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In un centro d’accoglienza per migranti in Sicilia 180 minori vivono senza acqua e servizi

In una lettera alcune associazioni denunciano le condizion di vita disumane in un centro d’accoglienza per migranti a Rosolini, in provincia di Siracusa: “Gli ospiti vivono senz’acqua e servizi adeguati”.
A cura di Annalisa Cangemi
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In struttura di Rosolini, in Sicilia, vicino Siracusa, i migranti vivono in una situazione di grave disagio, senza acqua e senza i servizi minimi. È quanto denunciano Asgi, Arci, Cnca, Defence for Children International Italia, Intersos e Oxfam Italia, che chiedono in una lettera che i minori del centro siciliano siano trasferiti in centri di accoglienza adeguati.

Le stesse associazioni ricordano le recenti condanne della Cedu verso l'Italia. I minori stranieri non accompagnati sarebbero 180 e, sostengono le associazioni, "vivono in condizioni gravemente inadeguate e lesive della loro dignità" all'interno della struttura di primissima accoglienza, "alcuni da oltre tre mesi".

Tali condizioni, scrivono, "oltre a non risultare conformi alle norme in materia di accoglienza dei minori stranieri non accompagnati, potrebbero configurare, sulla base della recente e ormai consolidata giurisprudenza della Corte europea dei diritti dell'uomo, trattamenti inumani e degradanti ai sensi dell'art. 3 della Convenzione europea dei diritti dell'uomo".

La denuncia è stata affidata ad una missiva inviata lunedì 18 dicembre 2023 alle istituzioni centrali e locali, come la Prefettura, il Tribunale per i Minorenni, la Procura, il Sindaco, il Servizio Centrale SAI e le Autorità garanti per l'infanzia. Nella struttura, per legge destinata a brevissime permanenze, si sottolinea, "emerge una preoccupante mancanza di diritti e di servizi: la rete idrica assicura la distribuzione d'acqua per sole tre ore al giorno e, talvolta, i minori sono costretti a lavarsi con l'acqua delle bottiglie; sono inoltre disponibili solo cinque docce (prive di acqua calda) e una decina di servizi igienici, collocati all'esterno e spesso mal funzionanti, evidentemente insufficienti per 180 persone".

Le associazioni descrivono così le condizioni all'interno della struttura: "I minori dormono su brandine collocate all'interno del pallone tensostatico, senza alcuna garanzia di privacy. Non sono disponibili spazi comuni per la mensa né per svolgere attività educative e ricreative. In mancanza di tavoli e sedie, i ragazzi sono costretti a consumare i pasti in piedi o seduti sulle brandine".

Inoltre "non sarebbero stati forniti ai minori coperte, vestiti e prodotti igienici in quantità sufficiente, soprattutto considerato il prolungamento dell'accoglienza per settimane o addirittura mesi". Secondo quanto si legge nella lettera, "mancano inoltre assistenti sociali ed educatori, la presenza dei mediatori è limitata ad un giorno alla settimana, non è stata fornita alcuna informativa o assistenza legale e non risultano le nomine dei tutori né i minori hanno avuto accesso alla richiesta di permesso per minore età o alla domanda di protezione internazionale".

E sebbene sia presente personale sanitario, "non risulterebbe garantita un'adeguata assistenza psicologica, benché molti dei minori accolti abbiano subito gravi traumi e in alcuni casi portino sul corpo i segni delle torture subite, e alcuni ragazzi appaiano in uno stato depressivo".

Le richieste delle associazioni

Queste le richieste di Asgi, Arci, Cnca, Defence for Children International Italia, Intersos e Oxfam Italia: ispezioni da parte della Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni nella struttura, trasferimenti dei minori in strutture adeguate e, in attesa, garanzia del rispetto dei diritti fondamentali loro riconosciuti dalla normativa vigente, come il soddisfacimento dei bisogni essenziali, con la nomina di un tutore per ciascun minore oltre alla presentazione al più presto della richiesta di permesso di soggiorno per minore età ovvero la domanda di protezione internazionale.

Infine le associazioni ricordano la recente giurisprudenza della Corte Europea dei Diritti Umani(CEDU), che ha condannato l'Italia in tre decisioni per aver collocato alcuni minori stranieri non accompagnati in strutture d'accoglienza inadeguate, ove non erano rispettati i diritti fondamentali loro riconosciuti dalla normativa nazionale e internazionale, con conseguente violazione dell'art. 3 della Convenzione Europea dei Diritti dell'Uomo (divieto di trattamenti inumani e degradanti).

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