dopo, il capo della scorta Pablito Morello. Poco più in là il genero Luca Campana. Quando li ho visti, ho pensato: “Meglio girare alla larga”. E infatti me ne sono andato verso la zona della cucina. Poco dopo ho sentito lo sparo".
L'avvocato ha detto poi che dopo l'incidente l'arma era rimasta sul tavolo: "Campana è poi arrivato dove eravamo noi. Urlava: ‘Mi hanno sparato! Mi hanno sparato'. ‘Ma va', ho detto io. ‘Sarà un botto'. E lui ha ripetuto ‘No, ti giuro, mi hanno sparato con un proiettile'. A quel punto Zani ha aiutato Campana a togliersi i pantaloni e ha visto la ferita.