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Inchiesta Bari, ora è indagata anche Intesa Sanpaolo nel caso del bancario che spiava i conti dei vip

Prosegue l’indagine della Procura di Bari sull’ex bancario Vincenzo Coviello, che avrebbe compiuto quasi 7mila accessi illegali ai conti correnti di migliaia di clienti. Anche Intesa Sanpaolo è tra gli indagati: per gli inquirenti non avrebbe denunciato alla magistratura l’ipotesi di reato del suo dipendente.
A cura di Luca Pons
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Nuova pagina nell'inchiesta della Procura di Bari che si concentra sull'ex bancario 52enne Vincenzo Coviello, già dipendente in una filiale di Intesa Sanpaolo a Bisceglie, in Puglia. Coviello è sospettato di aver fatto accesso ai dati dei conti correnti di decine di personalità del mondo della politica, lo sport e lo spettacolo, tra cui la presidente del Consiglio Giorgia Meloni. Gli inquirenti ora hanno aperto un fascicolo anche nei confronti della banca, che è indagata perché avrebbe violato la legge 231 del 2001 sulla responsabilità amministrativa delle persone giuridiche.

Si tratta di una norma che prevede che qualunque ente (in questo caso la banca) sia co-responsabile se un suo dipendente commette dei reati mentre esercita le sue funzioni. In questo caso, Intesa Sanpaolo non avrebbe denunciato abbastanza in fretta ai magistrati che c'era un'ipotesi di reato da parte di un suo dipendente, anche dopo averlo sospeso a seguito di un'indagine disciplinare interna.

Nei giorni scorsi sono emersi sempre più dettagli sul caso di Coviello, indagato per accesso abusivo ai sistemi informativi e tentato procacciamento di notizie concernenti la sicurezza dello Stato. Ben 3.572 clienti della banca, in 679 filiali diverse, avrebbero subito delle violazioni delle loro informazioni personali.

Gli accessi erano iniziati dal 21 febbraio del 2022 e proseguiti fino al 24 aprile di quest'anno, poi il dipendente era stato scoperto a seguito della denuncia di un cliente. Ad agosto era stato licenziato dopo un procedimenti disciplinare dell'azienda. Ora, con lo scoppio dello scandalo mediatico e l'inizio dell'indagine, risulta che gli avvocati di alcuni dei clienti della banca si stiano informando sulla possibilità di chiedere risarcimenti proprio all'istituto di credito.

Non è ancora chiaro se ci fossero ulteriori motivazioni, oltre alla "curiosità" citata da Coviello, per tutti questi accessi. Secondo quanto ricostruito finora, nessun documento sarebbe stato scaricato, e quindi non si potrebbe parlare di un ‘dossieraggio mirato a colpire personalità note. In molti casi gli accessi sarebbero avvenuti una sola volta per persona, e a volte per un tempo di pochi secondi o pochi minuti. Gli inquirenti si stanno concentrando sulle motivazioni e su eventuali complici o mandanti di Coviello.

Venerdì la Banca d'Italia aveva chiesto a Intesa Sanpaolo di "fornire chiarimenti sull'accaduto e sulle iniziative che intende intraprendere a riguardo". Era stata considerata allarmante, infatti, la facilità con cui l'uomo aveva potuto avere accesso a tutte queste informazioni. Ora i pm hanno fatto un passo successivo, inserendo la banca tra gli indagati.

Come detto, il motivo è che il licenziamento di Coviello sarebbe avvenuto prima che le indagini avessero il via. La banca avrebbe svolto un procedimento disciplinare interno senza riportare la cosa alle autorità. La denuncia era arrivata il 22 luglio, da parte di un cliente privato. Il banchiere era stato licenziato l'8 agosto.

Un portavoce della banca ha chiarito che la banca "non ha ricevuto alcuna comunicazione dall'autorità giudiziaria" sul fatto di essere indagata, e che il gruppo ha potuto procedere "la denuncia presso la Procura di Bari come parte lesa" solo nei "tempi resi possibili da un processo esteso e accurato, volto alla ricostruzione di quanto avvenuto". Insomma, nessun ritardo, ma solamente il rispetto delle tempistiche necessarie per chiarire i fatti. In ogni caso, ci sarà la "massima collaborazione con le autorità".

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