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Inchiesta per corruzione, a Venezia l’assessore Boraso dà le dimissioni dal carcere

L’assessore del Comune di Venezia Renato Boraso ha dato le dimissioni: a farlo sapere il suo legale, dopo un colloquio in carcere. Boraso è detenuto in via cautelare in seguito all’inchiesta per corruzione che vede indagato, in un altro filone, anche il sindaco Luigi Brugnaro.
A cura di Luca Pons
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L'assessore alla Mobilità del Comune di Venezia, Renato Boraso, ha dato le dimissioni. Ad annunciarlo è stato il suo avvocato, Umberto Pauro, dopo averlo incontrato nel carcere di Padova. Boraso si trova in carcere in via cautelare dal 16 luglio su decisione del Tribunale di Venezia, a seguito di un'indagine per reati contro la pubblica amministrazione. Secondo gli inquirenti, l'ormai ex assessore arrestato sarebbe stato coinvolto in undici episodi di corruzione, concussione e autoriciclaggio. Nell'inchiesta, anche se in un filone diverso, è indagato anche il sindaco di Venezia Luigi Brugnaro, atteso in Consiglio comunale il 9 settembre.

L'inchiesta, che vede 22 persone indagate al momento, riguarda principalmente la vendita di palazzi comunali e aree pubbliche. Da domani partiranno gli interrogatori di garanzia per chi ha subito delle misure cautelari, tra cui lo stesso Boraso. Si trova in carcere anche l'imprenditore Fabrizio Ormenese. Solo dopo gli interrogatori potranno partire gli eventuali ricorsi davanti al Tribunale del Riesame per chiedere le restrizioni (la reclusione in carcere, gli arresti domiciliari o l'interdizione) vengano sollevate.

L'assessore sarebbe stato coinvolto in diversi casi di concussione, corruzione e autoriciclaggio dal 2015 in avanti. Si parlerebbe della vendita di Palazzo Papadopoli ad un prezzo ribassato, ma non solo. Ad esempio secondo gli inquirenti Boraso avrebbe ricevuto 73.200 euro dai rappresentanti del magnate singaporiano Ching Chiat Kwong quando ricopriva l'incarico di assessore al Patrimonio. Questi soldi sarebbero stati fatturati dalla società di Boraso, Stella consulting, per una consulenza che secondo la Procura non è mai avvenuta. I fondi sarebbero poi stati ridistribuiti tra altre due aziende dell'assessore. In generale, Boraso si sarebbe più volte dedicato a ricercare guadagni personali, anche spingendo altri a collaborare. Risulta, ad esempio, un'intercettazione in cui avrebbe aggredito verbalmente una funzionaria che non intendeva infrangere le regole; poco dopo, Boraso avrebbe detto di aver "pettinato la bambola".

Per quanto riguarda il sindaco Brugnaro, il primo cittadino non si è presentato ieri in Consiglio comunale, e come detto la sua prossima apparizione davanti ai consiglieri dovrebbe essere nell'incontro del 9 settembre. Naturalmente, in quell'occasione si parlerà dei risvolti politici delle questioni su cui lavorano gli inquirenti. Per quanto riguarda Brugnaro, l'accusa è di essere stato coinvolto nella trattative per vendere i Pili (un terreno di sua proprietà, oggi gestito da un blind trust) per 150 milioni di euro, in cambio dell'impegno del Comune a renderlo più edificabile. Una trattativa, comunque, mai andata in porto. Il terreno era stato acquistato dallo stesso Brugnaro, prima di diventare sindaco, per cinque milioni di euro.

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