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Caso dossieraggi e dati rubati

Inchiesta hacker e dati rubati, cosa vuole fare il governo Meloni contro i dossieraggi

Continua ad agitare la politica l’inchiesta della Procura di Milano sull’attività di dossieraggio, con cui la società investigativa Equilize avrebbe spiato vip e politici. Di fronte all’ennesimo caso di accessi abusivi ai sistemi informatici pubblici, a Palazzo Chigi si pensa a un piano di intervento.
A cura di Giulia Casula
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Continua ad agitare la politica l'inchiesta della Procura di Milano sull'attività di dossieraggio, di cui è accusata la società investigativa Equilize Srl e a Palazzo Chigi si pensa a un piano di intervento per far fronte all'ennesimo caso di intrusioni anomale nei sistemi informatici pubblici.

In questa vicenda, sarebbero più di 800mila le informazioni trafugate dalle banche dati di polizia e non solo. La società avrebbe ceduto anche dati ai servizi segreti di altri Paesi. Il tutto per profitti che supererebbero i tre milioni di euro.

L'indagine, che ha fatto scattare i domiciliari per l'ex poliziotto Carmine Gallo, ad di Equalize, ruota attorno alla rete di hacker che avrebbe messo in atto azioni di spionaggio allo scopo di raccogliere dossier su personaggi pubblici, vip e politici. Tra questi il presidente del Senato, Ignazio La Russa e il leader di Italia Viva, Matteo Renzi, ma persino il capo dello Stato Sergio Mattarella, a cui apparterrebbe uno degli indirizzi abusivamente clonati.

Dopo gli scandali legati al finanziere Pasquale Striano e al bancario Vincenzo Coviello, ora il governo starebbe pensando a una stretta sulle banche dati. Ieri pomeriggio, nel corso di un vertice con il ministro dell'Interno Matteo Piantedosi, Giorgia Meloni si è soffermata su quanto emerso dalle carte dell'inchiesta, soprattutto sui presunti accessi abusivi allo Sdi, il sistema d'indagine delle forze di polizia.

Nelle prossime ore era atteso in Consiglio dei ministri un decreto legge sulla criminalità informatica, ma l'esame del provvedimento è stato rinviato a causa di "un concomitante impegno istituzionale del ministro della Giustizia Carlo Nordio", fanno sapere da Palazzo Chigi.

Proprio il Guardasigilli, ieri intervenuto in occasione della terza edizione del Premio De Sanctis Diritti Umani in Corte di Cassazione, aveva dichiarato: "Credo che il governo debba prendere una direzione normativa e tecnologica. Quella normativa riguarda le leggi, prevedendo quelle che potrebbero essere le prossime mosse degli hacker e dei malintenzionati. Quella tecnologica, invece, riguarda il proteggere nel modo migliore i dati sensibili delle istituzioni e dei privati", aveva spiegato.

Per Nordio, il vero pericolo "non risiede negli episodi gravissimi a cui stiamo assistendo di captazioni delle notizie", ma è "quello della manipolazione dei dati", invitando i colleghi "più che un innalzamento delle pene" a "una riflessione profonda a livello normativo e tecnologico".

In attesa di un decreto ad hoc, il Viminale ha previsto di rafforzare il sistema degli altert delle banche dati, che si accenderanno di fronte ad accessi ripetuti su singole persone o alle richieste di informazioni legate a personalità di rilevanza pubblica. A far scattare l'allarme saranno anche le consultazioni su cittadini che abitano in regioni diverse da quella in cui si compie l'istanza di accesso.

Intanto anche il Copasir si è mosso, chiedendo una copia degli atti dell'inchiesta alla procura di Milano, mentre il garante della Privacy ha istituito una task force "per individuare prontamente le attività da intraprendere e le maggiori garanzie a protezione delle banche dati. Definendo, tra l'altro, misure di sicurezza, tecniche e organizzative, adeguate riguardo agli accessi da parte del personale autorizzato, ma anche al complesso delle operazioni svolte dagli incaricati della loro gestione e manutenzione. Oltre a proseguire le attività ispettive nei confronti di società già individuate".

Le opposizioni invece, chiedono a Meloni di chiarire in aula come sia stata possibile la violazione dello Sdi, il sistema di indagine in uso alle forze dell'ordine. "Non possiamo accettare che, per inquietanti giochi di potere tutti interni alla maggioranza che ci governa, vengano stravolte le regole e il sistema di sicurezza del nostro Paese", hanno detto i capigruppo del Pd di Camera e Senato, Chiara Braga e Francesco Boccia. "Chiediamo di conoscere quali siano le iniziative che il governo, ora, intende mettere in campo per chiudere questa grave falla nel sistema di sicurezza; vogliamo sapere se esiste e quale sia l'eventuale grado di coinvolgimento di pezzi di apparato dello Stato", hanno aggiunto.

Anche da Giuseppe Conte è arrivata una richiesta analoga all'indirizzo della premier. "Dall'enorme caso milanese della ‘banda dei dossier' emerge che a dover dare spiegazioni sono esponenti del centrodestra oltreché del mondo imprenditoriale", ha dichiarato il leader M5S. "Chi oggi ci governa lasci stare i complottismi e si metta urgentemente al lavoro per mettere in sicurezza le Istituzioni della Repubblica e la privacy dei cittadini, che sembrano ormai una groviera. Venga la Presidente Meloni a riferire in Parlamento su questo grave squarcio di illegalità", hai dichiarato.

Matteo Renzi, che risulterebbe tra gli spiati secondo l'indagine, ha parlato di responsabilità politica di Meloni e del sottosegretario alla Presidenza del Consiglio dei ministri, Alfredo Mantovano. "Tradirei il mio naturale garantismo se attribuissi responsabilità a Forza Italia o altri. Io non so chi è il “mandante” di questo criminale mercato di informazioni. Il colpevole verrà individuato dai giudici. Ma la responsabilità politica di questo scandalo è della premier Meloni e del sottosegretario Mantovano", ha dichiarato.

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