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In Senato ci sono quattro disegni di legge per attribuire ai figli il doppio cognome

Per il Partito democratico attribuire in automatico il cognome paterno ai figli è una pratica che deriva da una “concezione patriarcale della famiglia e della potestà maritale che non è più compatibile col principio costituzionale della parità tra uomo e donna”. In commissione Giustizia al Senato ora ci sono quattro ddl che tentano di rimediare.
A cura di Annalisa Girardi
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La commissione Giustizia al Senato ha iniziato a discutere le quattro proposte di legge presentate dall'opposizione sul doppio cognome: i ddl, per la precisione, sono stati depositati dal gruppo delle Autonomie, dal Partito democratico, dal Movimento Cinque Stelle e dall'Alleanza Verdi e Sinistra. La presidente della commissione, la leghista Giulia Bongiorno, si è comunque detta "estremamente favorevole" a una legge in materia e si è impegnata a portare avanti i lavori in tempi brevi.

"Ho lottato per riuscire a portare avanti la legge. Non voglio che ci siano dei contrasti tra uomini e donne, ma che ci sia qualcosa di equilibrato, devo tenere conto che in commissione ci sono posizioni diverse", ha aggiu8nto Bongiorno. L'obiettivo è quello di permettere che il cognome dato figli non sia per automatismo quello del padre, ma che possa essere una libera scelta di entrambi i genitori. Un anno e mezzo fa la Corte costituzionale, con una sentenza storica, si era già espressa in questo senso e a seguire il ministero dell'Interno aveva inviato ai sindaci una circolare, aprendo all'assegnazione di entrambi i cognomi.

Il doppio cognome è quindi, almeno in teoria, già attribuibile. Ma in pratica agli uffici anagrafe si continua a segnare solo quello del padre. "In virtù delle sentenze della Consulta non c'è più l'automatismo della attribuzione del solo cognome paterno, ma serve una legge perché ci sono aspetti che hanno bisogno di essere normati", ha sottolineato la senatrice del Pd Anna Rossomando, relatrice del provvedimento, ricordando che la stessa Consulta avesse definito la secolare prevalenza del cognome paterno figlia di una "concezione patriarcale della famiglia e della potestà maritale che non è più compatibile col principio costituzionale della parità tra uomo e donna".

La collega dem Valeria Valente ha aggiunto: "Questa è una legge con un forte valore simbolico, oltre che pratico e concreto. Le madri sono ora invisibili nella genealogia, recuperare il cognome materno attraverso questa legge sarà un passo storico verso la parità. In un Paese in cui le donne sono ancora discriminate e in cui faticano ad avere pari retribuzioni e a vedere rispettati i proprio diritti e a difendersi dalla violenza maschile, è un segnale forte che si prosegue sulla strada della democrazia paritaria".

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