Inchiesta Fanpage.it, Benifei (Pd): “Inquietante, Meloni non parla per non perdere centralità in Ue”
"Quel che emerge dall'inchiesta di Fanpage.it è un contesto inquietante di esaltazione di simboli e di narrative antidemocratiche contrarie ai valori della nostra Costituzione". Brando Benifei commenta così Gioventù Meloniana, l'inchiesta di Fanpage.it che ha rivelato quello che accade all'interno della giovanile di Fratelli d'Italia, tra "Sieg Heil" e inni al Duce.
"Colpisce soprattutto la tranquillità con cui parlano di cose così pesanti, riferimenti al nazismo, battute razziste molto violente. Questo naturalmente fa sorgere l'interrogativo di quale sia la situazione, nel complesso, di quell’organizzazione, Gioventù nazionale", dice intervistato da Fanpage.it. Per l'eurodeputato dem Meloni "dovrebbe esprimersi velocemente sulla questione". Eppure finora è regnato il silenzio. Nessun commento è arrivato sia dai vertici di Fratelli d'Italia che dagli altri partner di maggioranza, Lega e Forza Italia.
"Ci si aspetterebbe da una presidente del consiglio che ha giurato sulla nostra Costituzione di esprimere parole di chiara condanna a quello che si è visto poi. Certamente occorrerà approfondire, ma quello che emerge di sicuro è qualcosa di inaccettabile", continua Benifei. Secondo l'europarlamentare Pd, l'inchiesta su Gioventù Nazionale ha dimostrato l'esistenza evidente di "rapporti stretti tra i dirigenti più importanti di Fratelli d’Italia, tra cui esponenti europei, e il movimento giovanile. Dunque che nessuno avesse idea di ciò mi sembra piuttosto improbabile".
Ma per l'eurodeputato il silenzio di Meloni e dei suoi non è altro che "un modo per cercare di insabbiare la discussione su ciò che è fuoriscito, di provare a non far parlare nessuno. Anche perché in questo momento Meloni, che smania per una centralità nelle discussioni europee, forse teme di dover parlare di queste cose". Insomma, la premier starebbe prendendo tempo nel tentativo di non compromettere per lei ed Ecr – la famiglia europea dei Conservatori di cui FdI fa parte – le trattative da cui usciranno i nomi dei futuri vertici delle istituzioni Ue. Soprattutto dopo le recenti tensioni con Emmanuel Macron e con Olaf Scholz.
Negli scorsi giorni infatti, il Cancelliere tedesco, al termine del G7 a guida italiana, aveva bollato quello di Meloni come "un governo di estrema destra". Per l'eurodeputato dem quanto accaduto "non deve stupire. L'esecutivo Meloni è guidato da un partito che siede con le forze della destra ultranazionalista, come Reconquete di Zemmour. Forze che hanno al suo interno esponenti rappresentativi di una destra molto nazionalista, spesso razzista, legata a filoni antidemocratici", spiega Benifei. "Meloni è a capo di un partito in cui il punto numero uno del programma è impedire un'evoluzione democratica dell'Unione e mantenere il diritto di veto dei singoli paesi. Una condizione, a mio avviso, molto anacronistica rispetto alle sfide che l’Ue ha davanti".
Eppure da quando Giorgia Meloni siede a Palazzo Chigi, il suo partito sembra aver assunto una veste più moderata e atlantista rispetto ai tonidi quando era all'opposizione. "Anche nell'inchiesta si vede una certa preoccupazione di apparire più moderati, di non dire cose che potrebbero attirare l'attenzione dei giornalisti", risponde l'europarlamentare. "Ma se mettiamo in fila premierato, la proposta dell'Autonomia differenziata, le minacce ai giornalisti o Telemeloni, capiamo che questo governo ha contribuito a creare clima di in cui si sentono in grado di dire determinate cose, più coperti nel poter fare certe cose, come i ragazzi di Gioventù Nazionale. Tutto questo è preoccupante".
Secondo Benifei quella di Meloni sarebbe "una modalità per accreditarsi e avere uno spazio in Europa. Noi, però, abbiamo detto chiaramente che non vogliamo che nelle istituzioni europee abbiano spazio gli esponenti della destra nazionalista estrema e non vogliamo sicuramente lavorare con Ecr". Alla luce del risultato delle elezioni europee, per l'eurodeputato è possibile "realizzare una maggioranza che tenga insieme dai Popolari ai Verdi, lasciando fuori Ecr dalle dalle posizioni di potere. Su questo tiriamo una linea rossa. D'altronde – osserva – senza di noi Ursula von der Leyen non potrà essere riconfermata per un secondo mandato, quindi la famiglia di S&D possiamo mantenersi rigida su questo".
Intanto, è in corso il vertice dei 27 leader Ue per discutere delle prossime nomine di Commissione, Consiglio europeo e Alto rappresentante per gli affari esteri. "Credo che la rielezione della Commissaria uscente sarà la direzione proposta dal Consiglio europeo, ma la sua realizzazione dipenderà dal voto del parlamento che non è scontato, anzi. Dovremo lavorare per capire se ci sono veramente le condizioni perché se von der Leyen vuole essere la stessa degli ultimi mesi credo che sarà olto difficile darle un sostegno", dice Benifei con una chiara allusione alla recente apertura della Commissaria alla famiglia dei Conservatori e in particolare a Giorgia Meloni. "Se al contrario si ricompone una maggioranza Europea, penso che possiamo lavorare per considerare in base ai programmi anche un eventuale secondo mandato", aggiunge.
Secondo l'eurodeputato inoltre, l'indebolimento dei socialdemocratici tedeschi di Scholz e dei liberali di Macron in Francia "potrebbero pesare" sulla formazione di una rinnovata coalizione europea di centrosinistra, ma "il tema sarà quello di costruire un assetto in sede del Parlamento. Le forze politiche di Scholz e di Macron non sono uscite con un grande risultato, però i numeri dicono che sia fattibile una maggioranza con un asse pro-europeo che tenga lontani nemici dello stato di diritto e coloro che con una visione fortemente antidemocratiche perseguitano le minoranze", conclude.